giovedì, febbraio 14, 2013
Beppe Fiorello straripante con Modugno, statuaria e bellissima Bar Refaeli. Carla Bruni, dopo l’Eliseo, torna a cantare e duetta con la Littizzetto. Comicità sottotono con Marcoré e grande musica con Isaf Avidan. La gara: emoziona Malika Ayane, exploit di Elio e le Storie Tese. 

di Cristina Bianchino

Si cambia registro e dopo il rigore del “Va' pensiero” gli autori del Festival affidano l’apertura della seconda serata al ricordo di Domenico Modugno e alla genesi della canzone che più ci rappresenta al mondo, “Volare”, scritta dallo stesso Modugno con Franco Migliacci. Un intenso Beppe Fiorello ci regala un monologo e poi un medley con “Vecchio Frack”, “Cosa sono le nuvole” e “Tu si 'na cosa grande” cercando la gestualità e quelle note profonde, strozzate, anche nasali, tipiche del grande Mimmo. Promozione alla miniserie di Raiuno in onda il 18 e 19 febbraio. Ci voleva questo tuffo nel passato. Grazie Mimmo.

Poi torna la principessa del Festival, ma stavolta di vera principessa (di bellezza) trattasi: in cima alla scalinata appare Bar Refaeli in uno splendido abito di Roberto Cavalli (così come tutti quelli che indosserà durante la serata) in seta turchese, con la parte superiore tempestata di cristalli, che esalta i suoi capelli biondi e gli occhi blu. Poi brivido con la tuta in pizzo nero, un nude look molto sexy. E ancora un vestito monospalla rosso e gran finale con uno scintillante abito blu cobalto, ricco di particolari argentati. Sanremo è anche questo: una vetrina per il nostro made in Italy che il mondo ci invidia. Solo una volta ci fu la stridente scelta di Laetitia Casta che, come valletta del Festival nel 1999, indossò solo abiti del francese Yves Saint Laurent. Un affronto che a Sanremo – simbolo italico - fortunatamente non si è più ripetuto. La bella israeliana si è esibita anche in un assolo alla batteria, sua ultima passione: performance non memorabile, ma plauso al coraggio.

Anche Luciana Littizzetto decide di scendere le stesse scale, con molta meno grazia. Rivolgendosi alla top model, la comica piemontese la omaggia in modo divertente: “Più bella della Barbie. La Barbie in confronto è Nonna Belarda”. E siccome la modella ha baciato un nerd in uno spot, la Littizzetto propone a Bar di baciare il nerd Fazio. Lei si smarca e il bacio (sulla guancia) lo dà alla conduttrice.

Lontana dalla politica, la seconda serata di Sanremo scivola via senza intoppi, e anche l’audience ci guadagna: gli ascolti raggiungono i 12 milioni e mezzo di telespettatori con il 42 per cento di share nella prima parte; 6 milioni e 600 mila, pari al 49 per cento di share, nella seconda. Certo, rispetto a ieri si registra un calo fisiologico di ascolti, ma resta comunque un ottimo risultato. Merito forse di uno spettacolo più equilibrato, dove musica e intrattenimento si sono alternati senza sopraffarsi a vicenda.

Il gioco della rivalità tra la bellona e la “meno avvenente” funziona e Lucianina sfodera alcune battute smaglianti, oltre ad un abito dal decolleté piuttosto audace (aiutato dal push-up), con provocante trasparenza. Ma il meglio di sè lo dà quando arriva Carla Bruni. Lei, che gli abiti più glamour li ha indossati sulle passerelle di tutto il mondo e, più recentemente, alla “corte di Sarkozy”, come Première dame di Francia, per Sanremo sceglie un look (molto) minimal: tailleur pantaloni grigio scuro, come un’impiegata del catasto, un’ombra di trucco sul viso, capelli nature. Della serie: “Io sono io e posso permettermi di tutto”. Ma la classe c’è e si vede. Sorvoliamo, invece, sulla canzone proposta e sulla sua interpretazione. I primi piani di Carlà, offerti dal regista Duccio Forzano, mostrano un addio al botulino: ed è già qualcosa. La Littizzetto fa ridere tutto l’Ariston con le battute sulle fortune della Bruni, nata bellissima, ricca, carriera da top model, vita dorata all’Eliseo: “Ha pensato: quasi quasi sposo un francese e si è presa il Presidente. Con lui faccio in bambino, nonostante l’età (44 anni). Buona la prima. È una che ha più culo che anima!”. E poi via con una vecchia canzone – tormentone della Bruni - ovviamente rivisitata: “Lei beve l’armagnac, leggendosi Balzac / Io bevo grignolin, leggendo Topolin”. Uno spasso.

