James Franco è il Mago di Oz affiancato da tre splendide streghe: Rachel Weisz, Mila Kunis e Michelle Williams. Sam Raimi rende omaggio al passato e al grande Cinema. Un film per tutti targato Disney.
di Cristina Bianchino
Chi ha visto “Il mago di Oz”, quello del 1939 con Judy Garland, si troverà di fronte ai fatti accaduti prima di quel film. “Il grande e potente Oz”, da giovedì 7 marzo nelle sale, è infatti un prequel, tratto dai romanzi L. Frank Baum, prodotto dalla Disney e diretto da Sam Raimi (“La casa” e trilogia “Spider-man”). Rispetto al vecchio capolavoro di Victor Fleming, qui conosciamo il mago prima del suo arrivo nel fantastico mondo di Oz: Oscar Diggs, interpretato da James Franco, è un illusionista da strapazzo, in un circo del Kansas del 1905, con una scarsa etica professionale (guarda il trailer).
Fin dalla sigla iniziale ci si sente catapultati in un mondo nuovo, grazie anche alle splendide musiche di Danny Elfman. Per i primi venti minuti Raimi utilizza un bianco e nero seppiato con il formato 4:3, a voler sottolineare poi il cambiamento nella terra di Oz, dove lentamente si passa al colore e al formato panoramico. Quando la mongolfiera su cui viaggia Oscar si perde nel vortice del tornado, ci perdiamo con lei. Qui il 3D viene usato in modo davvero appropriato al punto da far sentire lo spettatore dentro la scena. Gli oggetti che schizzano via ci fanno sobbalzare sulla poltrona, sembra quasi che fuoriescano dallo schermo. La caduta dalla cascata sfrutta appieno il tridimensionale e offre uno dei momenti più emozionanti dell’intera pellicola. Poi, con la passeggiata del protagonista in mezzo a paesaggi mozzafiato, si ha davvero l’impressione che fiori giganteschi si aprano e chiudano davanti a noi.
La mano del regista è felice e gli effetti visivi sono di ottima fattura. Lo si scopre ogni volta che appare sullo schermo un nuovo personaggio, con la bambola vivente di porcellana in testa a tutti. Ben riuscita la scimmia alata Finley che è anche uno dei personaggi più divertenti del film, grazie ai suoi battibecchi con il mago.
A rendere ancora più magica l’atmosfera ci sono anche le tre protagoniste femminili: Rachel Weisz è perfetta nei panni dell’ambigua Evanora, talmente bella che si fa fatica ad odiarla quando scopriamo che è lei la strega cattiva. Mila Kunis è sua sorella Theodora ed è forse la meno calata nel ruolo, sia all’inizio quando è così superficiale da innamorarsi del mago in due minuti; sia dopo, quando il male la trasforma in una macchietta da cartoon. Buona, invece, la resa di Michelle Williams: la sua Glinda, la strega buona, ha molte sfumature e, soprattutto, con lei “buona” non equivale a noiosa. È consapevole che il mago è solo un truffatore ma vuole credere in lui: “Niente è impossibile se ti ci impegni a fondo”. Un po’ fidanzata, un po’ voce della coscienza, sarà sempre lei a fargli scoprire di essere diverso da come si era sempre creduto, donandogli fiducia in se stesso.
James Franco si cala bene nei panni del mago cialtrone, un personaggio per cui si prova un’immediata simpatia. Per imparare i trucchi di magia ha lavorato con un vero illusionista, star di Las Vegas: si è esercitato quotidianamente per molti giorni, prima dell’inizio delle riprese, studiando come far uscire gli oggetti dal cilindro o i trucchi con le colombe. È riuscito ad infondere al suo Oscar Diggs un’aria da simpatica canaglia, stampandosi in faccia quella perenne espressione da sbruffone che, a lungo andare, risulta però ridondante. Ci sarebbe piaciuta anche una mimica diversa: le solite smorfie funzionano fino ad un certo punto e sono la forza e il limite dell’attore che, a volte, sembra non avere misura nel dosarle.
La sceneggiatura è buona solo a metà: riusciamo a calarci nella favola, gli ingranaggi funzionano, poi si perde un po’. Forse due ore e 10 minuti (tanto dura il film) sono un po’ troppo, qualche sforbiciata avrebbe giovato al ritmo. L’intreccio parte bene ma si evolve in modo poco originale. Il finale, soprattutto, poteva riservare qualche sorpresa e, invece, finisce con il trionfo dei buoni e la cacciata dei cattivi.
Onore al regista per i vari omaggi al Cinema, sparsi qua e là, dall’inizio con il bianco e nero, all’epilogo con il trucco del prassinoscopio, vero coup-de-theatre che piacerà molto ai più piccoli.
