martedì, aprile 09, 2013
A seguito di una nuova serie di attacchi contro la popolazione civile dell'Afghanistan, Amnesty International ha rinnovato la richiesta a tutte le parti in conflitto di prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare perdite civili.  

Amnesty - Il 3 aprile 2013, un attacco contro un edificio pubblico nella provincia di Farah ha causato almeno 41 morti e oltre 100 feriti. A rivendicarlo sono stati i talebani, che in precedenza si erano pubblicamente impegnati a ridurre le perdite civili. Il 6 aprile, almeno 12 civili tra cui 10 bambini sono stati uccisi nella provincia di Kumar in un attacco aereo della Nato. Il 7 aprile, nella provincia di Wardak, un autobus ha urtato una mina ed è esploso, causando almeno nove morti e 20 feriti. Si ritiene che l'attacco sia stato compiuto dai talebani. Secondo la Missione Onu d'assistenza in Afghanistan, nel 2012 i civili uccisi nel corso del conflitto sono stati 2754. Le forze afghane e quelle internazionali sarebbero responsabili dell'otto per cento di queste morti. Amnesty International ha chiesto alle forze Nato/Isaf di indagare su tutte le denunce relative a civili uccisi a seguito delle loro operazioni, di processare i responsabili, fornire risarcimenti alle famiglie delle vittime e individuare, prima del ritiro dall'Afghanistan, meccanismi efficaci di accertamento delle responsabilità.

I talebani sono chiamati in causa per 2179 vittime tra la popolazione civile, soprattutto a causa di ordigni esplosivi improvvisati o di attacchi mirati contro i civili.

Amnesty International ha ulteriormente chiesto che la Corte penale internazionale avvii un'indagine contro coloro che sono sospettati, in ogni parte coinvolta nel conflitto, di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.


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