Darusman (Onu): «In Corea del nord 9 tipi di crimini contro l'umanità». Seoul: «Non li prendiamo sul serio».
GreenReport - La Corea del sud e gli Usa hanno avviato ieri le loro esercitazioni militari annuali congiunte che questa volta sono rafforzate dall'operazione "Key Resolve" che per due settimane coinvolgerà 100.000 soldati sudcoreani e 3.500 statunitensi. Esercitazioni che il regime della Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) ha definito un atto di guerra, considerando da ieri nullo l'armistizio che nel 1953 mise fine alla guerra di Corea.
Oggi Cho Tai-young, portavoce del ministro degli esteri sudcoreano, ha chiesto alla Rpdc di non annullare unilateralmente l'armistizio ed ha sottolineato che «I termini dell'accordo di armistizio non possono essere abrogati o recisi in maniera unilaterale [...] Noi chiediamo alla Corea del Nord di ritrattare la sua dichiarazione che minaccia la pace e la stabilità regionale. La Corea del sud prenderà sul serio i tentativi di abolire l'accordo e rafforzerà la cooperazione con gli Stati Uniti e la Cina su questo dossier».
Anche Martin Nesirky, portavoce del segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon ha confermato che «L'accordo di armistizio è ancora valido e in vigore. I termini dell'accordo di armistizio non consentono ad entrambi i fronti di liberarsene unilateralmente. Il segretario generale ribadisce la validità e l'importanza di questo accordo fondamentale, nel 60esimo anniversario del patto che pose fine alla guerra tra la Corea del Nord e la Repubblica di Corea. Il segretario generale invita la Corea del Nord a continuare a rispettare i termini del contratto di armistizio, così come è stato approvato dall'Assemblea Generale».
Ma dal regime nazional-stalinista di Pyongyang arrivano altre minacce: il giovane leader della dinastia comunista dei Kim, Kim Jong-Un, ha indicato la piccola isola sudcoreana di Baengnyeong, nel Mar Giallo, vicinissima alla frontiera marittima con la Rpdc, come primo obiettivo in caso di guerra ed ha invitato l'esercito, il vero padrone della Corea del nord, che «E' tempo per la battaglia finale».
Il giovane e paffuto dittatore ha sottolineato che «Le capacità dell'artiglieria della Corea del nord sono molto alte e potrebbero attaccare Baengnyeong 3 o 4 volte, trasformando l'isola in un mare di fuoco»
Anche se proprio nelle acque di Baengnyeong il 26 marzo 2010 venne affondata, probabilmente dai siluri nordcoreani, l'unità navale sudcoreana Roks Cheoan, con numerose vittime tra l'equipaggio, il ministero della difesa della Corea del sud ha detto che «Non prendiamo sul serio le minacce di azioni militari reiterate dalla Rpdc». Secondo i sudcoreani si tratta solo di «Tattiche psicologiche miranti a far pressione su Seoul e Washington. La Rpdc proferisce costantemente delle minacce retoriche e delle provocazioni - ha sottolineayto Kim Min-seok - Queste minacce costituiscono un tentativo di pressione psicologica sulla Corea del sud».
I sudcoreani considerano gli ultimi atti della dittatura di Pyongyang come «Un tentativo di consolidare il sostegno della popolazione e di far pressione sulla Corea del sud e gli Stati Uniti per obbligarli a cambiare la loro politica verso la Corea del nord. Mentre Pyongyang coltiva l'idea che il Paese sia sul sentiero di guerra, attualmente non c'è alcuna indicazione che si prepari ad altri test nucleari o ad altri lanci di missili».
Toni che vanno dallo sprezzante al minimizzante, ma che non fanno certo calare la tensione con la Rpdc che sembra umiliata dalle nuove sanzioni Onu dopo il suo terzo test nucleare condotto a febbraio. Comunque il governo di Seoul ha detto che manterrà la promessa di rispondere immediatamente in caso di attacco del Nord.
