“La Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza in persona”
Radio Vaticana - E' uno dei passaggi chiave del discorso che Papa Francesco ha rivolto sabato scorso ai giornalisti di tutto il mondo, in Aula Paolo VI. All’evento era presente anche il direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, che in questa intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sullo stile comunicativo del nuovo Pontefice: ascolta
R. – Quest’uomo ha una capacità comunicativa innata, uno stile sobrio, semplice, asciutto ma estremamente efficace. Le sue frasi sono brevi, ritmate ma è molto bello sentire, ascoltare queste frasi decise ma nello stesso tempo con un accento molto dolce come è tipico degli argentini! L’obiettivo sembra essere quello di una comunicazione che crei un contatto diretto con chi ascolta: quindi tutti noi che eravamo lì, tutta la sala sembrava essere coinvolta in questo dialogo vero. Il Papa coinvolge nella comunicazione che crea: crea – Papa Francesco – un evento comunicativo.
D. – Ecco: se non sembra irriverente, Papa Francesco quando parla sembra quasi che balli il tango, un ballo che necessariamente richiede la compartecipazione. Cioè, cerca veramente – l’abbiamo visto anche fisicamente, negli abbracci, proprio nell’affetto che ha dimostrato in questa udienza – cerca proprio la condivisione …
R. – Sì: l’immagine è molto bella! L’immagine del tango è molto bella perché indica questa partecipazione. Ma io aggiungerei quasi: un ballo di strada, cioè un ballo che si fa in strada. Credo che una delle cose che interessi di più Papa Francesco sia l’apertura della Chiesa, cioè l’uscire da una condizione possibile, rischiosa di autoreferenzialità. Dunque, la comunicazione per lui è ciò che crea ponti. Diciamo: tra una Chiesa accidentata – lui disse una volta – che esce per strada e una Chiesa malata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima... disse giusto alcuni mesi fa, ancora da cardinale. Quindi, io immagino questo ballo per strada. E per lui, certamente le strade sono le strade dove gli uomini vivono, incluse le strade digitali – tra l’altro – come lui ebbe a dire.
D. – Un aspetto che ha colpito: questa sottolineatura del ruolo dei giornalisti, degli operatori della comunicazione …
R. – Ha riconosciuto il lavoro dei giornalisti e ha ringraziato per le fatiche – come lui le ha definite – di questi giorni; ha confermato che la Chiesa guarda con grande attenzione all’opera dei giornalisti e ha detto una cosa, a mio avviso, di estrema importanza. Ha riconosciuto che i giornalisti – i giornalisti migliori, evidentemente: ma questo lo aggiungo io, Lui ha parlato in generale – hanno la capacità di raccogliere e di esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo. E questo è un passaggio – a mio avviso – fondamentale, perché dice anche la vocazione del giornalista, che è quella, appunto, non solo di esprimere se stesso, ma di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze più profonde del nostro tempo.
Radio Vaticana - E' uno dei passaggi chiave del discorso che Papa Francesco ha rivolto sabato scorso ai giornalisti di tutto il mondo, in Aula Paolo VI. All’evento era presente anche il direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, che in questa intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sullo stile comunicativo del nuovo Pontefice: ascolta
R. – Quest’uomo ha una capacità comunicativa innata, uno stile sobrio, semplice, asciutto ma estremamente efficace. Le sue frasi sono brevi, ritmate ma è molto bello sentire, ascoltare queste frasi decise ma nello stesso tempo con un accento molto dolce come è tipico degli argentini! L’obiettivo sembra essere quello di una comunicazione che crei un contatto diretto con chi ascolta: quindi tutti noi che eravamo lì, tutta la sala sembrava essere coinvolta in questo dialogo vero. Il Papa coinvolge nella comunicazione che crea: crea – Papa Francesco – un evento comunicativo.
D. – Ecco: se non sembra irriverente, Papa Francesco quando parla sembra quasi che balli il tango, un ballo che necessariamente richiede la compartecipazione. Cioè, cerca veramente – l’abbiamo visto anche fisicamente, negli abbracci, proprio nell’affetto che ha dimostrato in questa udienza – cerca proprio la condivisione …
R. – Sì: l’immagine è molto bella! L’immagine del tango è molto bella perché indica questa partecipazione. Ma io aggiungerei quasi: un ballo di strada, cioè un ballo che si fa in strada. Credo che una delle cose che interessi di più Papa Francesco sia l’apertura della Chiesa, cioè l’uscire da una condizione possibile, rischiosa di autoreferenzialità. Dunque, la comunicazione per lui è ciò che crea ponti. Diciamo: tra una Chiesa accidentata – lui disse una volta – che esce per strada e una Chiesa malata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima... disse giusto alcuni mesi fa, ancora da cardinale. Quindi, io immagino questo ballo per strada. E per lui, certamente le strade sono le strade dove gli uomini vivono, incluse le strade digitali – tra l’altro – come lui ebbe a dire.
D. – Un aspetto che ha colpito: questa sottolineatura del ruolo dei giornalisti, degli operatori della comunicazione …
R. – Ha riconosciuto il lavoro dei giornalisti e ha ringraziato per le fatiche – come lui le ha definite – di questi giorni; ha confermato che la Chiesa guarda con grande attenzione all’opera dei giornalisti e ha detto una cosa, a mio avviso, di estrema importanza. Ha riconosciuto che i giornalisti – i giornalisti migliori, evidentemente: ma questo lo aggiungo io, Lui ha parlato in generale – hanno la capacità di raccogliere e di esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo. E questo è un passaggio – a mio avviso – fondamentale, perché dice anche la vocazione del giornalista, che è quella, appunto, non solo di esprimere se stesso, ma di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze più profonde del nostro tempo.
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