Il leader della Rivoluzione Islamica, l'Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, parlando ieri di fronte ad una grande folla nella città santa di Mashad, in occasione del Nowruz, il capodanno iraniano, ha detto che «La Repubblica Islamica dell'Iran annichilirà le città israeliane di Tel Aviv e di Haifa se verrà attaccato dallo Stato ebraico».
GreenReport - Khamenei ha aggiunto: «I leader israeliani a volte assumono toni minacciosi contro l'Iran, ma sanno bene che se azzardassero a fare il primo passo verso la guerra, la Repubblica islamica raderà al suolo Tel Aviv e Haifa», poi ha sottolineato che «Il nemico cerca di creare ostacoli attraverso le sanzioni e le minacce e minimizzare gli innumerevoli successi dell'Iran attraverso la propaganda, sono queste le due principali strategie adottate dai nostri nemici contro la nazione iraniana. Il centro di cospirazione e la base di ostilità contro la nazione iraniana è il governo degli Stati Uniti. Oltre agli effetti negativi delle sanzioni, queste hanno avuto anche un impatto molto positivo, ovvero tirare fuori l'enorme talento e la potenziale forza della nazione e generazione giovanile iraniana. Grazie alle sanzioni, la nazione iraniana ha avviato alcune attività di enorme importanza infrastrutturale che sono state compiute durante l'anno scorso, 1391 del calendario persiano».
Per quanto riguarda le ripetute offerte di colloqui diretti con la Repubblica islamica fatte dagli Usa, Khamenei ha smorzato gli entusiasmi che in questi ultimi giorni avevano fatto breccia nel governo iraniano: «Attraverso diversi messaggi, gli americani cercano di negoziare con noi sulla questione nucleare, ma non sono ottimista su questi colloqui. Io non sono contrario ai colloqui per quanto riguarda la questione nucleare, ma alcuni punti devono essere chiariti. Abbiamo più volte affermato che non cerchiamo le armi nucleari ma gli americani sostengono di non poter credere a questa nostra parola cosi onesta, e allora perché dovremmo accettare noi la vostra parola? Il negoziato è una tattica americana per ingannare l'opinione pubblica e, e se non è così gli americani dovrebbero dimostrarlo».
Intano è scoppiato un nuovo colossale incidente diplomatico tra Iran ed Usa a causa di una frase: «L'Iran e gli Stati Uniti sono pronti ad andare avanti con i negoziati sulla questione delle bombe nucleari»,che secondo la Cbs avrebbe detto l'Ayatollah Khamenei nel suo discorso a Mashad. La radio internazionale iraniana Irib risponde piccata: «Ma il punto è che in nessuna parte di questo discorso l'Ayatollah Khamenei ha detto nulla di simile. L'Ayatollah Khamenei nel suo discorso di ieri sera non ha mai parlato di "bombe nucleari", ma solo di tecnologia nucleare, il che è molto diverso perché nel primo caso sarebbe sottinteso che l'Iran vuole armarsi con armamenti nucleari mentre nel secondo caso, l'Iran sta solo dicendo di volere il nucleare per scopi pacifici. È uno degli esempi dei giochi di parole sottili che i media Usa e quelli occidentali fanno con le affermazioni delle autorità iraniane per inculcare alla loro opinione pubblica questioni che non corrispondono alla realtà».
Se è vero che Israele minaccia da tempo di lanciare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani perché non ritiene sufficienti l'embargo e i negoziati a fermare il programma atomico iraniano, e se è anche vero che il presidente Usa Barack Obama, in visita in Medio Oriente ha rassicurato il governo di destra di Benjamin "Bibi" Netanyahu che gli Usa non faranno mancare il loro sostegno ad Israele sulla questione nucleare iraniana, è anche vero che Obama ha confermato che gli Stati Uniti continuano a preferire una soluzione diplomatica alla guerra chiesta a gran voce da Netanyahu.
Inoltre Obama nella sua visita mediorientale ha affrontato due temi molto cari all'opinione pubblica islamica. Durante un discorso trasmesso dalla televisione israeliana, ha chiesto al governo Netanyahu di cessare la costruzione di colonie in Cisgiordania ed a Gerusalemme ed ha avvertito che «Il proseguimento della colonizzazione è controproducente per la pace». Poi ha dichiarato che «Uno stato palestinese indipendente e vitale è la sola via verso la pace e la sicurezza di Israele» e che il leader palestinese Mahmud Abbas «E' un vero partner per fare la pace con lo Stato Ebraico».
Inoltre Obama ha avvertito gli israeliani che si opporrà a misure unilaterali per risolvere il conflitto israelo-palestinese e ad aggirare i negoziati all'Onu: «Né l'occupazione né l'espulsione sono una risposta».
Le stesse cose le ha ribadite poco dopo in una conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese Abbas a Ramallah, chiedendo negoziati diretti tra Israele e l'Autorità nazionale Palestinese.
