martedì, febbraio 05, 2013
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è pronto a sanzionare con misure definite ‘forti’ l’annunciato nuovo test nucleare della Corea del Nord.  

Radio Vaticana - A dichiararlo è stato ieri l’ambasciatore sudcoreano alle Nazioni Unite il quale ha aggiunto che i 15 membri del Consiglio sapranno reagire in modo unito a quella che ha definito un’evidente provocazione da parte di Pyongyang. Il test potrebbe avvenire il 16 febbraio, a poco più di un mese dalle aperture al dialogo del nuovo leader nordcoreano Kim Jong-Un. Per una lettura del perdurare di queste tensioni, Marco Guerra ha intervistato Rosella Ideo, esperta di politica dell’Asia orientale: ascolta

R. – Dopo le sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è chiaro che il nuovo leader si stia comportando come si è sempre comportato il padre, cioè minaccia i test nucleari. Ricordo che ce ne sono già stati due. Quello che adesso bisogna vedere è appunto cosa farà la Cina. C’è la nuova Cina, infatti, della "quinta generazione", e quindi bisogna vedere come reagirà Xi Jinping che, tra l’altro, ha una grossa esperienza di Corea.

D. – Ma il giovane generale Kim Jong-un aveva anche annunciato la volontà di porre fine alle tensioni con Seoul…

R. – In relazione a Seoul, la questione è abbastanza chiara. La signora Park è stata eletta, il 19 dicembre, nuovo presidente della Repubblica sudcoreana. E’ chiaramente una conservatrice e non tollererà provocazioni da parte di Pyongyang. Si ripete ancora una volta questo “up and down” nelle relazioni intercoreane e, quindi, ci ritroviamo con un’amministrazione con cui Pyongyang vuole tenere un atteggiamento di durezza. Pyongyang, anche con il nuovo leader, è sulla linea di quella che è sempre stata la politica nordcoreana: l’idea di fondo, sempre, è quella di fare la pace con gli Stati Uniti, bypassando Seoul. Questa è la strategia di fondo della Corea del Nord, che si ripete dal fondatore di questa dinastia socialista.

D. – Quale quadro può prendere forma nei prossimi mesi?

R. – L’interesse nazionale della Cina è chiaro: la Cina non vuole che il regime di Pyongyang imploda, quindi ha una politica assolutamente diversa da quella degli Stati Uniti, perché gli interessi nazionali dei due Paesi sono chiaramente molto diversi. La Cina stigmatizza Pyongyang quando eccede, però non credo che la "mollerà" mai. La questione è complicata dal fatto che gli Stati Uniti si valgono di questo problema nord coreano per controllare la Cina stessa, e la Cina questo lo sa, lo sa benissimo. Quindi, è proprio questo il fatto: che i cinesi non vogliono assolutamente la destabilizzazione del regime nord coreano. E’ tutta una questione – come ripeto – molto complessa, soprattutto perché tutti i protagonisti di questa crisi – e mi riferisco al colloquio a sei, cioè al Giappone, alla Russia e così via - ognuno di questi grandi Paesi ha degli interessi nazionali divergenti, ed è questo che crea queste frizioni, queste ambiguità. La Corea del Nord, dunque, non fa che seguire la vecchia politica del fondatore.


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