Per il Dipartimento di Stato è fra le 10 donne “più coraggiose” al mondo per la sua battaglia pro-libertà. Deve scontare 10 anni di prigione per attività “sovversive” e scritti “infamanti” contro governo e partito. In realtà denunciava la corruzione dilagante e le storture del sistema giudiziario vietnamita. Hanoi e la repressione in rete.
Asianews - La vicenda della blogger cattolica Maria Tạ Phong Tần è l'emblema degli abusi e delle violenze delle autorità vietnamite contro le voci libere, in particolare quanti usano internet e la rete per denunciare violazioni ai diritti umani. Nei giorni scorsi l'organizzazione internazionale Reporter senza frontiere ha confermato Hanoi nella lista dei Paesi "nemici di internet", classificandolo nella classifica sulla libertà di stampa al 172 posto su 179 nazioni Per censura e repressione di blogger e internauti si classifica al terzo posto dopo Cina e Oman. Per questo il governo statunitense ha voluto riconoscere e premiareil coraggio di Maria, ancora oggi in carcere in seguito a una condanna a 10 anni di galera, più altri cinque di libertà vigilata. A fine luglio 2012, alla vigilia del processo, la madre della 44enne cattolica - accusata di attività "sovversiva" e scritti "infamanti" contro governo e partito, per aver diffuso in rete articoli sul sistema carcerario e le storture della giustizia - si era data fuoco davanti agli edifici governativi della provincia di Bac Lieu, per denunciare le storture di un processo farsa. L'anziana donna è morta il giorno stesso per le gravi ustioni riportate, mentre i parenti dell'imputata - fratelli e sorelle - sono stati più volte oggetto di minacce e "avvertimenti".
Oltre che sulla giustizia, Maria ha diffuso centinaia di articoli sui temi della corruzione e del malaffare; essa è un simbolo di vero patriottismo, una voce "libera" in una stampa asservita al regime e per questo ha dovuto subire maltrattamenti, violenze e una condanna durissima. In occasione della Festa della donna, che si è celebrata l'8 marzo scorso, il governo statunitense ha voluto premiare la blogger cattolica, inserendola nella speciale classifica delle "10 donne più coraggiose al mondo". Alla cerimonia tenuta a Washington sono intervenuti anche il segretario di Stato Usa John Kerry e la "first Lady" Michelle Obama. Negli ultimi due anni le autorità di Hanoi hanno operato l'arresto di blogger e internauti in base all'accusa di violazioni alla "sicurezza nazionale", che di recente si sono ancor più intensificate. Ad oggi sono almeno 32 gli attivisti della rete "rinchiusi, incriminati o condannati a pene detentive nelle prigioni [del Paese] per aver manifestato il loro dissenso pacifico o aver criticato le politiche governative". Diciassette di loro sono stati condannati in base al "draconiano" articolo 88 del Codice penale, che reprime la "propaganda contro lo Stato". Una delle blogger imprigionate, la 25enne Nguyen Hoang Vi, avrebbe inoltre subito abusi sessuali da parte delle forze di polizia, nel corso di una "controllo sull'identità" nel dicembre 2012. La ragazza si trovava nei presso di un tribunale, all'interno del quale si stava svolgendo un processo a carico di un altro blogger. Nelle maglie della giustizia vietnamita sono finiti anche attivisti e blogger cattolici, che di recente hanno subito condanne "fino a 13 anni di prigione".
Asianews - La vicenda della blogger cattolica Maria Tạ Phong Tần è l'emblema degli abusi e delle violenze delle autorità vietnamite contro le voci libere, in particolare quanti usano internet e la rete per denunciare violazioni ai diritti umani. Nei giorni scorsi l'organizzazione internazionale Reporter senza frontiere ha confermato Hanoi nella lista dei Paesi "nemici di internet", classificandolo nella classifica sulla libertà di stampa al 172 posto su 179 nazioni Per censura e repressione di blogger e internauti si classifica al terzo posto dopo Cina e Oman. Per questo il governo statunitense ha voluto riconoscere e premiareil coraggio di Maria, ancora oggi in carcere in seguito a una condanna a 10 anni di galera, più altri cinque di libertà vigilata. A fine luglio 2012, alla vigilia del processo, la madre della 44enne cattolica - accusata di attività "sovversiva" e scritti "infamanti" contro governo e partito, per aver diffuso in rete articoli sul sistema carcerario e le storture della giustizia - si era data fuoco davanti agli edifici governativi della provincia di Bac Lieu, per denunciare le storture di un processo farsa. L'anziana donna è morta il giorno stesso per le gravi ustioni riportate, mentre i parenti dell'imputata - fratelli e sorelle - sono stati più volte oggetto di minacce e "avvertimenti".
Oltre che sulla giustizia, Maria ha diffuso centinaia di articoli sui temi della corruzione e del malaffare; essa è un simbolo di vero patriottismo, una voce "libera" in una stampa asservita al regime e per questo ha dovuto subire maltrattamenti, violenze e una condanna durissima. In occasione della Festa della donna, che si è celebrata l'8 marzo scorso, il governo statunitense ha voluto premiare la blogger cattolica, inserendola nella speciale classifica delle "10 donne più coraggiose al mondo". Alla cerimonia tenuta a Washington sono intervenuti anche il segretario di Stato Usa John Kerry e la "first Lady" Michelle Obama. Negli ultimi due anni le autorità di Hanoi hanno operato l'arresto di blogger e internauti in base all'accusa di violazioni alla "sicurezza nazionale", che di recente si sono ancor più intensificate. Ad oggi sono almeno 32 gli attivisti della rete "rinchiusi, incriminati o condannati a pene detentive nelle prigioni [del Paese] per aver manifestato il loro dissenso pacifico o aver criticato le politiche governative". Diciassette di loro sono stati condannati in base al "draconiano" articolo 88 del Codice penale, che reprime la "propaganda contro lo Stato". Una delle blogger imprigionate, la 25enne Nguyen Hoang Vi, avrebbe inoltre subito abusi sessuali da parte delle forze di polizia, nel corso di una "controllo sull'identità" nel dicembre 2012. La ragazza si trovava nei presso di un tribunale, all'interno del quale si stava svolgendo un processo a carico di un altro blogger. Nelle maglie della giustizia vietnamita sono finiti anche attivisti e blogger cattolici, che di recente hanno subito condanne "fino a 13 anni di prigione".
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