Sicuramente meno incisivo l’intervento di Neri Marcoré che ripropone il solito Alberto Angela. Parodia un po’ ritrita: speravamo in qualche personaggio nuovo e più sferzante ma è probabile che dopo il mezzo disastro compiuto ieri da Crozza l’organizzazione abbia scelto la non belligeranza, dunque (come con la Littizzetto) niente politica; e allora addio alle velenose parodie di Maurizio Gasparri e Pierferdinando Casini. La sensazione è che si sia dovuto rimediare in extremis, cambiando il copione. Il risultato – come dicevamo – è un po’ debole.

Per fortuna, però, ieri sera a farla da padrona è stata la musica. Ad aprire la gara canora gli attesissimi Modà, idoli dei giovani con grandi successi da hit parade: passa il brano “Se si potesse non morire”. Poi è la volta di Simone Cristicchi, che torna al Festival dopo aver trionfato nel 2007: la canzone preferita al televoto è “La prima volta (che sono morto)”: pezzo amaro e malinconico ma con ironia, che commuove e fa sorridere. Una ventata di garbo.
Ma quando canta Malika Ayane si entra in un altro mondo: con voce di velluto intona “E se poi”, scritta da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Il suo talento è innegabile, vedremo se la canzone saprà convincere pubblico e giuria. Seguono Almamegretta (“Mamma non lo sa”) e Max Gazzé (“Sotto casa”). Annalisa, una scoperta del talent “Amici”, propone due brani: a passare è “Scintille”, il più movimentato.
E infine Elio e le Storie Tese, che tornano a Sanremo dopo 17 anni, con la stessa verve e la stessa voglia di stupire con intelligenza. “La canzone mononota” è un fiume in piena, ricca di sonorità diverse, irresistibile, e il pubblico se ne accorge, votandola con l’81 per cento delle preferenze.

Due parole sui cosiddetti “presenter”, i volti noti che intervengono brevemente per leggere la canzone passata al televoto: presenze che, in alcuni casi, non sembrano troppo pertinenti se non per dare il “là” alle battute della Littizzetto che alle fiorettiste olimpiche dice: “Che brave queste ragazze che tirano senza drogarsi”. Oppure, con Roberto Giacobbo: “Cosa fai nel tempo libero, l’armadio?”, gli chiede; e in effetti lui è alto almeno mezzo metro più di lei.

Poco prima di mezzanotte inizia la gara dei giovani, con i primi quattro artisti in gara. Che senso ha? È la legge dell’Auditel: sono poco conosciuti e la curva d’ascolto con loro potrebbe scendere parecchio: meglio posizionarli in fondo alla scaletta, quando non possono più fare grossi danni. Così però viene meno lo scopo di Sanremo di far conoscere nuove voci, nuovi artisti. Eliminati Il Cile e Irene Ghiotto, passano il turno Renzo Rubino e i Blastema, gruppo rock, molto indie.

Grande momento di musica con il giovane cantautore israeliano Asaf Avidan: un’esibizione straordinaria, intensa, potente, resa ancor più enfatica dal gioco di luci e ombre.

Un festival segnato anche da un grave lutto. In scaletta viene annullato uno spazio importante con I Ricchi e Poveri: Fazio informa il pubblico che il trio, purtroppo, non parteciperà alla puntata, dopo il terribile dramma che ha travolto Franco Gatti, storico membro del gruppo. Suo figlio Alessio, 23 anni, è stato trovato morto in circostanze ancora da chiarire. Il presentatore usa poche parole ed è giusto così: di fronte ad una tale tragedia c’è poco da dire. Il blocco dei “Ricchi e Poveri” non verrà sostituito da altri artisti: scelta corretta e meritoria.

E ora occhi puntati sulla terza puntata, segnata già dal forfait del maestro Daniel Barenboim, bloccato all’estero da seri problemi alla schiena. Ma quella di oggi sarà soprattutto la serata di Roberto Baggio, uno dei simboli del calcio italiano, e di Albano, che riceverà il premio alla carriera e canterà “Felicità”. C’è curiosità sul nome femminile che lo affiancherà nel duetto. Certo, senza Romina, non sarà la stessa cosa…


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