domenica, marzo 24, 2013
Gli scienziati giapponesi hanno individuato ricchi giacimenti di terre rare nei fondali marini della Zona economica esclusiva del Giappone, al largo della barriera corallina di Minami-Torishima, a 2000 km a sud est di Tokyo.

GreenReport - Secondo quanto scrive Tha Asahi Shimbun, a gennaio un team di ricercatori della Japan agency for marine-earth science and technology (Jamstec) e dell'Università di Tokyo, a bordo della Kairei, una nave di ricerca oceanografica della Jamstec, ha raccolto campioni nei fanghi, fino ad oltre 10 metri sotto il fondale marino in 7 aree, con una profondità tra 5.600 e 5.800 metri, intorno a Minami-Torishima. In uno dei due carotaggi studiati fino ad ora la concentrazione di elementi di terre rare nel fango è arrivata a 6.600 parti per milione, o lo 0,66 %, ad una profondità di 3 metri sotto il fondo marino. Secondo Yasuhiro Kato, professore di studi delle risorse della terra all'Università di Tokyo, «Le concentrazioni si sono rivelate essere così alte che l'estrazione giornaliera di 10.000 tonnellate di fango dal fondale della zona potrebbe coprire oltre il 40% cento del totale della domanda interna in Giappone». La domanda annuale interna in Giappone di elementi delle terre rare è intorno alle 20.000 - 30.000 tonnellate, ma nel 2012 sembra che ci sia stato un forte calo, dovuto sia all'utilizzo delle scorte che al ricorso a materiali alternativi ed ad un miglior riciclaggio. Per alcuni elementi, nonostante il protezionismo cinese, i prezzi delle terre rare sono scesi di circa il 20% rispetto al 2011.

Come ben sanno i lettori di greenreport.it, gli elementi delle terre rare sono un termine generico sotto il quale si comprendono 17 elementi che costituiscono parte dei metalli rari. Tra loro c'è il Neodimio, una materia prima peri magneti ad alte prestazioni utilizzati negli smartphone e nei computer disk drives ed in altri prodotti dell'elettronica di consumo. L'Ittrio, un altro elemento delle terre rare, è utilizzato per produrre le sostanze fluorescenti per i diodi emettitori di luce ed altri prodotti innovativi.

Il Giappone, visti anche i sempre più tesi rapporti con la Cina, sta cercando nell'oceano le terre rare indispensabili per produrre i componenti dei veicoli elettrici e di altri prodotti high-tech, anche perché i prezzi delle terre rare negli ultimi anni hanno avuto forti fluttuazioni a causa delle restrizioni alla loro esportazione dalla Cina, che da sola ha il 90% della produzione globe con "solo" il 30% delle riserve note. Recentemente, proprio in Cina è stato trovato un deposito di terre rare con concentrazioni oltre 10 volte sopra la "norma": tra 300 e 500 ppm. Abbondanti depositi sono stati trovati anche a profondità relativamente basse ed a pochi metri sotto il fondo del mare.

I ricercatori pensavano che uno strato di fango di oltre 10 metri sopra le terre rare ne ostacolasse lo sfruttamento minerario, ma la vera sfida sono le alte profondità.

Durante una ricerca, la Chikyu, una nave di perforazione oceanica della Jamstec ha recuperato carote di fango marino ad una profondità di 2.500 metri e le piattaforme petrolifere offshore ormai raggiungono i 3.000 metri di profondità. Ma lo sfruttamento delle risorse minerarie marine ad oltre 5.000 metri, come quelle scoperte a Minami-Torishima, non ha precedenti, sia in Giappone che nel resto del mondo. Le sfide tecnologiche ed ambientali per estrarre queste terre rare sono gigantesche, compresa la necessità di costruire attrezzature in grado di resistere a alla pressione dell'acqua ed alle correnti oceaniche e quella di realizzare un procedimento di produzione mineraria in mare aperto. Alla fine saranno questi costi (e probabilmente anche gli alti rischi ambientali) a rendere o meno possibile lo sfruttamento delle terre rare scoperte nell'oceano dal Giappone.


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