Numeri, storia, curiosità dell’elezione dei papi
L’ultimo motu proprio di Benedetto XVI, pubblicato due soli giorni prima della sede vacante, dà facoltà al collegio cardinalizio di iniziare il conclave prima dei 15 giorni prescritti dalle leggi vigenti. Ma le porpore di tutto il mondo non hanno fretta. Alla terza congregazione in due giorni, con quotidiane assemblee “preparatorie” dei cardinali elettori e non elettori, non c’è ancora una data per la messa pro eligendo pontifice e l’ingresso in Cappella Sistina. “E’ un tema aperto”, ha riferito ancora oggi padre Lombardi, ma l’impressione è che l’orientamento della maggioranza sia per “procedure non affrettate”, come le ha definite il portavoce vaticano parlando ai giornalisti in sala stampa.
Poco lontano da via della Conciliazione, sul Gianicolo, a distanza di pochi minuti un “papabile” di prima categoria del conclave 2013, il cappuccino Sean Patrick O’Malley di Boston, è stato ancora più esplicito, di fronte a decine di telecamere e taccuini convocati al Pontificio Collegio nordamericano, quartier generale delle porpore USA: “C’è bisogno di tempo per riflettere. Stiamo cercando di capire le necessità della Chiesa e conoscere i rappresentanti dei vari paesi”.
Il motu proprio prevede che il collegio cardinalizio possa anticipare un conclave “se consta della presenza di tutti i cardinali elettori”. Quanto al ‘come’ decidere di accorciare o meno i tempi, il decano del collegio card. Sodano, già quando aveva convocato i cardinali a Roma, aveva scritto che le congregazioni continueranno “fino a quando non si raggiunga il numero completo dei cardinali elettori ed il collegio cardinalizio decida poi la data dell’ingresso in conclave”. L’intento che traspare è stroncare polemiche facili quanto superflue su “schieramenti” che premerebbero per anticipare perché già orientati su una determinata scelta, ed altri cui verrebbe meno il tempo di organizzarsi e decidere. Ma per fissare l’inizio delle operazioni di voto “non è necessario che siano presenti tutti i cardinali”, secondo la spiegazione di padre Lombardi oggi; anche se è probabile che già alla congregazione di domani si presenteranno i 5 ancora assenti stamane, risparmiando a tutti l’imbarazzo di tale situazione: si tratta del tedesco Lehmann, del polacco Nycz, del patriarca egiziano Naguib, del vietnamita Pham Minn-Man e di John Tong Hon di Hong Kong.
Azzerate le proprie agende di impegni da inizio marzo in poi, il tacito obiettivo di tutti è rientrare nelle proprie diocesi per le celebrazioni della settimana santa e di Pasqua, 31 marzo. Ipotesi ragionevolmente realistica, sulla scorta di varie considerazioni: tra tutti i conclavi del ‘900, solo uno, quello del ’22 per eleggere Pio XI, richiese 5 giorni di votazioni. Bisogna inoltre risalire al 1958, per trovarne uno durato 4 giorni, con l’elezione di Giovanni XXIII in 11 scrutini. E In caso di inizio anticipato, rispetto al quindicesimo giorno di sede vacante (15 marzo), e di un’elezione rapida del nuovo Papa, non è escluso che il successore di Joseph Ratzinger possa celebrare domenica 17 la solenne messa di inizio del ministero petrino.
Curiosità, non altro, costituiscono oggi precedenti ben più antichi e tormentati, come quando per eleggere il Papa, nel 1271, furono necessari 33 mesi di estenuanti trattative, in quel di Viterbo. Memore della non esaltante esperienza, fu proprio quel Pontefice, Gregorio X, a pensare bene di stabilire che i cardinali, da allora in poi, si riunissero entro dieci giorni dalla morte del Papa, nel luogo dove il decesso avveniva, e procedessero presto ad eleggere il nuovo in volontario isolamento.
Storia e statistiche dell’elezione dei papi sono una miniera di dati bizzarri o singolari.. Molto si discute ad esempio, in questi giorni, se sia opportuno o no eleggere un Pontefice relativamente giovane. Dei 102 papi di cui si conosce l’età al momento dell’elezione, 3 avevano addirittura meno di 25 anni, 3 più di 80. Ma le fasce di età più rappresentate sono quella dei 61-70 anni, con 37 papi, e quella 51-60, con 24.