Anche il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney ha detto « Basta con le intimidazioni da parte della Corea del Nord», ma non ha nascosto «La preoccupazione degli Usa per l'innalzamento del livello delle tensioni da parte della Rpdc. Devono rispettare gli obblighi internazionali, o il loro isolamento aumenterà».
Per la dittatura nordcoreana le cose sembrano prendere una brutta piega anche all'Onu: Marzuki Darusman, inviato speciale delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo in Corea del nord, ha detto che «Diverse violazioni sistematiche dei diritti umani documentati nella Rpdc potrebbero costituire dei crimini contro l'umanità». Darusman ha presentato un rapporto al Consiglio dei diritti dell'uomo che identifica in Corea del nord «9 tipi di violazioni, delle quali certe equivalgono a dei crimini contro l'umanità».
Il rapporto si basa sull'analisi dettagliata di una sessantina di documenti e le 9 categorie di violazioni dei diritti umani riguardano: violazione del diritto all'alimentazione; atti di tortura; detenzione arbitraria; violazione dei diritti umani nei campi di prigionia; discriminazione; violazione della libertà di espressione, del diritto alla vita ed alla libertà di movimento; rapimenti.
Darusman ha evidenziato che «Secondo i criteri dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, le violazioni dei diritti dell'uomo identificate nel mio rapporto fanno parte dei crimini contro l'umanità, commessi nel quadro di una campagna sistematica e generalizzata contro la popolazione civile. L'impunità che regna nella Rpdc è aggravata dal fatto che le sue autorità non cooperano con i meccanismi delle Nazioni Unite. Tenuto conto dei rifiuti del governo nordcoreano di rispettare i suoi obblighi, la comunità internazionale ha oggi la responsabilità di aprire un'inchiesta indipendente ed imparziale». L'inviato speciale dell'Onu ha chiesto «La creazione di un organismo dotato di risorse sufficienti a valutare l'ampiezza delle violazioni ed ad esaminare le responsabilità individuali ed istituzionali. L'obiettivo dovrebbe essere quello di formulare delle raccomandazioni sulle azioni da intraprendere da parte della comunità internazionale e delle autorità della Corea del nord».
GreenReport - La Corea del sud e gli Usa hanno avviato ieri le loro esercitazioni militari annuali congiunte che questa volta sono rafforzate dall'operazione "Key Resolve" che per due settimane coinvolgerà 100.000 soldati sudcoreani e 3.500 statunitensi. Esercitazioni che il regime della Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) ha definito un atto di guerra, considerando da ieri nullo l'armistizio che nel 1953 mise fine alla guerra di Corea.
Oggi Cho Tai-young, portavoce del ministro degli esteri sudcoreano, ha chiesto alla Rpdc di non annullare unilateralmente l'armistizio ed ha sottolineato che «I termini dell'accordo di armistizio non possono essere abrogati o recisi in maniera unilaterale [...] Noi chiediamo alla Corea del Nord di ritrattare la sua dichiarazione che minaccia la pace e la stabilità regionale. La Corea del sud prenderà sul serio i tentativi di abolire l'accordo e rafforzerà la cooperazione con gli Stati Uniti e la Cina su questo dossier».
Anche Martin Nesirky, portavoce del segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon ha confermato che «L'accordo di armistizio è ancora valido e in vigore. I termini dell'accordo di armistizio non consentono ad entrambi i fronti di liberarsene unilateralmente. Il segretario generale ribadisce la validità e l'importanza di questo accordo fondamentale, nel 60esimo anniversario del patto che pose fine alla guerra tra la Corea del Nord e la Repubblica di Corea. Il segretario generale invita la Corea del Nord a continuare a rispettare i termini del contratto di armistizio, così come è stato approvato dall'Assemblea Generale».
Ma dal regime nazional-stalinista di Pyongyang arrivano altre minacce: il giovane leader della dinastia comunista dei Kim, Kim Jong-Un, ha indicato la piccola isola sudcoreana di Baengnyeong, nel Mar Giallo, vicinissima alla frontiera marittima con la Rpdc, come primo obiettivo in caso di guerra ed ha invitato l'esercito, il vero padrone della Corea del nord, che «E' tempo per la battaglia finale».
