Sembrava imminente la rottura dell’accordo di maggioranza per la formazione di un nuovo governo in Tunisia e invece, all’ultimo momento, il Premier tunisino incaricato Ali Laarayedh, dopo una dura trattativa, è riuscito a rinsaldare l’alleanza tra i tre principali partiti tunisini, Ennahda, Ettakatol e CpR (Congresso per la Repubblica) presentando ieri la lista dei ministri che formeranno il nuovo governo.
La proposta di Ali Laarayedh è di formare un esecutivo che abbia tra i suoi protagonisti, nei ministeri-chiave (Esteri, Interni, Difesa e Giustizia), personalità definite “indipendenti”, in sostanza svincolate dai partiti. Laarayedh ha inoltre annunciato che le prime elezioni politiche tunisine dopo la caduta della dittatura di Ben Ali avranno luogo entro il mese di novembre 2013, puntualizzando che sarà comunque l’Assemblea costituente a decidere la data delle prossime elezioni.
Inutile sottolineare quanto sia decisivo, per la già debole economia tunisina, avere un esecutivo che operi nel più breve tempo possibile; le analogie con l’Italia sono di agevole interpretazione! A pagare il prezzo più alto di questa crisi istituzionale è anzitutto la popolazione che, già in ginocchio per la drammatica congiuntura internazionale, vede sfumare, con questo “vuoto” di potere, i frutti delle avviate relazioni commerciali basate sulla piccola e media impresa che avrebbero dovuto essere più proficue con l’avvento della primavera araba.
Il voto di fiducia del prossimo martedì sarà dunque decisivo e non resta che attenderne i risultati.
di Mariangela Laviano
La proposta di Ali Laarayedh è di formare un esecutivo che abbia tra i suoi protagonisti, nei ministeri-chiave (Esteri, Interni, Difesa e Giustizia), personalità definite “indipendenti”, in sostanza svincolate dai partiti. Laarayedh ha inoltre annunciato che le prime elezioni politiche tunisine dopo la caduta della dittatura di Ben Ali avranno luogo entro il mese di novembre 2013, puntualizzando che sarà comunque l’Assemblea costituente a decidere la data delle prossime elezioni.
Inutile sottolineare quanto sia decisivo, per la già debole economia tunisina, avere un esecutivo che operi nel più breve tempo possibile; le analogie con l’Italia sono di agevole interpretazione! A pagare il prezzo più alto di questa crisi istituzionale è anzitutto la popolazione che, già in ginocchio per la drammatica congiuntura internazionale, vede sfumare, con questo “vuoto” di potere, i frutti delle avviate relazioni commerciali basate sulla piccola e media impresa che avrebbero dovuto essere più proficue con l’avvento della primavera araba.
Il voto di fiducia del prossimo martedì sarà dunque decisivo e non resta che attenderne i risultati.
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