Inarrivabile rimarrà verosimilmente per sempre il record tutto italiano di aver dato per 455 anni di fila un Papa alla Chiesa universale, fino all’elezione di Giovanni Paolo II nel 1978. L’Italia, tuttavia, mantiene tuttora il record di cardinali elettori, che saranno 28 su 115, quasi un quarto dell’intera assemblea degli elettori (nel conclave del 1958 furono solamente 17, numero più basso tra gli 8 conclavi del ‘900, eppure costituivano comunque un terzo abbondante degli elettori). Seguono, a grande distanza, Stati uniti (11), Germania (6), Spagna, Brasile e India (5), Francia e Polonia (4). Tra i restanti, significativa sarà la presenza in Cappella Sistina del già menzionato Tong Hon, primo cinese in assoluto ad eleggere un successore di Pietro. E se costui sarà asiatico o africano, non sarà la prima volta, a dispetto di quanto generalmente si afferma.
Nell’attesa, fremono i cinquemila giornalisti di tutto il globo che da settimane assediano piazza san Pietro, sbeffeggiati pure dall’Osservatore romano di oggi in un pungente articolo su “L’insostenibile leggerezza del pronostico”, dove si annota che son saliti in pochi giorni a 47, quasi metà degli elettori, i nomi circolanti sui media come papabili, per potere affermare comunque “io lo avevo previsto”. Un esercito di improvvisati vaticanisti magistralmente fronteggiati dal direttore della sala stampa vaticana con fermezza e pure sottile ironia, come quando un reporter straniero pare gli abbia chiesto se papa Benedetto avrebbe guidato di persona l’elicottero per Castelgandolfo.
L’attuale Papa emerito, creato a suo tempo cardinale da Paolo VI, detiene insieme allo statunitense Baum, ultima curiosità, il record di partecipazioni ad un conclave, i due del ’78 e il successivo del 2005. Per 67 dei 112 elettori appena convocati a Roma (con le defezioni già note di O’Brien di Edimburgo e Darmaatmadja di Jakarta) si tratterà del primo conclave, avendo tutti ricevuto la porpora nei cinque concistori dell’ultimo pontificato. Gli altri 50, elevati alla dignità cardinalizia da Wojtyla insieme ad altre 163 porpore ora ultraottantenni o non più viventi, sono fermi ad una sola partecipazione, nel 2005. Il “record” dei tre conclavi rimarrà dunque ancora saldamente in mano a Ratzinger anche col prossimo “habemus papam”.
di Paolo Fucili
L’ultimo motu proprio di Benedetto XVI, pubblicato due soli giorni prima della sede vacante, dà facoltà al collegio cardinalizio di iniziare il conclave prima dei 15 giorni prescritti dalle leggi vigenti. Ma le porpore di tutto il mondo non hanno fretta. Alla terza congregazione in due giorni, con quotidiane assemblee “preparatorie” dei cardinali elettori e non elettori, non c’è ancora una data per la messa pro eligendo pontifice e l’ingresso in Cappella Sistina. “E’ un tema aperto”, ha riferito ancora oggi padre Lombardi, ma l’impressione è che l’orientamento della maggioranza sia per “procedure non affrettate”, come le ha definite il portavoce vaticano parlando ai giornalisti in sala stampa.
Poco lontano da via della Conciliazione, sul Gianicolo, a distanza di pochi minuti un “papabile” di prima categoria del conclave 2013, il cappuccino Sean Patrick O’Malley di Boston, è stato ancora più esplicito, di fronte a decine di telecamere e taccuini convocati al Pontificio Collegio nordamericano, quartier generale delle porpore USA: “C’è bisogno di tempo per riflettere. Stiamo cercando di capire le necessità della Chiesa e conoscere i rappresentanti dei vari paesi”.
Il motu proprio prevede che il collegio cardinalizio possa anticipare un conclave “se consta della presenza di tutti i cardinali elettori”. Quanto al ‘come’ decidere di accorciare o meno i tempi, il decano del collegio card. Sodano, già quando aveva convocato i cardinali a Roma, aveva scritto che le congregazioni continueranno “fino a quando non si raggiunga il numero completo dei cardinali elettori ed il collegio cardinalizio decida poi la data dell’ingresso in conclave”. L’intento che traspare è stroncare polemiche facili quanto superflue su “schieramenti” che premerebbero per anticipare perché già orientati su una determinata scelta, ed altri cui verrebbe meno il tempo di organizzarsi e decidere. Ma per fissare l’inizio delle operazioni di voto “non è necessario che siano presenti tutti i cardinali”, secondo la spiegazione di padre Lombardi oggi; anche se è probabile che già alla congregazione di domani si presenteranno i 5 ancora assenti stamane, risparmiando a tutti l’imbarazzo di tale situazione: si tratta del tedesco Lehmann, del polacco Nycz, del patriarca egiziano Naguib, del vietnamita Pham Minn-Man e di John Tong Hon di Hong Kong.
