“La vittoria più importante l’hanno ottenuta la pace e la democrazia”: così padre Santiago Jimenez, missionario comboniano a Nairobi commenta alla MISNA i risultati delle elezioni generali del 4 marzo scorso, vinte da Uhuru Kenyatta al termine di uno spoglio proseguito per giorni e di un testa a testa con il rivale Raila Odinga.
Misna - Dalla parrocchia di Kariobanghi, alla periferia di Nairobi, il missionario sottolinea come “non solo le votazioni si sono svolte nella calma generale, con pochi isolati incidenti, ma anche nel corso dello scrutinio e all’annuncio dei dati definitivi, il clima prevalente è stato di partecipazione composta e attenta”. Decisamente un passo avanti rispetto alle ultime votazioni del 2007 che avevano innescato una scintilla di violenze prorogatesi in tutto il paese, con un bilancio di oltre 1300 morti e centinaia di migliaia di sfollati. “Finalmente il Kenya può voltare pagina e dimostrare a sé stesso e al mondo di essersi lasciato alle spalle un episodio terribile della sua storia recente” osserva il religioso in Kenya da oltre 40 anni. Secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale, Kenyatta, figlio del primo presidente del paese e ricco proprietario terriero, indagato per crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale dell’Aia, ha ottenuto il 50,03% dei voti. Una maggioranza assoluta che seppure di un soffio – poco più di 4100 voti – gli consente di accedere alla presidenza fin dal primo turno senza bisogno di ballottaggio. L’ex primo ministro Raila Odinga, fermatosi al 43,28% dei consensi, non ha ammesso la sconfitta e annunciato che ricorrerà alla Corte Suprema invitando i suoi sostenitori alla calma e promettendo che accetterà qualsiasi verdetto dell’organismo.
A favorire Kenyatta – secondo diverse analisi apparse sulla stampa keniana – avrebbero pesato le pressioni esterne, non ultima quella della Gran Bretagna ex potenza coloniale, per Odinga. La gente le avrebbe percepite come un’intromissione, trasformandole in un ‘boomerang’ elettorale. In pochi, infatti, prima del voto, avrebbero scommesso su una vittoria al primo turno di uno dei due candidati, entrambi favoriti, senza ricorso al ballottaggio. Sabato, dopo l’annuncio della vittoria, nelle strade di Nairobi e delle principali città del paese, i sostenitori di Kenyatta hanno fatto festa per il nuovo presidente, il quarto nella storia del paese. Nel suo primo discorso dopo l’annuncio, Kenyatta, ha teso una mano all’avversario invitandolo a lavorare insieme per il bene del paese. Consensi per il pacifico svolgimento del voto sono stati espressi da numerose cancellerie occidentali che – in evidente imbarazzo per la vittoria di Kenyatta il cui processo all’Aia si apre il prossimo 9 luglio –non hanno inviato, finora, messaggi di congratulazioni al neoeletto presidente.
Misna - Dalla parrocchia di Kariobanghi, alla periferia di Nairobi, il missionario sottolinea come “non solo le votazioni si sono svolte nella calma generale, con pochi isolati incidenti, ma anche nel corso dello scrutinio e all’annuncio dei dati definitivi, il clima prevalente è stato di partecipazione composta e attenta”. Decisamente un passo avanti rispetto alle ultime votazioni del 2007 che avevano innescato una scintilla di violenze prorogatesi in tutto il paese, con un bilancio di oltre 1300 morti e centinaia di migliaia di sfollati. “Finalmente il Kenya può voltare pagina e dimostrare a sé stesso e al mondo di essersi lasciato alle spalle un episodio terribile della sua storia recente” osserva il religioso in Kenya da oltre 40 anni. Secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale, Kenyatta, figlio del primo presidente del paese e ricco proprietario terriero, indagato per crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale dell’Aia, ha ottenuto il 50,03% dei voti. Una maggioranza assoluta che seppure di un soffio – poco più di 4100 voti – gli consente di accedere alla presidenza fin dal primo turno senza bisogno di ballottaggio. L’ex primo ministro Raila Odinga, fermatosi al 43,28% dei consensi, non ha ammesso la sconfitta e annunciato che ricorrerà alla Corte Suprema invitando i suoi sostenitori alla calma e promettendo che accetterà qualsiasi verdetto dell’organismo.
A favorire Kenyatta – secondo diverse analisi apparse sulla stampa keniana – avrebbero pesato le pressioni esterne, non ultima quella della Gran Bretagna ex potenza coloniale, per Odinga. La gente le avrebbe percepite come un’intromissione, trasformandole in un ‘boomerang’ elettorale. In pochi, infatti, prima del voto, avrebbero scommesso su una vittoria al primo turno di uno dei due candidati, entrambi favoriti, senza ricorso al ballottaggio. Sabato, dopo l’annuncio della vittoria, nelle strade di Nairobi e delle principali città del paese, i sostenitori di Kenyatta hanno fatto festa per il nuovo presidente, il quarto nella storia del paese. Nel suo primo discorso dopo l’annuncio, Kenyatta, ha teso una mano all’avversario invitandolo a lavorare insieme per il bene del paese. Consensi per il pacifico svolgimento del voto sono stati espressi da numerose cancellerie occidentali che – in evidente imbarazzo per la vittoria di Kenyatta il cui processo all’Aia si apre il prossimo 9 luglio –non hanno inviato, finora, messaggi di congratulazioni al neoeletto presidente.
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