Nel suo penultimo Angelus Benedetto XVI commenta la tentazioni di Gesù. "Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi". Ad ascoltarlo, una folla immensa, forse 70mila persone.
Asianews - "Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio? L'interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?". Ci sono forse 80mila persone in piazza san Pietro per il penultimo Angelus di Benedetto XVI che, oggi pomeriggio inizia gli esercizi spirituali e fino a sabato non darà udienze, in certo modo comincerà quell'essere "nascosto per il mondo" che egli stesso ha indicato come proprio futuro. Del quale non parla: solo "pregate per me e per prossimo papa" dice in spagnolo e nel saluto finale rivolto agli italiani e in particolare al Consiglio comunale di Roma, presente in piazza con il gonfalone della città. "Grazie - dice - di essere venuti così numerosi! Anche questo è un segno dell'affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni. Vi sono profondamente grato", ripete.
In precedenza, come ogni domenica, il Papa commenta il Vangelo del giorno, che oggi racconta delle tentazioni di Gesù, che ogni anno viene proclamato all'inizio della Quaresima. "In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio".
"Al momento di iniziare il suo ministero pubblico - spiega - Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone". "Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio? L'interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?".
"Col digiuno - aggiunge in francese - impariamo a non trascurare il vero nutrimento spirituale, per resistere alle tentazioni dell'indifferenza e del lasciar fare, dell'egoismo e dell'orgoglio, del denaro e del potere".
"Come ci insegnano i Padri della Chiesa - aveva detto prima - le tentazioni fanno parte della 'discesa' di Gesù nella nostra condizione umana, nell'abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una "discesa" che Gesù ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell'estrema lontananza da Dio. In questo modo, Egli è la mano che Dio ha teso all'uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna sant'Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria. Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l'importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore".
Asianews - "Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio? L'interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?". Ci sono forse 80mila persone in piazza san Pietro per il penultimo Angelus di Benedetto XVI che, oggi pomeriggio inizia gli esercizi spirituali e fino a sabato non darà udienze, in certo modo comincerà quell'essere "nascosto per il mondo" che egli stesso ha indicato come proprio futuro. Del quale non parla: solo "pregate per me e per prossimo papa" dice in spagnolo e nel saluto finale rivolto agli italiani e in particolare al Consiglio comunale di Roma, presente in piazza con il gonfalone della città. "Grazie - dice - di essere venuti così numerosi! Anche questo è un segno dell'affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni. Vi sono profondamente grato", ripete.
In precedenza, come ogni domenica, il Papa commenta il Vangelo del giorno, che oggi racconta delle tentazioni di Gesù, che ogni anno viene proclamato all'inizio della Quaresima. "In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio".
"Al momento di iniziare il suo ministero pubblico - spiega - Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone". "Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio? L'interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?".
"Col digiuno - aggiunge in francese - impariamo a non trascurare il vero nutrimento spirituale, per resistere alle tentazioni dell'indifferenza e del lasciar fare, dell'egoismo e dell'orgoglio, del denaro e del potere".
"Come ci insegnano i Padri della Chiesa - aveva detto prima - le tentazioni fanno parte della 'discesa' di Gesù nella nostra condizione umana, nell'abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una "discesa" che Gesù ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell'estrema lontananza da Dio. In questo modo, Egli è la mano che Dio ha teso all'uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna sant'Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria. Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l'importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore".
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