Il 20 marzo prossimo saranno passati 19 anni dalla tragica esecuzione di Mogadiscio in cui Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi con un solo colpo ciascuno sparato alla nuca.
Liberainformazione - Sappiamo che si è trattato di un’esecuzione. Un’esecuzione su commissione. Ilaria è stata uccisa perché era brava, il suo modo di fare giornalismo di cercare sempre la verità e di comunicarla ha fatto paura e fa ancora paura. Per questo la verità sulla sua uccisione ancora non si conosce per intero. Sappiamo che è stata uccisa, insieme a Miran, perché aveva rintracciato, nel suo lavoro d’inchiesta, un gigantesco traffico internazionale di rifiuti tossici e di armi che aveva nella Somalia (martoriata da un sanguinario dittatore come Siad Barre prima e dalla guerra civile poi) un crocevia importante per traffici illeciti di ogni tipo che solamente organizzazioni criminali, mafia, ’ndrangheta e camorra possono gestire (come indagini di procure, dichiarazioni di pentiti e collaboratori di giustizia hanno fatto emergere anche di recente).
Lunedì 4 marzo alle ore 23.05 Rai Tre presenta un reportage – Premio Speciale alla 18^ edizione del Premio Ilaria Alpi – scritto e diretto da Paul Moreira, firma di prestigio del giornalismo d’inchiesta in Europa: una iniziativa forte in apertura di un mese di marzo ricco di incontri per non dimenticare Ilaria e Miran, il loro lavoro, le loro vite e soprattutto per dare impulso alla ricerca delle prove e dei responsabili (esecutori e mandanti) di questa esecuzione. In “Toxic Somalia” Moreira documenta gli effetti sulla popolazione dei rifiuti tossici scaricati dall’occidente in terra somala, seguendo la strada aperta da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e ricostruendo i rapporti segreti tra il mondo degli affari e quello della criminalità.
L’inchiesta valorizza il lavoro intrapreso dalla giovane inviata del TG3 e dal suo operatore mostrando con efficacia come ne abbia segnato la tragica fine perché gli affari sporchi, l’illegalità potesse e possa continuare. In programma diversi incontri che ci aiuteranno a rimettere sotto i riflettori il duplice delitto di Mogadiscio nel contesto delle stragi di mafia, di tangentopoli, la fine della prima Repubblica.
Questi alcuni appuntamenti in calendario per non dimenticare Ilaria e Miran: dagli incontri teatrali curati da Marina Senesi che porta in scena ogni anno a Marzo “La Vacanza, il caso Ilaria Alpi”: dal 15 al 23 marzo in giro per l’Italia (www.marinasenesi .it), all’anniversario dell’inaugurazione del Circolo Ilaria Alpi di Zola Predosa (Bo), fino all’appuntamento dell’associazione Ilaria Alpi di Riccione che il 20 marzo, organizza una proiezione pubblica di Toxic Somalia e insieme a Legambiente presenta il libro di Antonio Pergolizzi Toxic Italy.
Due i fatti che l’anno appena trascorso ci ha consegnato. Il processo che vedeva imputato per il reato di calunnia Ahmed Ali Rage detto Jelle (testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan in carcere da oltre dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni) si è chiuso con una assoluzione le cui motivazioni sono incredibili (“…appare evidente l’impossibilità di pervenire ad un giudizio di colpevolezza…”). Assoluzione in contumacia avendo di fatto accertato che la testimonianza potrebbe essere falsa mentre un cittadino somalo è in carcere forse innocente e di certo due cittadini italiani, Ilaria e Miran, sono stati assassinati quasi vent’anni fa e ancora non hanno avuto giustizia.
La relazione conclusiva della commissione bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie sostiene che il capitano Nicola De Grazia è stato avvelenato (riesumata la salma, “la consulenza del professor Arcudi arriva ad una conclusione inequivoca: …..la morte è la conseguenza di una “causa tossica”). Il capitano Natale De Grazia (morto in circostanze misteriose il 13 dicembre 1995 mentre si recava a La Spezia per indagini importanti) è stata figura chiave del pool investigativo coordinato dal procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri che indagava sulle “navi dei veleni”. Fu De Grazia a trovare il certificato di morte e/o l’annuncio “di morte avvenuta di Ilaria” nelle perquisizioni effettuate a casa di Giorgio Comerio, noto trafficante di armi, e coinvolto secondo gli investigatori nel piano per smaltire illecitamente rifiuti tossico nocivi che prevedeva la messa in custodia di rifiuti radioattivi delle centrali nucleari in appositi contenitori e il loro ammaramento.
