Sale la tensione in Egitto dove sia i sostenitori dei Fratelli Musulmani che il Fronte di salvezza nazionale (Fsn) di opposizione hanno annunciato manifestazioni di piazza in un clima politico incandescente.
Misna - Ieri, la decisione della Corte d’appello di reintegrare l’ex procuratore generale Abdel Maguid Mahmoud, destituito dal presidente Mohammed Morsi, ha approfondito una già evidente spaccatura istituzionale, alimentando dibattiti e polemiche. Il Nsf protesta contro le accuse rivolte dalla procura a cinque attivisti, tra cui il noto blogger Alaa Abdel Fattah, per i disordini avvenuti presso la sede dei Fratelli Musulmani nel quartiere di Moqattam, al Cairo, lo scorso fine settimana. Ai cinque (gli altri sono Ahmed Doma, Karim al Shaer, Hazem abdel Azim e Ahmed al Shahafi, ndr) è stato contestato il reato di “incitazione alla violenza” e fatto divieto di allontanarsi dal paese.
Dal canto loro, i vertici della Fratellanza musulmana, di cui lo stesso presidente Morsi è espressione, accusano gli oppositori di violenze e hanno approvato la creazione di “comitati di vigilanza” dei giovani iscritti, incaricati di vegliare sulle sedi del movimento, più volte oggetto di attacchi nelle ultime settimane.
È in questo contesto di esasperazione e diffidenza tra le due grandi anime attorno alle quali gravitano i movimenti sorti dalle macerie del vecchio sistema politico, che si sta consumando uno scontro tutt’altro che velato tra presidenza e potere giudiziario. La sentenza della corte d’appello contrasta con il decreto costituzionale dello scorso novembre con cui Morsi ordinò la destituizione di Abdel Maguid. Nominato dall’ex presidente Hosni Mubarak l’ex procuratore era ritenuto da molti la vera ‘eminenza grigia’ dietro l’insufficienza di prove presentate dalla procura a carico degli responsabili del vecchio regime in ambito processuale e tradottasi, per molti di loro, in piena assoluzione dai crimini contestati.
La magistratura, a novembre, aveva vissuto la decisione di Morsi come un abuso di potere e denunciato l’intromissione dell’esecutivo nell’ambito giudiziario. La questione, probabilmente, passerà al vaglio della Corte Costituzione.
Misna - Ieri, la decisione della Corte d’appello di reintegrare l’ex procuratore generale Abdel Maguid Mahmoud, destituito dal presidente Mohammed Morsi, ha approfondito una già evidente spaccatura istituzionale, alimentando dibattiti e polemiche. Il Nsf protesta contro le accuse rivolte dalla procura a cinque attivisti, tra cui il noto blogger Alaa Abdel Fattah, per i disordini avvenuti presso la sede dei Fratelli Musulmani nel quartiere di Moqattam, al Cairo, lo scorso fine settimana. Ai cinque (gli altri sono Ahmed Doma, Karim al Shaer, Hazem abdel Azim e Ahmed al Shahafi, ndr) è stato contestato il reato di “incitazione alla violenza” e fatto divieto di allontanarsi dal paese.
Dal canto loro, i vertici della Fratellanza musulmana, di cui lo stesso presidente Morsi è espressione, accusano gli oppositori di violenze e hanno approvato la creazione di “comitati di vigilanza” dei giovani iscritti, incaricati di vegliare sulle sedi del movimento, più volte oggetto di attacchi nelle ultime settimane.
È in questo contesto di esasperazione e diffidenza tra le due grandi anime attorno alle quali gravitano i movimenti sorti dalle macerie del vecchio sistema politico, che si sta consumando uno scontro tutt’altro che velato tra presidenza e potere giudiziario. La sentenza della corte d’appello contrasta con il decreto costituzionale dello scorso novembre con cui Morsi ordinò la destituizione di Abdel Maguid. Nominato dall’ex presidente Hosni Mubarak l’ex procuratore era ritenuto da molti la vera ‘eminenza grigia’ dietro l’insufficienza di prove presentate dalla procura a carico degli responsabili del vecchio regime in ambito processuale e tradottasi, per molti di loro, in piena assoluzione dai crimini contestati.
La magistratura, a novembre, aveva vissuto la decisione di Morsi come un abuso di potere e denunciato l’intromissione dell’esecutivo nell’ambito giudiziario. La questione, probabilmente, passerà al vaglio della Corte Costituzione.
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