Azzerate le proprie agende di impegni da inizio marzo in poi, il tacito obiettivo di tutti è rientrare nelle proprie diocesi per le celebrazioni della settimana santa e di Pasqua, 31 marzo. Ipotesi ragionevolmente realistica, sulla scorta di varie considerazioni: tra tutti i conclavi del ‘900, solo uno, quello del ’22 per eleggere Pio XI, richiese 5 giorni di votazioni. Bisogna inoltre risalire al 1958, per trovarne uno durato 4 giorni, con l’elezione di Giovanni XXIII in 11 scrutini. E In caso di inizio anticipato, rispetto al quindicesimo giorno di sede vacante (15 marzo), e di un’elezione rapida del nuovo Papa, non è escluso che il successore di Joseph Ratzinger possa celebrare domenica 17 la solenne messa di inizio del ministero petrino.
Curiosità, non altro, costituiscono oggi precedenti ben più antichi e tormentati, come quando per eleggere il Papa, nel 1271, furono necessari 33 mesi di estenuanti trattative, in quel di Viterbo. Memore della non esaltante esperienza, fu proprio quel Pontefice, Gregorio X, a pensare bene di stabilire che i cardinali, da allora in poi, si riunissero entro dieci giorni dalla morte del Papa, nel luogo dove il decesso avveniva, e procedessero presto ad eleggere il nuovo in volontario isolamento.
Storia e statistiche dell’elezione dei papi sono una miniera di dati bizzarri o singolari.. Molto si discute ad esempio, in questi giorni, se sia opportuno o no eleggere un Pontefice relativamente giovane. Dei 102 papi di cui si conosce l’età al momento dell’elezione, 3 avevano addirittura meno di 25 anni, 3 più di 80. Ma le fasce di età più rappresentate sono quella dei 61-70 anni, con 37 papi, e quella 51-60, con 24.
Inarrivabile rimarrà verosimilmente per sempre il record tutto italiano di aver dato per 455 anni di fila un Papa alla Chiesa universale, fino all’elezione di Giovanni Paolo II nel 1978. L’Italia, tuttavia, mantiene tuttora il record di cardinali elettori, che saranno 28 su 115, quasi un quarto dell’intera assemblea degli elettori (nel conclave del 1958 furono solamente 17, numero più basso tra gli 8 conclavi del ‘900, eppure costituivano comunque un terzo abbondante degli elettori). Seguono, a grande distanza, Stati uniti (11), Germania (6), Spagna, Brasile e India (5), Francia e Polonia (4). Tra i restanti, significativa sarà la presenza in Cappella Sistina del già menzionato Tong Hon, primo cinese in assoluto ad eleggere un successore di Pietro. E se costui sarà asiatico o africano, non sarà la prima volta, a dispetto di quanto generalmente si afferma.
Nell’attesa, fremono i cinquemila giornalisti di tutto il globo che da settimane assediano piazza san Pietro, sbeffeggiati pure dall’Osservatore romano di oggi in un pungente articolo su “L’insostenibile leggerezza del pronostico”, dove si annota che son saliti in pochi giorni a 47, quasi metà degli elettori, i nomi circolanti sui media come papabili, per potere affermare comunque “io lo avevo previsto”. Un esercito di improvvisati vaticanisti magistralmente fronteggiati dal direttore della sala stampa vaticana con fermezza e pure sottile ironia, come quando un reporter straniero pare gli abbia chiesto se papa Benedetto avrebbe guidato di persona l’elicottero per Castelgandolfo.
L’attuale Papa emerito, creato a suo tempo cardinale da Paolo VI, detiene insieme allo statunitense Baum, ultima curiosità, il record di partecipazioni ad un conclave, i due del ’78 e il successivo del 2005. Per 67 dei 112 elettori appena convocati a Roma (con le defezioni già note di O’Brien di Edimburgo e Darmaatmadja di Jakarta) si tratterà del primo conclave, avendo tutti ricevuto la porpora nei cinque concistori dell’ultimo pontificato. Gli altri 50, elevati alla dignità cardinalizia da Wojtyla insieme ad altre 163 porpore ora ultraottantenni o non più viventi, sono fermi ad una sola partecipazione, nel 2005. Il “record” dei tre conclavi rimarrà dunque ancora saldamente in mano a Ratzinger anche col prossimo “habemus papam”.
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Sono presenti 2 commenti
Il Cardenale di Hollywood Roger Mahoney ha permesso di votare in questo conclave?
Card. Mahoney non dovrebbe participare al Conclave.
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