sabato, marzo 16, 2013
All’incontro con i giornalisti provenienti da tutto il mondo per seguire i lavori del Conclave ed ora accompagnare i primi passi del nuovo Vescovo di Roma, Papa Francesco si è rivolto con parole semplici e chiare. 

di Monica Cardarelli 

Questa mattina Papa Francesco ha incontrato nella Sala Paolo VI gli oltre seimila giornalisti accorsi da tutto il mondo per seguire gli eventi della Chiesa in questo momento così particolare. A loro ha rivolto un ringraziamento sentito ricordando e invitandoli a porre attenzione nella comunicazione perché la Chiesa e la sua storia va letta con gli occhi della fede. “Un ringraziamento particolarmente sentito va a quanti hanno saputo osservare e presentare questi eventi della storia della Chiesa tenendo conto della prospettiva più giusta in cui devono essere letti, quella della fede. Gli avvenimenti della storia chiedono quasi sempre una lettura complessa, che a volte può anche comprendere la dimensione della fede. Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato. La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio. Il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera.”

Un invito semplice ma forte, affettuoso e determinato a mettere al servizio della Chiesa le proprie competenze e professionalità, nello spirito del Vangelo. Ha fatto appello alla sensibilità di ognuno per conoscere la Chiesa e il Vangelo e comunicare la “verità, bontà e bellezza”.

“E’ importante, cari amici, tenere in debito conto questo orizzonte interpretativo, questa ermeneutica, per mettere a fuoco il cuore degli eventi di questi giorni. Da qui nasce anzitutto un rinnovato e sincero ringraziamento per le fatiche di questi giorni particolarmente impegnativi, ma anche un invito a cercare di conoscere sempre di più la vera natura della Chiesa e le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche per comprenderla. Siate certi che la Chiesa, da parte sua, riserva una grande attenzione alla vostra preziosa opera; voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza.”

“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!" ha affermato, che avesse attenzione verso i poveri. Ha quindi spiegato il motivo della scelta del nome, Francesco. In Conclave era seduto accanto al Cardinal Hummes, ha raccontato, e quando le votazioni erano ormai vicine ai 2/3 per la sua elezione, quest’ultimo gli ha chiesto di ricordarsi dei poveri. Così, Papa Bergoglio ha pensato al nome di Francesco, pensando a Francesco d’Assisi, l’uomo della povertà, vicino ai poveri; Francesco uomo del dialogo, del rispetto e della pace; uomo che ha vissuto un modo nuovo di essere creatura tra le creature. Come ha ricordato Papa Francesco, c’è bisogno oggi di recuperare un giusto rapporto con il creato, cosa che Francesco aveva testimoniato con la sua vita. Al termine dell’incontro, proseguendo a braccio, Papa Francesco, ha detto: "Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. E penso al vostro lavoro: vi auguro di lavorare con serenità e con frutti, e di conoscere sempre meglio il Vangelo di Gesù Cristo e la realtà della Chiesa. Vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Stella dell’evangelizzazione. E auguro il meglio a voi e alle vostre famiglie, a ciascuno delle vostre famiglie. E imparto di cuore a tutti voi la benedizione". Infine, si è rivolto nella sua lingua con parole toccanti ed ha impartito questa benedizione: "Vi avevo detto che vi avrei dato di cuore la mia benedizione. Molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti. Di cuore imparto questa benedizione, nel silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica".

Un incontro sentito, improntato a quel rapporto di fiducia che Papa Francesco ha invocato alla sua prima apparizione a piazza san Pietro. Un impegno quello che ci assumiamo, insito nel nome che ha scelto, che ci chiama in causa per essere al servizio della Chiesa, comunicando non noi stessi ma Verità, Bontà e Bellezza.

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