Su Il Fatto Quotidiano di ieri, Furio Colombo, noto e apprezzato editorialista, in passato presidente del Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei Deputati, nel suo articolo”Ecco perché i diritti umani non contano nulla”, fa riferimento ad alcuni episodi di palesi violazioni di tali diritti.
Liberainformazione -Tra gli sgradevoli casi citati si fa riferimento anche a quello di un gruppo di tunisini sbarcati a Lampedusa lo scorso anno sottolineando che “..adesso nessuno dei loro nomi risulta negli elenchi italiani, nessun contatto è più stato possibile, le autorità negano tutto, comprese le ben visibili prove dell’arrivo e della presenza…”. Premesso che seguo, da qualche anno ormai ( inizialmente per motivi connessi alla mia funzione di dirigente di polizia, poi come “analista-studioso”), i temi dell’immigrazione e della criminalità collegata alla tratta delle persone, da alcuni rapidi accertamenti “domenicali” ho potuto verificare, con buona certezza, quanto segue: a) delle 56 personetratte in salvo il sette settembre 2012 tra Lampedusa e Lampione, le autorità tunisine ne hanno riconosciute 41, autorizzandone la riammissione che per 8 è già avvenuta da tempo. Per i restanti 33, uno è stato arrestato, uno ha ottenuto la protezione internazionale, due il permesso di soggiorno per motivi di giustizia, due la protezione umanitaria, due sono risultati minorenni, venticinque sono stati trattenuti nei CIE da cui, 14 si sono allontanati arbitrariamente nelle settimane seguenti e undici sono stati dimessi su disposizione dell’autorità giudiziaria;
b)sin dal 13 settembre 2012, cioè sei giorni dopo il soccorso in mare delle 56 persone, in base ad un accordo tra il ministro dell’interno Cancellieri e quello tunisino Rafik Abdessalen, si era costituito un gruppo di lavoro ad hoc per approfondire l’argomento, in generale, dei “tunisini scomparsi” o, sarebbe meglio dire, dei tunisini di cui i familiari non avevano più notizie. Sulla scorta di 260 cartellini foto segnaletici acquisiti dalla autorità tunisine, per dare certezza alle ricerche da effettuare, venivano individuati 14 tunisini che risultavano inseriti negli archivi informatici della polizia e per tutti è stato, così, possibile chiarire la loro posizione (alcuni sono risultati già rimpatriati, altri espulsi, uno allontanatosi dal CIE). E’ possibile che gran parte degli “scomparsi” si trovi in altri paesi. Mi sembrava opportuno dare una sollecita e rassicurante “informazione” ai cittadini.
Liberainformazione -Tra gli sgradevoli casi citati si fa riferimento anche a quello di un gruppo di tunisini sbarcati a Lampedusa lo scorso anno sottolineando che “..adesso nessuno dei loro nomi risulta negli elenchi italiani, nessun contatto è più stato possibile, le autorità negano tutto, comprese le ben visibili prove dell’arrivo e della presenza…”. Premesso che seguo, da qualche anno ormai ( inizialmente per motivi connessi alla mia funzione di dirigente di polizia, poi come “analista-studioso”), i temi dell’immigrazione e della criminalità collegata alla tratta delle persone, da alcuni rapidi accertamenti “domenicali” ho potuto verificare, con buona certezza, quanto segue: a) delle 56 personetratte in salvo il sette settembre 2012 tra Lampedusa e Lampione, le autorità tunisine ne hanno riconosciute 41, autorizzandone la riammissione che per 8 è già avvenuta da tempo. Per i restanti 33, uno è stato arrestato, uno ha ottenuto la protezione internazionale, due il permesso di soggiorno per motivi di giustizia, due la protezione umanitaria, due sono risultati minorenni, venticinque sono stati trattenuti nei CIE da cui, 14 si sono allontanati arbitrariamente nelle settimane seguenti e undici sono stati dimessi su disposizione dell’autorità giudiziaria;
b)sin dal 13 settembre 2012, cioè sei giorni dopo il soccorso in mare delle 56 persone, in base ad un accordo tra il ministro dell’interno Cancellieri e quello tunisino Rafik Abdessalen, si era costituito un gruppo di lavoro ad hoc per approfondire l’argomento, in generale, dei “tunisini scomparsi” o, sarebbe meglio dire, dei tunisini di cui i familiari non avevano più notizie. Sulla scorta di 260 cartellini foto segnaletici acquisiti dalla autorità tunisine, per dare certezza alle ricerche da effettuare, venivano individuati 14 tunisini che risultavano inseriti negli archivi informatici della polizia e per tutti è stato, così, possibile chiarire la loro posizione (alcuni sono risultati già rimpatriati, altri espulsi, uno allontanatosi dal CIE). E’ possibile che gran parte degli “scomparsi” si trovi in altri paesi. Mi sembrava opportuno dare una sollecita e rassicurante “informazione” ai cittadini.
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