“La morte del capitano De Grazia si inscrive tra i misteri irrisolti del nostro Paese”, con queste parole si conclude la relazione della commissione. In contrasto e dunque ancora più incomprensibile la decisione assunta dal Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta sul caso della morte del capitano Natale De Grazia. Due fatti che confermano quanto è avvenuto in questi anni dolenti: depistaggi occultamenti, carte false, testimoni e/o persone informate dei fatti che hanno mentito …: il tutto spesso confezionato direttamente e/o con la complicità di parti e strutture dello Stato. “Menti raffinatissime” sono state e sono in azione fin dai primi giorni dopo l’uccisione premeditata: l’omissione di soccorso, la sparizione dei blok notes e di alcune cassette video, la non effettuazione dell’autopsia, la violazione dei sigilli dei bagagli, la costruzione “persistente” della tesi della casualità (tentativo di sequestro finito male, il proiettile vagante …)…….
Il corso della giustizia è stato compromesso, gli assassini e chi li copre hanno potuto contare sul fatto che le tracce si possono dissolvere, che alcuni reperti sono scomparsi o non sono più utilizzabili, che molti testimoni sono morti in circostanze misteriose, che anche pezzi di Stato hanno lavorato all’accreditamento ufficiale di una falsa versione manipolando fatti reali.
Nonostante infiniti tentativi che avrebbero voluto chiudere questo caso da anni l’impegno incessante di Giorgio e Luciana Alpi lo hanno tenuto aperto e grazie a loro all’associazione Ilaria Alpi al premio e alle moltissime scuole, istituzioni, migliaia di cittadine e cittadini che sono impegnati il caso è ancora apertissimo. Siamo ancora qui non ci arrendiamo vogliamo e avremo verità, tutta la verità e giustizia.Può essere una buona medicina anche per questa nuova fase politica che di certo esige aria pulita ripartire dal “senso della verità” e della giustizia.
*Presidente Associazione Ilaria Alpi
www.ilariaalpi.it
Liberainformazione - Sappiamo che si è trattato di un’esecuzione. Un’esecuzione su commissione. Ilaria è stata uccisa perché era brava, il suo modo di fare giornalismo di cercare sempre la verità e di comunicarla ha fatto paura e fa ancora paura. Per questo la verità sulla sua uccisione ancora non si conosce per intero. Sappiamo che è stata uccisa, insieme a Miran, perché aveva rintracciato, nel suo lavoro d’inchiesta, un gigantesco traffico internazionale di rifiuti tossici e di armi che aveva nella Somalia (martoriata da un sanguinario dittatore come Siad Barre prima e dalla guerra civile poi) un crocevia importante per traffici illeciti di ogni tipo che solamente organizzazioni criminali, mafia, ’ndrangheta e camorra possono gestire (come indagini di procure, dichiarazioni di pentiti e collaboratori di giustizia hanno fatto emergere anche di recente).
Lunedì 4 marzo alle ore 23.05 Rai Tre presenta un reportage – Premio Speciale alla 18^ edizione del Premio Ilaria Alpi – scritto e diretto da Paul Moreira, firma di prestigio del giornalismo d’inchiesta in Europa: una iniziativa forte in apertura di un mese di marzo ricco di incontri per non dimenticare Ilaria e Miran, il loro lavoro, le loro vite e soprattutto per dare impulso alla ricerca delle prove e dei responsabili (esecutori e mandanti) di questa esecuzione. In “Toxic Somalia” Moreira documenta gli effetti sulla popolazione dei rifiuti tossici scaricati dall’occidente in terra somala, seguendo la strada aperta da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e ricostruendo i rapporti segreti tra il mondo degli affari e quello della criminalità.
L’inchiesta valorizza il lavoro intrapreso dalla giovane inviata del TG3 e dal suo operatore mostrando con efficacia come ne abbia segnato la tragica fine perché gli affari sporchi, l’illegalità potesse e possa continuare. In programma diversi incontri che ci aiuteranno a rimettere sotto i riflettori il duplice delitto di Mogadiscio nel contesto delle stragi di mafia, di tangentopoli, la fine della prima Repubblica.
