giovedì, febbraio 14, 2013
E' spargimento di sangue in Siria, dove nelle ultime 24 ore si contano oltre oltre 100 morti.  

Radio Vaticana - A seguito di intensi combattimenti i ribelli hanno espugnato una base militare strategica nei pressi dell’aeroporto di Aleppo. Intanto, mentre decine di membri dell’esercito hanno disertato, l’ONU - assieme alla mezza luna rossa - ha completato la seconda consegna di aiuti umanitari diretti a migliaia di sfollati della zona nord-est sotto il controllo dei ribelli. Sulla situazione nel Paese ascoltiamo, nell’intervista di Davide Maggiore, l’appello di don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi: ascolta

R. – Gli aggettivi ci mancano e quello di cui davvero in questa giornata dobbiamo prendere atto è che le parole sono poca cosa rispetto alla situazione drammatica e disastrosa, in particolare della popolazione. E’ proprio la popolazione quella che ci sta più a cuore. Pax Christi International, in questo caso, oltre che monitorare la situazione attraverso i luoghi delle Nazioni unite e dell’Unione europea, deputati a questo, conosce e ha contatti direttamente con siriani che in situazioni molto diverse ci danno lo spessore della tragedia in corso.

D. – In corrispondenza con questa Quaresima, Pax Christi ha lanciato una campagna che si incentra sullo slogan “Il pane è vita”. Perché?

R. – Il segno tragico – lo abbiamo visto più volte, purtroppo – è stato quello dei bombardamenti deliberati ai forni del pane. La sofferenza della popolazione è stata moltiplicata da questi gesti e noi vogliamo proprio dare un segnale che parte però dalla nostra vita, dal dire: “Noi che abbiamo sulla tavola il pane quotidiano, non possiamo davvero non caricarci della sofferenza del popolo siriano e supplicare Dio per il dono della giustizia e della pace e soprattutto perché questo passaggio del popolo siriano possa davvero liberare energie di bene, attraverso questo segno della vita, il segno del pane”.

D. – Come i cristiani in tutto il mondo possono quindi, durante questa Quaresima, dare una testimonianza di vicinanza alla sofferenza terribile del popolo siriano?

R. – Per noi, ancora una volta, è straordinario il segno del digiuno: quel digiuno che ha attraversato la storia dei credenti, delle Chiese e anche di tantissime donne e uomini di buona volontà che hanno messo il loro corpo e la loro vita come motore di solidarietà, per attivare un sentire diverso, che riconosce l’unica appartenenza alla stessa famiglia umana. Il digiuno per noi è il motore che accende questo e, in seconda battuta, la possibilità di lanciare messaggi che raccoglieremo e diffonderemo direttamente ai nostri contatti in Siria.


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