Il giovane e paffuto dittatore ha sottolineato che «Le capacità dell'artiglieria della Corea del nord sono molto alte e potrebbero attaccare Baengnyeong 3 o 4 volte, trasformando l'isola in un mare di fuoco»
Anche se proprio nelle acque di Baengnyeong il 26 marzo 2010 venne affondata, probabilmente dai siluri nordcoreani, l'unità navale sudcoreana Roks Cheoan, con numerose vittime tra l'equipaggio, il ministero della difesa della Corea del sud ha detto che «Non prendiamo sul serio le minacce di azioni militari reiterate dalla Rpdc». Secondo i sudcoreani si tratta solo di «Tattiche psicologiche miranti a far pressione su Seoul e Washington. La Rpdc proferisce costantemente delle minacce retoriche e delle provocazioni - ha sottolineayto Kim Min-seok - Queste minacce costituiscono un tentativo di pressione psicologica sulla Corea del sud».
I sudcoreani considerano gli ultimi atti della dittatura di Pyongyang come «Un tentativo di consolidare il sostegno della popolazione e di far pressione sulla Corea del sud e gli Stati Uniti per obbligarli a cambiare la loro politica verso la Corea del nord. Mentre Pyongyang coltiva l'idea che il Paese sia sul sentiero di guerra, attualmente non c'è alcuna indicazione che si prepari ad altri test nucleari o ad altri lanci di missili».
Toni che vanno dallo sprezzante al minimizzante, ma che non fanno certo calare la tensione con la Rpdc che sembra umiliata dalle nuove sanzioni Onu dopo il suo terzo test nucleare condotto a febbraio. Comunque il governo di Seoul ha detto che manterrà la promessa di rispondere immediatamente in caso di attacco del Nord.
Anche il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney ha detto « Basta con le intimidazioni da parte della Corea del Nord», ma non ha nascosto «La preoccupazione degli Usa per l'innalzamento del livello delle tensioni da parte della Rpdc. Devono rispettare gli obblighi internazionali, o il loro isolamento aumenterà».
Per la dittatura nordcoreana le cose sembrano prendere una brutta piega anche all'Onu: Marzuki Darusman, inviato speciale delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo in Corea del nord, ha detto che «Diverse violazioni sistematiche dei diritti umani documentati nella Rpdc potrebbero costituire dei crimini contro l'umanità». Darusman ha presentato un rapporto al Consiglio dei diritti dell'uomo che identifica in Corea del nord «9 tipi di violazioni, delle quali certe equivalgono a dei crimini contro l'umanità».
Il rapporto si basa sull'analisi dettagliata di una sessantina di documenti e le 9 categorie di violazioni dei diritti umani riguardano: violazione del diritto all'alimentazione; atti di tortura; detenzione arbitraria; violazione dei diritti umani nei campi di prigionia; discriminazione; violazione della libertà di espressione, del diritto alla vita ed alla libertà di movimento; rapimenti.
Darusman ha evidenziato che «Secondo i criteri dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, le violazioni dei diritti dell'uomo identificate nel mio rapporto fanno parte dei crimini contro l'umanità, commessi nel quadro di una campagna sistematica e generalizzata contro la popolazione civile. L'impunità che regna nella Rpdc è aggravata dal fatto che le sue autorità non cooperano con i meccanismi delle Nazioni Unite. Tenuto conto dei rifiuti del governo nordcoreano di rispettare i suoi obblighi, la comunità internazionale ha oggi la responsabilità di aprire un'inchiesta indipendente ed imparziale». L'inviato speciale dell'Onu ha chiesto «La creazione di un organismo dotato di risorse sufficienti a valutare l'ampiezza delle violazioni ed ad esaminare le responsabilità individuali ed istituzionali. L'obiettivo dovrebbe essere quello di formulare delle raccomandazioni sulle azioni da intraprendere da parte della comunità internazionale e delle autorità della Corea del nord».
Umberto Mazzantini
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