Il 18 aprile le Camere si riuniranno per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana, a scrutinio rigorosamente segreto. Il nuovo Presidente avrà un compito importante, quello di gestire una fase molto delicata che perdura ormai da troppi mesi, in un Paese completamente diviso
di Simona Santullo
Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato. A lui spetta il compito di assicurare l’equilibrio del sistema, rappresentare l’unità nazionale e garantire l’osservanza della Costituzione. Tra le sue funzioni però non rientra la possibilità di esercitare alcun potere fondamentale come quello legislativo, esecutivo o giudiziario. Di fatto è una poltrona molto ambita da tanti personaggi illustri della nostra politica. Giorgio Napolitano è l’undicesimo Presidente della Repubblica italiana e il 15 maggio terminerà il suo mandato, e lo farà con l’assoluta certezza di aver tentato il tutto per tutto per dare una possibilità a questo Paese. Infatti dopo il fallimento delle consultazioni affidate a Pier Luigi Bersani, che avevano lo scopo di verificare la possibilità di formare un governo politico e che invece hanno portato all’ennesimo fallimento di tutta la politica italiana, le dimissioni di Napolitano sembravano l’unica soluzione possibile di fronte allo stallo più assoluto del sistema politico. Invece il Presidente Napolitano non si è dimesso, perché fermamente intenzionato a non lasciare il Colle senza aver dato un Esecutivo al nostro povero Paese. Così, invece delle sue dimissioni, ha lanciato la nomina di 10 “saggi” che hanno il compito di individuare in 8-10 giorni precise proposte programmatiche comuni e condivisibili, necessarie per guidare il Paese.
La decisione di Napolitano è stata ampiamente criticata da ogni forza politica, e non poteva essere altrimenti. Ma a ben pensarci, con quale potere il Presidente nomina questi dieci “saggi”, dato che nella nostra Costituzione non è prevista in alcun modo tale possibilità, da molti ritenuta palesemente incostituzionale? Non voglio assolutamente entrare nel merito della “saggezza” dei “saggi”, anche se ritengo, come molti, che alcune di queste persone siamo molto discutibili sulla saggezza politica. Voglio entrare invece nel merito della decisione del Presidente di non abbandonare la barca che affonda: il sistema politico italiano è sempre più debilitato, ma ciò non sembra importare a nessuno dei nostri governanti, ad eccezione appunto del Presidente, che sta cercando in tutti i modi di dare delle risposte concrete a questo Paese e al popolo italiano. Eppure sarebbe bastato uno sforzo maggiore da parte di tutti, da Bersani a Berlusconi a Grillo; queste persone hanno forse dimenticato che un politico deve saper mediare per il bene della società che rappresentano e che devono tutelare?
In questi terribili mesi della storia italiana, Giorgio Napolitano è stato garante dell’Italia anche verso l’Unione Europea, verso gli altri Stati e verso i mercati finanziari, dove non abbiamo più uno straccio di credibilità. Ad oggi, fortunatamente, ancora non abbiamo fatto la fine della Grecia o di Cipro, e Napolitano non ha abbandonato perché sta dicendo al mondo che l’Italia vuole farcela a tutti i costi. I partiti politici invece lo hanno abbandonato proprio alla fine del suo mandato presidenziale, segno tangibile di una classe politica che non sa più che “pesci pigliare” ed è arrivata al capolinea.
Caro Presidente, grazie per il suo rispetto. Lei ha ragione, è vero, il nostro Paese ha davvero bisogno di persone sagge e di saggezza; e ne ha bisogno soprattutto da parte dei suoi governanti, che purtroppo però in questi ultimi vent’anni tutto hanno fatto tranne che essere saggi. I nostri politici non avrebbero mai dovuto dimenticare che fare politica è onestà; chi si lascia corrompere o pensa esclusivamente a salvaguardare i propri interessi non è idoneo a fare politica. La maggioranza della nostra classe politica manca di etica e di morale, ed è evidente come l’Italia oggi sia un Paese da ricostruire anche moralmente. Ma soprattutto ai nostri politici manca la volontà e la capacità di ammettere i loro sbagli, prolungati nel tempo, che hanno ridotto tutti noi ad essere un popolo insoddisfatto e quasi disperato; mancano della capacità di provare vergogna per quello che negli anni hanno rubato alla società tutta, per puro arricchimento personale, dimenticando che a loro è richiesto di essere dei buoni amministratori della cosa pubblica.
