domenica, marzo 10, 2013
Quarto nelle classifiche tedesche, quasi sconosciuto in Italia. Ha raccontato in note la strage di Ustica. Ora canta i Sud del mondo.

Città Nuova - Incontro Pippo Pollina, all’indomani della sentenza della Cassazione sulla strage di Ustica. Dopo 33 anni la legge ha imposto allo Stato di risarcire i familiari delle vittime. Pippo ne ha conosciuti tanti quando componeva “Ultimo volo. Orazione civile per Ustica”, opera eseguita con l’orchestra filarmonica Toscanini e il Palermo Acoustic Quartet. Mi accoglie con la cordialità tipica del sud (è nato a Palermo) al Teatro studio del Parco della musica di Roma e interrompe senza esitazione la prova. Sul palco con lui ci sono il cantautore Werner Schmidbauere il polistrumentista Martin Kälberer compagni nell’avventura musicale di Süden, dieci canzoni che raccontano i Sud del mondo.

Che echi ha avuto l’Orazione civile per Ustica?

«Accolto a braccia aperte dal pubblico, è stato boicottato da una parte delle istituzioni. Non siamo riusciti a farlo entrare nei circuiti ed è stato rappresentato dieci volte in tutta Italia, grazie non tanto agli operatori del settore ma a persone normali, che si sono adoperate per farlo conoscere. Ho visto in atto un vero e proprio scontro con chi diceva: “Basta con Ustica! Lasciateci in pace”. Un atteggiamento incomprensibile se non c’è una verità definitiva sui fatti. La sentenza della Cassazione, ad esempio, risarcisce ma non dice chi ha sparato quel missile. Finché non si apriranno tutti i cassetti della verità, dobbiamo continuare a parlarne».

Anche la musica non è riuscita a bucare il muro di gomma?

«Mi ha sorpreso perché dietro quest’opera c’era la volontà forte di una parte delle istituzioni, ma purtroppo non è riuscita a prevalere su un’altra parte di istituzioni che non la voleva. Era come se qualcuno dicesse: “Non ne possiamo più di Ustica, lasciateci in pace”, “Di nuovo con questa storia, basta”. Si può assumere questo atteggiamento dopo che c’è stata una verità definitiva ed è stato detto tutto. Ma su questa storia non è stato detto tutto. Chi è stato? Per la Cassazione è stato un missile, ma qualcuno l’avrà pure sparato e perché? Invece tutto resta confuso. Finché non si decideranno a tirar fuori la verità tutta, continueremo a parlarne».

Ci saranno state anche soddisfazioni o no?

«Il rapporto con i parenti delle vittime è stato bellissimo perché si sono sentiti capiti e ben rappresentati dall’opera. I contatti nati con loro continuano. Sono stati protagonisti di una rivoluzione civile perché si sono associate senza avere dietro alcuna struttura o istituzione e hanno deciso di dover dedicare una parte della loro vita nel far rivivere i loro congiunti attraverso il recupero della verità. Solo dopo hanno cominciato a parlare di giustizia. Ci hanno insegnato molto e dobbiamo dire grazie per l’esempio di civiltà, di spirito di abnegazione e di coraggio. Tanti li hanno considerati poveracci e sfortunati perché si son trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma sfortunati siamo tutti noi che viviamo in un Paese dove possono accadere queste cose e non si trovano i colpevoli»

La musica di Pippo Pollina racconterà anche un altro pezzo di storia difficile come quella delle stragi del ’90?

«Potrebbe farlo ma al momento no, almeno no per motu propri. Se qualcuno mi chiederà di farlo mi renderò disponibile. L’impegno antimafia è stato sempre presente nella mia vita, ma non lo farei senza una volontà istituzionale: bisogna volerlo entrambi».

Dimmi pregi e difetti di Süden il tuo ultimo lavoro?

Süden è la rappresentazione di un’amicizia e questo è un grandissimo pregio perché è un lavoro che non ha avuto produttori o manager che hanno avuto da ridire. E’ stato accettato nella sua interezza e quindi è molto autentico. Se devo proprio trovarci un difetto, cosa che lascerei al pubblico, forse sarei andato in tournée con qualche strumento in più.

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