Sono ormai circa un milione i profughi rifugiatisi oltreconfine dall’inizio del conflitto in Siria.
Radio Vaticana - Il dato si ricava dagli ultimi aggiornamenti diffusi dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, secondo cui Libano e Giordania sono i primi due paesi per numero di arrivi – con circa 300.000 a testa – seguiti da Turchia, Iraq ed Egitto. In totale 925.000 rifugiati ospitati in parte in strutture create ad hoc ma già al limite della loro capacità. E’ il caso del campo di Zaatari, nel nord della Giordania, dove domenica si sono verificati scontri fra rifugiati e forze di sicurezza che hanno causato alcuni feriti. Il giorno prima una manifestazione era stata dispersa con l’uso di gas lacrimogeni. La situazione in Giordania - riporta l'agenzia Misna - è resa progressivamente più difficile dal flusso ininterrotto e in aumento di nuovi profughi. Soltanto ieri, secondo dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), 3050 siriani hanno superato la frontiera portando ad oltre 50.000 gli arrivi del mese in corso.
Il governo di Amman sostiene inoltre che i siriani giunti in Giordania da marzo 2011 sono circa 400.000, ovvero 100.000 in più rispetto alle stime dell’Onu. La prospettiva di vedere altre decine di migliaia di siriani lasciare il proprio Paese è a questo punto più che concreta a meno che il conflitto non si fermi. La soluzione politica è ancora quella caldeggiata dalla Russia, che ieri ha ricevuto il ministro degli Esteri siriano Walid Al Mouallem; quest’ultimo ha sostenuto che Damasco è pronta a negoziati anche con l’opposizione armata. Dichiarazioni che probabilmente avranno un qualche peso a Roma, dove nei prossimi giorni è in programma l’undicesima riunione degli Amici della Siria, il gruppo di Paesi che sostiene l’opposizione. Nella capitale italiana ci dovrebbe essere anche Ahmed Mouaz Al Khatib. Il presidente della Coalizione nazionale siriana (uno dei principali gruppi di opposizione) aveva in un primo tempo annunciato il boicottaggio del vertice, ma sembra essere tornato sui suoi passi. (R.P.)
Radio Vaticana - Il dato si ricava dagli ultimi aggiornamenti diffusi dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, secondo cui Libano e Giordania sono i primi due paesi per numero di arrivi – con circa 300.000 a testa – seguiti da Turchia, Iraq ed Egitto. In totale 925.000 rifugiati ospitati in parte in strutture create ad hoc ma già al limite della loro capacità. E’ il caso del campo di Zaatari, nel nord della Giordania, dove domenica si sono verificati scontri fra rifugiati e forze di sicurezza che hanno causato alcuni feriti. Il giorno prima una manifestazione era stata dispersa con l’uso di gas lacrimogeni. La situazione in Giordania - riporta l'agenzia Misna - è resa progressivamente più difficile dal flusso ininterrotto e in aumento di nuovi profughi. Soltanto ieri, secondo dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), 3050 siriani hanno superato la frontiera portando ad oltre 50.000 gli arrivi del mese in corso.
Il governo di Amman sostiene inoltre che i siriani giunti in Giordania da marzo 2011 sono circa 400.000, ovvero 100.000 in più rispetto alle stime dell’Onu. La prospettiva di vedere altre decine di migliaia di siriani lasciare il proprio Paese è a questo punto più che concreta a meno che il conflitto non si fermi. La soluzione politica è ancora quella caldeggiata dalla Russia, che ieri ha ricevuto il ministro degli Esteri siriano Walid Al Mouallem; quest’ultimo ha sostenuto che Damasco è pronta a negoziati anche con l’opposizione armata. Dichiarazioni che probabilmente avranno un qualche peso a Roma, dove nei prossimi giorni è in programma l’undicesima riunione degli Amici della Siria, il gruppo di Paesi che sostiene l’opposizione. Nella capitale italiana ci dovrebbe essere anche Ahmed Mouaz Al Khatib. Il presidente della Coalizione nazionale siriana (uno dei principali gruppi di opposizione) aveva in un primo tempo annunciato il boicottaggio del vertice, ma sembra essere tornato sui suoi passi. (R.P.)
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