Parole storiche, che nessun presidente Usa aveva avuto fino ad ora il coraggio di dire, soprattutto durante una visita in Israele e in Medio Oriente, ma evidentemente ai falchi di entrambi gli schieramenti le parole di ragionevolezza e pace fanno meno paura delle bombe.
GreenReport - Khamenei ha aggiunto: «I leader israeliani a volte assumono toni minacciosi contro l'Iran, ma sanno bene che se azzardassero a fare il primo passo verso la guerra, la Repubblica islamica raderà al suolo Tel Aviv e Haifa», poi ha sottolineato che «Il nemico cerca di creare ostacoli attraverso le sanzioni e le minacce e minimizzare gli innumerevoli successi dell'Iran attraverso la propaganda, sono queste le due principali strategie adottate dai nostri nemici contro la nazione iraniana. Il centro di cospirazione e la base di ostilità contro la nazione iraniana è il governo degli Stati Uniti. Oltre agli effetti negativi delle sanzioni, queste hanno avuto anche un impatto molto positivo, ovvero tirare fuori l'enorme talento e la potenziale forza della nazione e generazione giovanile iraniana. Grazie alle sanzioni, la nazione iraniana ha avviato alcune attività di enorme importanza infrastrutturale che sono state compiute durante l'anno scorso, 1391 del calendario persiano».
Per quanto riguarda le ripetute offerte di colloqui diretti con la Repubblica islamica fatte dagli Usa, Khamenei ha smorzato gli entusiasmi che in questi ultimi giorni avevano fatto breccia nel governo iraniano: «Attraverso diversi messaggi, gli americani cercano di negoziare con noi sulla questione nucleare, ma non sono ottimista su questi colloqui. Io non sono contrario ai colloqui per quanto riguarda la questione nucleare, ma alcuni punti devono essere chiariti. Abbiamo più volte affermato che non cerchiamo le armi nucleari ma gli americani sostengono di non poter credere a questa nostra parola cosi onesta, e allora perché dovremmo accettare noi la vostra parola? Il negoziato è una tattica americana per ingannare l'opinione pubblica e, e se non è così gli americani dovrebbero dimostrarlo».
Intano è scoppiato un nuovo colossale incidente diplomatico tra Iran ed Usa a causa di una frase: «L'Iran e gli Stati Uniti sono pronti ad andare avanti con i negoziati sulla questione delle bombe nucleari»,che secondo la Cbs avrebbe detto l'Ayatollah Khamenei nel suo discorso a Mashad. La radio internazionale iraniana Irib risponde piccata: «Ma il punto è che in nessuna parte di questo discorso l'Ayatollah Khamenei ha detto nulla di simile. L'Ayatollah Khamenei nel suo discorso di ieri sera non ha mai parlato di "bombe nucleari", ma solo di tecnologia nucleare, il che è molto diverso perché nel primo caso sarebbe sottinteso che l'Iran vuole armarsi con armamenti nucleari mentre nel secondo caso, l'Iran sta solo dicendo di volere il nucleare per scopi pacifici. È uno degli esempi dei giochi di parole sottili che i media Usa e quelli occidentali fanno con le affermazioni delle autorità iraniane per inculcare alla loro opinione pubblica questioni che non corrispondono alla realtà».
Se è vero che Israele minaccia da tempo di lanciare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani perché non ritiene sufficienti l'embargo e i negoziati a fermare il programma atomico iraniano, e se è anche vero che il presidente Usa Barack Obama, in visita in Medio Oriente ha rassicurato il governo di destra di Benjamin "Bibi" Netanyahu che gli Usa non faranno mancare il loro sostegno ad Israele sulla questione nucleare iraniana, è anche vero che Obama ha confermato che gli Stati Uniti continuano a preferire una soluzione diplomatica alla guerra chiesta a gran voce da Netanyahu.
Inoltre Obama nella sua visita mediorientale ha affrontato due temi molto cari all'opinione pubblica islamica. Durante un discorso trasmesso dalla televisione israeliana, ha chiesto al governo Netanyahu di cessare la costruzione di colonie in Cisgiordania ed a Gerusalemme ed ha avvertito che «Il proseguimento della colonizzazione è controproducente per la pace». Poi ha dichiarato che «Uno stato palestinese indipendente e vitale è la sola via verso la pace e la sicurezza di Israele» e che il leader palestinese Mahmud Abbas «E' un vero partner per fare la pace con lo Stato Ebraico».
Inoltre Obama ha avvertito gli israeliani che si opporrà a misure unilaterali per risolvere il conflitto israelo-palestinese e ad aggirare i negoziati all'Onu: «Né l'occupazione né l'espulsione sono una risposta».
Le stesse cose le ha ribadite poco dopo in una conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese Abbas a Ramallah, chiedendo negoziati diretti tra Israele e l'Autorità nazionale Palestinese.
Parole storiche, che nessun presidente Usa aveva avuto fino ad ora il coraggio di dire, soprattutto durante una visita in Israele e in Medio Oriente, ma evidentemente ai falchi di entrambi gli schieramenti le parole di ragionevolezza e pace fanno meno paura delle bombe.
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