La Coalizione nazionale siriana ha annunciato l’apertura della sua prima ambasciata a Doha, in Qatar.
Misna - La decisione è stata annunciata a margine del vertice della Lega Araba nell’emirato – tra i principali sostenitori dell’opposizione armata al governo di Damasco – nel corso del quale i paesi membri hanno votato a favore della possibilità di inviare armi alle formazion che combattono il presidente Bashar al Assad. Durante una breve cerimonia davanti alla villa designata come sede della ‘nuova’ ambasciata siriana nel quartiere diplomatico della capitale qatariota, è stata issata la bandiera della rivoluzione ed è stato suonato l’inno nazionale. Nizar Haraki è stato nominato ‘ambasciatore’ della Cns in Qatar. Alla sua nomina, hanno annunciato i vertici dell’organizzazione, che raggruppa i principali movimenti di opposizione, seguiranno quelle di altri rappresentanti in Franc
ia, Libia, Turchia, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Alla decisione dei paesi arabi di consentire l’invio di armi ai ribelli non è corrisposta un’apertura simile da parte della Nato che non ha accolto l’invito formulato da Moaz al Khatib, leader dimissionario della Cns di estendere lo scudo antimissilistico dispiegato in Turchia per difendere le aree ‘liberate’ della Siria dagli attacchi aerei di Damasco.
Sul terreno, intanto, prosegue un conflitto che punta sempre di più al logoramento della popolazione civile: dopo due settimane dall’offensiva dei combattenti, l’esercito ha ripreso il controllo del quartiere di Baba Amro a Homs, divenuto un simbolo dell’insurrezione.
Ieri il presidente Assad ha inviato una lettera ai paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) riuniti a Durban, chiedendo sostengo “contri i terroristi che cercano di distruggere la Siria”. Nel comunicato finale del vertice, le cinque potenze emergenti si sono dette molto preoccupate per il deteriorarsi della sicurezza e delle condizioni umanitarie in Siria, condannando “le violazioni dei diritti umani in conseguenza dell’inasprirsi delle violenze” e chiedendo alle parti in lotta di garantire “accesso immediato” agli aiuti umanitari in tutto il paese.
“Riaffermiamo la nostra opposizione ad ogni ulteriore militarizzazione del conflitto – hanno sottolineato i Brics – e riteniamo che un processo politico finalizzato alla transizione possa essere raggiunto solo attraverso un ampio dialogo nazionale che deve soddisfare le legittime aspirazioni di tutti i settori della società siriana, nel rispetto per l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sovranità del paese”.
Misna - La decisione è stata annunciata a margine del vertice della Lega Araba nell’emirato – tra i principali sostenitori dell’opposizione armata al governo di Damasco – nel corso del quale i paesi membri hanno votato a favore della possibilità di inviare armi alle formazion che combattono il presidente Bashar al Assad. Durante una breve cerimonia davanti alla villa designata come sede della ‘nuova’ ambasciata siriana nel quartiere diplomatico della capitale qatariota, è stata issata la bandiera della rivoluzione ed è stato suonato l’inno nazionale. Nizar Haraki è stato nominato ‘ambasciatore’ della Cns in Qatar. Alla sua nomina, hanno annunciato i vertici dell’organizzazione, che raggruppa i principali movimenti di opposizione, seguiranno quelle di altri rappresentanti in Franc
ia, Libia, Turchia, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Alla decisione dei paesi arabi di consentire l’invio di armi ai ribelli non è corrisposta un’apertura simile da parte della Nato che non ha accolto l’invito formulato da Moaz al Khatib, leader dimissionario della Cns di estendere lo scudo antimissilistico dispiegato in Turchia per difendere le aree ‘liberate’ della Siria dagli attacchi aerei di Damasco.
Sul terreno, intanto, prosegue un conflitto che punta sempre di più al logoramento della popolazione civile: dopo due settimane dall’offensiva dei combattenti, l’esercito ha ripreso il controllo del quartiere di Baba Amro a Homs, divenuto un simbolo dell’insurrezione.
Ieri il presidente Assad ha inviato una lettera ai paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) riuniti a Durban, chiedendo sostengo “contri i terroristi che cercano di distruggere la Siria”. Nel comunicato finale del vertice, le cinque potenze emergenti si sono dette molto preoccupate per il deteriorarsi della sicurezza e delle condizioni umanitarie in Siria, condannando “le violazioni dei diritti umani in conseguenza dell’inasprirsi delle violenze” e chiedendo alle parti in lotta di garantire “accesso immediato” agli aiuti umanitari in tutto il paese.
“Riaffermiamo la nostra opposizione ad ogni ulteriore militarizzazione del conflitto – hanno sottolineato i Brics – e riteniamo che un processo politico finalizzato alla transizione possa essere raggiunto solo attraverso un ampio dialogo nazionale che deve soddisfare le legittime aspirazioni di tutti i settori della società siriana, nel rispetto per l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sovranità del paese”.
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