La testimonianza di Stefania Grasso, coordinatrice dei familiari della rete di Libera
Liberainformazione - «Quella di Firenze è la diciottesima giornata della memoria e dell’impegno, e per noi familiari delle vittime di mafia significa diventare “maggiorenni”». Parla così Stefania Grasso, coordinatrice dei familiari della rete di Libera, mentre corre veloce verso l’aeroporto di Reggio Calabria. Destinazione Firenze, dove si stanno allestendo gli ultimi preparativi per accogliere i parenti di chi ha pagato con la vita il non voler cedere all’arroganza dei boss. «In questa battaglia siamo diventati maggiorenni – ripete Stefania – e chiediamo che anche le istituzioni, il futuro Governo e il futuro Parlamento lo diventino». Venerdì i familiari si riuniranno in assemblea, parleranno delle loro storie e chiederanno, per l’ennesima volta che sia fatta giustizia. «Ci aspettiamo seicento partecipanti, anche se di solito si presenta sempre qualche familiare in più. Ogni anno siamo più numerosi con molti che arrivano qui per la prima volta. Grazie a loro scopriamo storie spesso dimenticate. Purtroppo, il numero aumenta anche perchè aumentano le vittime», segnale che le mafie continuano a tenere fermo il timone del comando e della sopraffazione, non esitando a uccidere chiunque si mette di traverso. Anche solo per errore, perchè scambiato per qualcun altro. Da Firenze il messaggio che i familiari delle vittime innocenti delle mafie è positivo. «Quest’anno abbiamo scelto una visione aperta al futuro, siamo più ottimisti. L’accento sarà sì sulla memoria, ma in modo maggiore anche sull’impegno, con più convinzione nella possibilità del cambiamento. Se aumentiamo il nostro impegno, è doveroso che ci aspettiamo un maggiore impegno da parte delle istituzioni. Ribadiamo le nostre proposte ai futuri rappresentati di Governo e Parlamento, come facciamo ormai da molti anni». Con un po’ di rassegnazione, mentre viaggia spedita sulla 106, Stefania Grasso elenca quello che da sempre i familiari delle vittime di mafia chiedono allo Stato, troppo spesso assente e distratto. «Chiediamo verità e giustizia per tutti quei casi che ancora oggi non ne hanno avuto; chiediamo la certezza della pena, l’approvazione di una nuova legge sulla corruzione, l’approvazione di una legge che non faccia differenze tra vittime di serie A e vittime di serie B». Le stesse richieste riproposte ormai da diciotto anni. La scelta di Firenze da parte di Libera non è stata casuale. Il prossimo maggio si commemorerà il ventennale della Strage di via dei Georgofili. La notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 una violenta esplosione feriva la capitale della cultura uccidendo cinque persone, tra le quali due bambine piccolissime, ferendone una cinquantina e devastando un’intera ala della Galleria degli Uffizi. «La settimana scorsa – ricorda la Grasso – nel corso di un incontro con gli studenti, ho conosciuto Eleonora Pagliai, unica superstite della Strage. L’esplosione le ha fatto cadere addosso un muro, è sopravvissuta ma ha difficoltà a camminare. Si sente sola col dolore che si porta dentro. Averla con noi è un valore aggiunto». Non solo per Libera ma per tutta Firenze, ferita ma non abbattuta dal terrorismo di Cosa nostra.
Liberainformazione - «Quella di Firenze è la diciottesima giornata della memoria e dell’impegno, e per noi familiari delle vittime di mafia significa diventare “maggiorenni”». Parla così Stefania Grasso, coordinatrice dei familiari della rete di Libera, mentre corre veloce verso l’aeroporto di Reggio Calabria. Destinazione Firenze, dove si stanno allestendo gli ultimi preparativi per accogliere i parenti di chi ha pagato con la vita il non voler cedere all’arroganza dei boss. «In questa battaglia siamo diventati maggiorenni – ripete Stefania – e chiediamo che anche le istituzioni, il futuro Governo e il futuro Parlamento lo diventino». Venerdì i familiari si riuniranno in assemblea, parleranno delle loro storie e chiederanno, per l’ennesima volta che sia fatta giustizia. «Ci aspettiamo seicento partecipanti, anche se di solito si presenta sempre qualche familiare in più. Ogni anno siamo più numerosi con molti che arrivano qui per la prima volta. Grazie a loro scopriamo storie spesso dimenticate. Purtroppo, il numero aumenta anche perchè aumentano le vittime», segnale che le mafie continuano a tenere fermo il timone del comando e della sopraffazione, non esitando a uccidere chiunque si mette di traverso. Anche solo per errore, perchè scambiato per qualcun altro. Da Firenze il messaggio che i familiari delle vittime innocenti delle mafie è positivo. «Quest’anno abbiamo scelto una visione aperta al futuro, siamo più ottimisti. L’accento sarà sì sulla memoria, ma in modo maggiore anche sull’impegno, con più convinzione nella possibilità del cambiamento. Se aumentiamo il nostro impegno, è doveroso che ci aspettiamo un maggiore impegno da parte delle istituzioni. Ribadiamo le nostre proposte ai futuri rappresentati di Governo e Parlamento, come facciamo ormai da molti anni». Con un po’ di rassegnazione, mentre viaggia spedita sulla 106, Stefania Grasso elenca quello che da sempre i familiari delle vittime di mafia chiedono allo Stato, troppo spesso assente e distratto. «Chiediamo verità e giustizia per tutti quei casi che ancora oggi non ne hanno avuto; chiediamo la certezza della pena, l’approvazione di una nuova legge sulla corruzione, l’approvazione di una legge che non faccia differenze tra vittime di serie A e vittime di serie B». Le stesse richieste riproposte ormai da diciotto anni. La scelta di Firenze da parte di Libera non è stata casuale. Il prossimo maggio si commemorerà il ventennale della Strage di via dei Georgofili. La notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 una violenta esplosione feriva la capitale della cultura uccidendo cinque persone, tra le quali due bambine piccolissime, ferendone una cinquantina e devastando un’intera ala della Galleria degli Uffizi. «La settimana scorsa – ricorda la Grasso – nel corso di un incontro con gli studenti, ho conosciuto Eleonora Pagliai, unica superstite della Strage. L’esplosione le ha fatto cadere addosso un muro, è sopravvissuta ma ha difficoltà a camminare. Si sente sola col dolore che si porta dentro. Averla con noi è un valore aggiunto». Non solo per Libera ma per tutta Firenze, ferita ma non abbattuta dal terrorismo di Cosa nostra.
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