La volontà degli italiani è chiara: vogliamo mandare a casa tutti questi illustri signori. E ciò, potete starne certi, avverrà, anche se probabilmente ci vorrà del tempo, lo stesso forse che occorrerà a tutti noi per ricostruire la nostra Italia.
di Simona Santullo
Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato. A lui spetta il compito di assicurare l’equilibrio del sistema, rappresentare l’unità nazionale e garantire l’osservanza della Costituzione. Tra le sue funzioni però non rientra la possibilità di esercitare alcun potere fondamentale come quello legislativo, esecutivo o giudiziario. Di fatto è una poltrona molto ambita da tanti personaggi illustri della nostra politica. Giorgio Napolitano è l’undicesimo Presidente della Repubblica italiana e il 15 maggio terminerà il suo mandato, e lo farà con l’assoluta certezza di aver tentato il tutto per tutto per dare una possibilità a questo Paese. Infatti dopo il fallimento delle consultazioni affidate a Pier Luigi Bersani, che avevano lo scopo di verificare la possibilità di formare un governo politico e che invece hanno portato all’ennesimo fallimento di tutta la politica italiana, le dimissioni di Napolitano sembravano l’unica soluzione possibile di fronte allo stallo più assoluto del sistema politico. Invece il Presidente Napolitano non si è dimesso, perché fermamente intenzionato a non lasciare il Colle senza aver dato un Esecutivo al nostro povero Paese. Così, invece delle sue dimissioni, ha lanciato la nomina di 10 “saggi” che hanno il compito di individuare in 8-10 giorni precise proposte programmatiche comuni e condivisibili, necessarie per guidare il Paese.
La decisione di Napolitano è stata ampiamente criticata da ogni forza politica, e non poteva essere altrimenti. Ma a ben pensarci, con quale potere il Presidente nomina questi dieci “saggi”, dato che nella nostra Costituzione non è prevista in alcun modo tale possibilità, da molti ritenuta palesemente incostituzionale? Non voglio assolutamente entrare nel merito della “saggezza” dei “saggi”, anche se ritengo, come molti, che alcune di queste persone siamo molto discutibili sulla saggezza politica. Voglio entrare invece nel merito della decisione del Presidente di non abbandonare la barca che affonda: il sistema politico italiano è sempre più debilitato, ma ciò non sembra importare a nessuno dei nostri governanti, ad eccezione appunto del Presidente, che sta cercando in tutti i modi di dare delle risposte concrete a questo Paese e al popolo italiano. Eppure sarebbe bastato uno sforzo maggiore da parte di tutti, da Bersani a Berlusconi a Grillo; queste persone hanno forse dimenticato che un politico deve saper mediare per il bene della società che rappresentano e che devono tutelare?
In questi terribili mesi della storia italiana, Giorgio Napolitano è stato garante dell’Italia anche verso l’Unione Europea, verso gli altri Stati e verso i mercati finanziari, dove non abbiamo più uno straccio di credibilità. Ad oggi, fortunatamente, ancora non abbiamo fatto la fine della Grecia o di Cipro, e Napolitano non ha abbandonato perché sta dicendo al mondo che l’Italia vuole farcela a tutti i costi. I partiti politici invece lo hanno abbandonato proprio alla fine del suo mandato presidenziale, segno tangibile di una classe politica che non sa più che “pesci pigliare” ed è arrivata al capolinea.
Caro Presidente, grazie per il suo rispetto. Lei ha ragione, è vero, il nostro Paese ha davvero bisogno di persone sagge e di saggezza; e ne ha bisogno soprattutto da parte dei suoi governanti, che purtroppo però in questi ultimi vent’anni tutto hanno fatto tranne che essere saggi. I nostri politici non avrebbero mai dovuto dimenticare che fare politica è onestà; chi si lascia corrompere o pensa esclusivamente a salvaguardare i propri interessi non è idoneo a fare politica. La maggioranza della nostra classe politica manca di etica e di morale, ed è evidente come l’Italia oggi sia un Paese da ricostruire anche moralmente. Ma soprattutto ai nostri politici manca la volontà e la capacità di ammettere i loro sbagli, prolungati nel tempo, che hanno ridotto tutti noi ad essere un popolo insoddisfatto e quasi disperato; mancano della capacità di provare vergogna per quello che negli anni hanno rubato alla società tutta, per puro arricchimento personale, dimenticando che a loro è richiesto di essere dei buoni amministratori della cosa pubblica.
La volontà degli italiani è chiara: vogliamo mandare a casa tutti questi illustri signori. E ciò, potete starne certi, avverrà, anche se probabilmente ci vorrà del tempo, lo stesso forse che occorrerà a tutti noi per ricostruire la nostra Italia.
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