Sorge nel quartiere Prenestino ed è stato inaugurato nel giorno di Pasqua alla presenza di sedici monaci arrivati nella Capitale da Taiwan
Città Nuova - Quando nel 1870 Roma diventò capitale d’Italia, erano solo due le denominazioni religiose che la caratterizzavano: i cristiani e gli ebrei, che pure vantavano una presenza più antica di quella dei seguaci di Cristo. Oggi la capitale offre una immagine consona ai processi migratori e alla internazionalizzazione delle religioni, fenomeni oggetto di studio da parte di studiosi ed antropologi. Lo dimostra il fatto che, dopo la grande moschea della capitale ormai da due decenni parte del panorama e della vita socio-religiosa di Roma, si è aggiunto ora un tempio buddhista cinese, che vanta il primato di essere il più grande non solo della capitale o del nostro Paese, ma dell’intero continente. L’inaugurazione è avvenuta proprio nella domenica di Pasqua, nella periferia romana, sulla Prenestina, una zona costellata di capannoni e conteiner. È in questo angolo di Roma che avviene lo stoccaggio di merce all'ingrosso con articoli di generi svariati (biancheria, intimo, ma anche articoli da viaggio e casalinghi) tutti rigorosamente «made in China», rivenduti, poi, nella zona di piazza Vittorio, dove si avverte in maniera particolarmente la presenza della comunità cinese della capitale. In effetti sono tra i 5 ed i 7 mila i cinesi che vivono a Roma, quasi tutti provenienti da una zona precisa dell’immenso Paese asiatico, lo Zejiang, nella Cina meridionale.
Per la consacrazione e purificazione del tempio Hua Yi Si, erano arrivati da Taiwan sedici monaci, che si sono uniti a circa mille cinesi provenienti da diverse parti di Roma, arrivati nella zona fin dalle prime ore del mattino. Coloro che non avevano ricevuto un invito ufficiale hanno potuto seguire il procedere delle varie cerimonie su maxischermi posti all’esterno dove l’ambiente, più che dalle ritualità dei monaci, è stata animata dal chiacchierare e dal socializzare, mentre si gusta qualcosa al buffet cinese.
A condurre la delegazione era il monaco di Taiwan Shang Jien Xia Deng, officiante principale dei vari riti, che hanno avuto inizio alle nove. Alle 9.15 è giunto il sindaco Alemanno che, nel corso del suo intervento, ha sottolineato come la presenza di questo nuovo luogo di culto rappresenti un segno dello spirito di tolleranza che caratterizza la città di Roma. «È un altro primato della tolleranza religiosa nella nostra città - ha spiegato il primo cittadino. - Abbiamo già la moschea più grande d'Europa ed ora questo tempio buddista. Nella Roma cristiana e nel giorno di Pasqua ribadiamo che i valori religiosi sono tali per tutta l'umanità, aiutano la crescita dei valori umani e per questo esprimiamo grande vicinanza a tutti coloro che praticano la religione con correttezza».
Il sindaco ha sottolineato anche come la comunità cinese stia crescendo «in pace e concordia con il resto di Roma» ed ha ammesso di aver contribuito come comune al finanziamento della costruzione del tempio.
Particolarmente solenne e sentito il momento in cui il monaco Shang Jien Xia Deng ha dipinto simbolicamente gli occhi del Buddha. Il tempio, arricchito per il momento dell’inaugurazione dalla presenza di monaci di Taiwan, è comunque animato da quattro donne che vivono a Roma.
Città Nuova - Quando nel 1870 Roma diventò capitale d’Italia, erano solo due le denominazioni religiose che la caratterizzavano: i cristiani e gli ebrei, che pure vantavano una presenza più antica di quella dei seguaci di Cristo. Oggi la capitale offre una immagine consona ai processi migratori e alla internazionalizzazione delle religioni, fenomeni oggetto di studio da parte di studiosi ed antropologi. Lo dimostra il fatto che, dopo la grande moschea della capitale ormai da due decenni parte del panorama e della vita socio-religiosa di Roma, si è aggiunto ora un tempio buddhista cinese, che vanta il primato di essere il più grande non solo della capitale o del nostro Paese, ma dell’intero continente. L’inaugurazione è avvenuta proprio nella domenica di Pasqua, nella periferia romana, sulla Prenestina, una zona costellata di capannoni e conteiner. È in questo angolo di Roma che avviene lo stoccaggio di merce all'ingrosso con articoli di generi svariati (biancheria, intimo, ma anche articoli da viaggio e casalinghi) tutti rigorosamente «made in China», rivenduti, poi, nella zona di piazza Vittorio, dove si avverte in maniera particolarmente la presenza della comunità cinese della capitale. In effetti sono tra i 5 ed i 7 mila i cinesi che vivono a Roma, quasi tutti provenienti da una zona precisa dell’immenso Paese asiatico, lo Zejiang, nella Cina meridionale.
Per la consacrazione e purificazione del tempio Hua Yi Si, erano arrivati da Taiwan sedici monaci, che si sono uniti a circa mille cinesi provenienti da diverse parti di Roma, arrivati nella zona fin dalle prime ore del mattino. Coloro che non avevano ricevuto un invito ufficiale hanno potuto seguire il procedere delle varie cerimonie su maxischermi posti all’esterno dove l’ambiente, più che dalle ritualità dei monaci, è stata animata dal chiacchierare e dal socializzare, mentre si gusta qualcosa al buffet cinese.
A condurre la delegazione era il monaco di Taiwan Shang Jien Xia Deng, officiante principale dei vari riti, che hanno avuto inizio alle nove. Alle 9.15 è giunto il sindaco Alemanno che, nel corso del suo intervento, ha sottolineato come la presenza di questo nuovo luogo di culto rappresenti un segno dello spirito di tolleranza che caratterizza la città di Roma. «È un altro primato della tolleranza religiosa nella nostra città - ha spiegato il primo cittadino. - Abbiamo già la moschea più grande d'Europa ed ora questo tempio buddista. Nella Roma cristiana e nel giorno di Pasqua ribadiamo che i valori religiosi sono tali per tutta l'umanità, aiutano la crescita dei valori umani e per questo esprimiamo grande vicinanza a tutti coloro che praticano la religione con correttezza».
Il sindaco ha sottolineato anche come la comunità cinese stia crescendo «in pace e concordia con il resto di Roma» ed ha ammesso di aver contribuito come comune al finanziamento della costruzione del tempio.
Particolarmente solenne e sentito il momento in cui il monaco Shang Jien Xia Deng ha dipinto simbolicamente gli occhi del Buddha. Il tempio, arricchito per il momento dell’inaugurazione dalla presenza di monaci di Taiwan, è comunque animato da quattro donne che vivono a Roma.
di Roberto Catalano
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