Questi alcuni appuntamenti in calendario per non dimenticare Ilaria e Miran: dagli incontri teatrali curati da Marina Senesi che porta in scena ogni anno a Marzo “La Vacanza, il caso Ilaria Alpi”: dal 15 al 23 marzo in giro per l’Italia (www.marinasenesi .it), all’anniversario dell’inaugurazione del Circolo Ilaria Alpi di Zola Predosa (Bo), fino all’appuntamento dell’associazione Ilaria Alpi di Riccione che il 20 marzo, organizza una proiezione pubblica di Toxic Somalia e insieme a Legambiente presenta il libro di Antonio Pergolizzi Toxic Italy.
Due i fatti che l’anno appena trascorso ci ha consegnato. Il processo che vedeva imputato per il reato di calunnia Ahmed Ali Rage detto Jelle (testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan in carcere da oltre dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni) si è chiuso con una assoluzione le cui motivazioni sono incredibili (“…appare evidente l’impossibilità di pervenire ad un giudizio di colpevolezza…”). Assoluzione in contumacia avendo di fatto accertato che la testimonianza potrebbe essere falsa mentre un cittadino somalo è in carcere forse innocente e di certo due cittadini italiani, Ilaria e Miran, sono stati assassinati quasi vent’anni fa e ancora non hanno avuto giustizia.
La relazione conclusiva della commissione bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie sostiene che il capitano Nicola De Grazia è stato avvelenato (riesumata la salma, “la consulenza del professor Arcudi arriva ad una conclusione inequivoca: …..la morte è la conseguenza di una “causa tossica”). Il capitano Natale De Grazia (morto in circostanze misteriose il 13 dicembre 1995 mentre si recava a La Spezia per indagini importanti) è stata figura chiave del pool investigativo coordinato dal procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri che indagava sulle “navi dei veleni”. Fu De Grazia a trovare il certificato di morte e/o l’annuncio “di morte avvenuta di Ilaria” nelle perquisizioni effettuate a casa di Giorgio Comerio, noto trafficante di armi, e coinvolto secondo gli investigatori nel piano per smaltire illecitamente rifiuti tossico nocivi che prevedeva la messa in custodia di rifiuti radioattivi delle centrali nucleari in appositi contenitori e il loro ammaramento.
“La morte del capitano De Grazia si inscrive tra i misteri irrisolti del nostro Paese”, con queste parole si conclude la relazione della commissione. In contrasto e dunque ancora più incomprensibile la decisione assunta dal Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta sul caso della morte del capitano Natale De Grazia. Due fatti che confermano quanto è avvenuto in questi anni dolenti: depistaggi occultamenti, carte false, testimoni e/o persone informate dei fatti che hanno mentito …: il tutto spesso confezionato direttamente e/o con la complicità di parti e strutture dello Stato. “Menti raffinatissime” sono state e sono in azione fin dai primi giorni dopo l’uccisione premeditata: l’omissione di soccorso, la sparizione dei blok notes e di alcune cassette video, la non effettuazione dell’autopsia, la violazione dei sigilli dei bagagli, la costruzione “persistente” della tesi della casualità (tentativo di sequestro finito male, il proiettile vagante …)…….
Il corso della giustizia è stato compromesso, gli assassini e chi li copre hanno potuto contare sul fatto che le tracce si possono dissolvere, che alcuni reperti sono scomparsi o non sono più utilizzabili, che molti testimoni sono morti in circostanze misteriose, che anche pezzi di Stato hanno lavorato all’accreditamento ufficiale di una falsa versione manipolando fatti reali.
Nonostante infiniti tentativi che avrebbero voluto chiudere questo caso da anni l’impegno incessante di Giorgio e Luciana Alpi lo hanno tenuto aperto e grazie a loro all’associazione Ilaria Alpi al premio e alle moltissime scuole, istituzioni, migliaia di cittadine e cittadini che sono impegnati il caso è ancora apertissimo. Siamo ancora qui non ci arrendiamo vogliamo e avremo verità, tutta la verità e giustizia.Può essere una buona medicina anche per questa nuova fase politica che di certo esige aria pulita ripartire dal “senso della verità” e della giustizia.
*Presidente Associazione Ilaria Alpi
www.ilariaalpi.it
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