Ma “Il grande e potente Oz” è una favola che piacerà anche ai grandi perché, in fondo, è la storia di un uomo mediocre che aspetta solo un’occasione per tirare fuori il buono che c’è in lui. E chi non vorrebbe risvegliarsi in un mondo fantastico, dove poter ricominciare tutto da capo, contando sull’appoggio di buoni amici e della donna di cui si è innamorati?
Il film, nonostante sia una fiaba, nasconde un’anima dark: lo vediamo nel palazzo di smeraldo che con le sue streghe più o meno buone o cattive, ha un che di sinistro, con atmosfere quasi gotiche che, in alcuni punti, ricordano quelle tanto care a Tim Burton.
Dunque, uno spettacolo per bambini solo in apparenza perché c’è molto in questo film di Raimi: c’è l’ambizione, la scarsa fiducia in se stessi, la paura di non riuscire, di non essere all’altezza (emblematica la scena della bimba sulla sedia a rotelle che chiede al mago di farla camminare). E poi c’è la rinascita, il riscatto, l’amore e il trionfo dei buoni sentimenti. Insomma, tutti gli ingredienti del classico intrattenimento per famiglie, firmato Disney.
Chi ha visto “Il mago di Oz”, quello del 1939 con Judy Garland, si troverà di fronte ai fatti accaduti prima di quel film. “Il grande e potente Oz”, da giovedì 7 marzo nelle sale, è infatti un prequel, tratto dai romanzi L. Frank Baum, prodotto dalla Disney e diretto da Sam Raimi (“La casa” e trilogia “Spider-man”). Rispetto al vecchio capolavoro di Victor Fleming, qui conosciamo il mago prima del suo arrivo nel fantastico mondo di Oz: Oscar Diggs, interpretato da James Franco, è un illusionista da strapazzo, in un circo del Kansas del 1905, con una scarsa etica professionale (guarda il trailer).
La mano del regista è felice e gli effetti visivi sono di ottima fattura. Lo si scopre ogni volta che appare sullo schermo un nuovo personaggio, con la bambola vivente di porcellana in testa a tutti. Ben riuscita la scimmia alata Finley che è anche uno dei personaggi più divertenti del film, grazie ai suoi battibecchi con il mago.
A rendere ancora più magica l’atmosfera ci sono anche le tre protagoniste femminili: Rachel Weisz è perfetta nei panni dell’ambigua Evanora, talmente bella che si fa fatica ad odiarla quando scopriamo che è lei la strega cattiva. Mila Kunis è sua sorella Theodora ed è forse la meno calata nel ruolo, sia all’inizio quando è così superficiale da innamorarsi del mago in due minuti; sia dopo, quando il male la trasforma in una macchietta da cartoon. Buona, invece, la resa di Michelle Williams: la sua Glinda, la strega buona, ha molte sfumature e, soprattutto, con lei “buona” non equivale a noiosa. È consapevole che il mago è solo un truffatore ma vuole credere in lui: “Niente è impossibile se ti ci impegni a fondo”. Un po’ fidanzata, un po’ voce della coscienza, sarà sempre lei a fargli scoprire di essere diverso da come si era sempre creduto, donandogli fiducia in se stesso.
La sceneggiatura è buona solo a metà: riusciamo a calarci nella favola, gli ingranaggi funzionano, poi si perde un po’. Forse due ore e 10 minuti (tanto dura il film) sono un po’ troppo, qualche sforbiciata avrebbe giovato al ritmo. L’intreccio parte bene ma si evolve in modo poco originale. Il finale, soprattutto, poteva riservare qualche sorpresa e, invece, finisce con il trionfo dei buoni e la cacciata dei cattivi.
Onore al regista per i vari omaggi al Cinema, sparsi qua e là, dall’inizio con il bianco e nero, all’epilogo con il trucco del prassinoscopio, vero coup-de-theatre che piacerà molto ai più piccoli.
Ma “Il grande e potente Oz” è una favola che piacerà anche ai grandi perché, in fondo, è la storia di un uomo mediocre che aspetta solo un’occasione per tirare fuori il buono che c’è in lui. E chi non vorrebbe risvegliarsi in un mondo fantastico, dove poter ricominciare tutto da capo, contando sull’appoggio di buoni amici e della donna di cui si è innamorati?
Il film, nonostante sia una fiaba, nasconde un’anima dark: lo vediamo nel palazzo di smeraldo che con le sue streghe più o meno buone o cattive, ha un che di sinistro, con atmosfere quasi gotiche che, in alcuni punti, ricordano quelle tanto care a Tim Burton.
Dunque, uno spettacolo per bambini solo in apparenza perché c’è molto in questo film di Raimi: c’è l’ambizione, la scarsa fiducia in se stessi, la paura di non riuscire, di non essere all’altezza (emblematica la scena della bimba sulla sedia a rotelle che chiede al mago di farla camminare). E poi c’è la rinascita, il riscatto, l’amore e il trionfo dei buoni sentimenti. Insomma, tutti gli ingredienti del classico intrattenimento per famiglie, firmato Disney.
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