giovedì, febbraio 07, 2013
Ha fatto scalpore la decisione del presidente americano Obama di far causa all'agenzia di rating Standard & Poor's per la sopravvalutazione dei titoli immobiliari che contribuì a portare alla crisi finanziaria del 2008.  

Radio Vaticana - La causa civile è stata presentata davanti ad una corte federale in California. Accuse false e immotivate: ha replicato l’agenzia di rating. Al microfono di Massimiliano Menichetti, Nicola Borri economista dell’Università Luiss: ascolta
R. - Sarà molto interessante vedere quale sarà il giudizio sulla causa intentata da Obama, perché la linea di difesa di Standard & Poor’s - che è poi la linea scelta delle altre agenzie di rating in procedimenti intentati da privati - è quella del primo emendamento ovvero quello che riguarda la libertà di espressione. Ciò che le agenzie di rating sostengono è che esprimono semplicemente dei giudizi e che quindi poi non possono essere considerate responsabili di eventuali difformità rispetto ai giudizi stessi che loro hanno espresso.

D. - Cosa comporterebbe una vittoria dell’amministrazione Obama?

R. - Un forte colpo indietro per le agenzie di rating, che vedrebbero il loro business estremamente ridotto. Ciò che però è necessario sottolineare, è che tutt’ora quello che rende il giudizio delle agenzie di rating fondamentale, è la regolamentazione stessa degli Stati Uniti, ma anche in Europa, che obbliga molte istituzioni finanziarie, fondi pensione, a mantenere una certa quota del proprio investimento in titoli che abbiano un determinato rating. E’ dunque la stessa regolamentazione a far si che le agenzie di affidabilità con i loro giudizi siano fondamentali. Quindi piuttosto che procedere per vie legali contro queste, forse andrebbe ripensata la regolamentazione.

D. - Questa decisone potrebbe aprire ad un ripensamento?

R. - Questa decisione sicuramente indica che la politica negli Stati Uniti ha deciso di intraprendere un’azione molto più aggressiva di regolamentazione dei mercati. Quello che però è da vedere è se poi - nei fatti - questa maggiore regolamentazione sarà efficace o meno. Il rischio è che queste amministrazioni pubbliche negli Stati Uniti, ma anche in Europa, cerchino un po’ di soddisfare l’appetito dell’investitore o del cittadino che è rimasto deluso e scottato sui mercati finanziari, senza però poi veramente dare il colpo decisivo che possa rendere questi mercati meglio regolamentati e quindi più efficaci, più giusti per tutti gli investitori.

D. - Ma questa causa civile intentata da Barak Obama, mette in discussione anche l’affidabilità globale delle agenzie?

R. - Secondo me no. Quello che però probabilmente cambierà è un po’ il meccanismo che lega le agenzie di rating con chi emette i prodotti che poi devono essere giudicati. Ovvero, nel caso dei prodotti che l’amministrazione Obama sta prendendo in questione, le agenzie di rating emettevano un giudizio dopo che l’emittente del titolo stesso aveva chiesto questo giudizio ed aveva pagato per ottenerlo. Quindi c’è un potenziale rischio di collusione tra chi compra il giudizio, l’emittente, e chi vende il giudizio, l’agenzia di rating. Questo conflitto di interesse, che è inerente al ruolo della agenzie di rating, in questo caso deve necessariamente essere risolto con una maggiore regolamentazione. Al contrario nel caso del rating sovrano, cioè quello di un Paese come l’Italia o come la Spagna, le agenzie di rating non sono pagate dai Paesi emittenti di


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