Il sindaco di Firenze prende in mano la situazione: “Cambiare il Partito Democratico per cambiare l'Italia”. “Basta inseguire Grillo – aggiunge - dettiamo noi l'agenda a partire dall'emergenza lavoro”.
di Ilaria Sulla
Già dagli ultimi mesi, e in particolare dal periodo immediatamente successivo alle elezioni politiche, il Partito Democratico ha manifestato i sintomi di una mancata compattezza che, pochi giorni fa, ha finito per distruggerlo dall’interno. Il colpo finale è arrivato con le votazioni per la Presidenza della Repubblica: prima la mancata elezione di Marini, poi il tentativo (sventato dai 101 franchi tiratori) di eleggere Prodi ed infine la rielezione di Napolitano. Una dietro l’altra sono arrivate le dimissioni di Rosy Bindi e di Bersani: “Uno su quattro ha tradito” ha detto amareggiato il segretario Pd.
Ciò che si profila sulle macerie del Pd è l’arrivo di un nuovo leader capace di ricostruire. Renzi si dice pronto a candidare un progetto a favore di un “nuovo riformismo”. Inoltre per il sindaco di Firenze è necessario non aver paura del popolo del web: “Basta inseguire Grillo, dettiamo noi l'agenda a partire dall'emergenza lavoro”. Ha poi aggiunto: “Il Pd ha avuto una strategia perdente in quasi tutto. Ha inseguito le formule e i tatticismi regalando la leadership della discussione una volta a Grillo, una volta Berlusconi”.
Il sindaco di Firenze sarebbe incoronato proprio da quelli che hanno silurato il tentativo di far eleggere Romano Prodi al Quirinale, i 101 franchi tiratori. L’operazione si svolgerebbe nel prossimo congresso del Pd, in autunno. Poi le elezioni politiche, previste, su esplicita richiesta di Giorgio Napolitano, per il prossimo anno e con una nuova legge elettorale. L’alternativa sarebbe il 2015, perché nel giugno del prossimo anno si voteranno già amministrative ed europee.
I più vicini al sindaco si augurano che nasca un'altra formazione di sinistra che unisca Vendola, Ingroia e la parte della sinistra Pd più vicina a Grillo. Per loro, solo così nascerebbe un Pd veramente riformista e innovatore. Franco Marini, invece, ha confessato il suo timore: “Renzi è uno che ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali. Se non modera questa ambizione finisce fuori strada”.
L’unica certezza, per adesso, sono le dimissioni di Bersani e della Bindi, che peggiorano una situazione già precaria. Sulla carta la reggenza del Partito passerebbe al vice Letta, ma le strade sarebbero due: convocare l’assemblea per scegliere un segretario provvisorio oppure nominare direttamente Letta, come accadde con Franceschini dopo le dimissioni di Veltroni. Proprio di questo si discuterà martedì, quando sarà convocata una direzione in attesa del governo.
Già dagli ultimi mesi, e in particolare dal periodo immediatamente successivo alle elezioni politiche, il Partito Democratico ha manifestato i sintomi di una mancata compattezza che, pochi giorni fa, ha finito per distruggerlo dall’interno. Il colpo finale è arrivato con le votazioni per la Presidenza della Repubblica: prima la mancata elezione di Marini, poi il tentativo (sventato dai 101 franchi tiratori) di eleggere Prodi ed infine la rielezione di Napolitano. Una dietro l’altra sono arrivate le dimissioni di Rosy Bindi e di Bersani: “Uno su quattro ha tradito” ha detto amareggiato il segretario Pd.
Ciò che si profila sulle macerie del Pd è l’arrivo di un nuovo leader capace di ricostruire. Renzi si dice pronto a candidare un progetto a favore di un “nuovo riformismo”. Inoltre per il sindaco di Firenze è necessario non aver paura del popolo del web: “Basta inseguire Grillo, dettiamo noi l'agenda a partire dall'emergenza lavoro”. Ha poi aggiunto: “Il Pd ha avuto una strategia perdente in quasi tutto. Ha inseguito le formule e i tatticismi regalando la leadership della discussione una volta a Grillo, una volta Berlusconi”.
Il sindaco di Firenze sarebbe incoronato proprio da quelli che hanno silurato il tentativo di far eleggere Romano Prodi al Quirinale, i 101 franchi tiratori. L’operazione si svolgerebbe nel prossimo congresso del Pd, in autunno. Poi le elezioni politiche, previste, su esplicita richiesta di Giorgio Napolitano, per il prossimo anno e con una nuova legge elettorale. L’alternativa sarebbe il 2015, perché nel giugno del prossimo anno si voteranno già amministrative ed europee.
I più vicini al sindaco si augurano che nasca un'altra formazione di sinistra che unisca Vendola, Ingroia e la parte della sinistra Pd più vicina a Grillo. Per loro, solo così nascerebbe un Pd veramente riformista e innovatore. Franco Marini, invece, ha confessato il suo timore: “Renzi è uno che ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali. Se non modera questa ambizione finisce fuori strada”.
L’unica certezza, per adesso, sono le dimissioni di Bersani e della Bindi, che peggiorano una situazione già precaria. Sulla carta la reggenza del Partito passerebbe al vice Letta, ma le strade sarebbero due: convocare l’assemblea per scegliere un segretario provvisorio oppure nominare direttamente Letta, come accadde con Franceschini dopo le dimissioni di Veltroni. Proprio di questo si discuterà martedì, quando sarà convocata una direzione in attesa del governo.
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