mercoledì, aprile 10, 2013
Impronta ecologica di prodotti e organizzazioni perché la sostenibilità non diventi soltanto uno slogan

Greenreport - Promuovere un'idea di impresa verde implica precise valutazioni di merito sul ciclo di vita dei prodotti immessi in commercio, come pure sulla sostenibilità dell'attività aziendale nel suo complesso: al momento, però, proprio quando la green economy rappresenta il trampolino di lancio verso un nuovo e più sostenibile modello di sviluppo, rischia di trasformarsi in un tranello. Si tratta di un rischio troppo grande da non provare a imporre dei paletti. La Commissione europea, proseguendo nella strada tracciata dalla Tabelladi marcia verso un'efficiente impiego delle risorse, ci prova lanciando da oggi un'innovativa iniziativa: il mercato unico dei prodotti verdi. Ammantarsi del titolo di eco-sostenibile senza avere alle spalle delle solide valutazione che lo giustifichino introduce soltanto elementi discorsivi: per il cliente - che è attratto ma ingannato dall'affollarsi di sirene che lo richiamano ad un consumo apparentemente più responsabile - e anche per il mercato, che regala così vantaggi immeritati a quelle aziende che meglio riescono a farsi pubblicità.

In un recente rapporto della società di consulenza Reinventami si legge che «La propensione alla spesa per i prodotti green è aumentata. Oggi i consumatori disposti a pagare di più per i prodotti green sono il 50 % degli intervistati a differenza del 17% riportato nel 2010». Al contempo, «la confusione nella mente dei clienti sul corretto significato del termine green nel corso degli anni invece che diminuire è aumentata». Ma la sostenibilità è un percorso di sviluppo, non un gioco di parole: si tratta di un nodo da sciogliere al più presto. Anche secondo l'ultimo Eurobarometro sui green products, il 48% dei consumatori europei è confuso dal flusso di informazioni ambientali che ricevono. Come chiedono anche diverse associazioni di categoria, occorre adesso per un approccio pan-europeo fondato su valutazioni di carattere scientifico a livello UE, che risponde con l'odierna Comunicazione sulla costruzione del mercato unico per i prodotti verdi e una raccomandazione sull'uso dei metodi.

La proposta della Commissione Ue si articola attorno ai pilastri dell'impronta ecologica di prodotto durante tutto il suo ciclo di vita (Pef) e quello delle organizzazioni (Oef), metodologie che sono state sviluppate dal Centro comune di ricerca della Commissione europea e che sono arrivate adesso alla fine di un percorso di definizione avviato nel 2011. Dopo questo lungo percorso, la Commissione annuncia un periodo di prova di 3 anni - che prenderà avvio non appena la Comunicazione verrà adottata, il cui feedback verrà attentamente valutato per scegliere come proseguire - durante il quale raccomanda l'utilizzo (soltanto volontario) degli strumenti Pef e Oef da parte di Stati membri, imprese e istituzioni finanziarie, chiedendo di applicare i principi di trasparenza, completezza e comparabilità per comunicare le prestazioni ambientali, sostenendo così gli sforzi internazionali verso un maggiore sviluppo metodologico per la disponibilità dei dati (ancora assai carente in molti settori, come quello della corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti e quello dell'industria del riciclo). Anche a livello di stati nazionali, infatti, già qualcosa si muove in tal senso. In Italia, l'Istat ha recentemente pubblicato con Csr Manager Network un set di indicatori di sostenibilità rivolto alle imprese, adottando un approccio interessante ma sicuramente migliorabile, come ammesso dallo stesso presidente Istat, Enrico Giovannini: l'impulso di matrice europea potrebbe servire proprio a questo scopo.

«Per rilanciare la crescita sostenibile - ha tenuto a precisare il commissario Ue per l'Ambiente Janez Potočnik - abbiamo bisogno di fare in modo che i prodotti più ecologici presenti sul mercato siano noti e riconoscibili, dando ai cittadini informazioni affidabili e comparabili sugli impatti ambientali e le credenziali dei prodotti e delle organizzazioni, permettendo loro di scegliere e aiutando le aziende ad allineare i loro metodi tagliando costi oneri amministrativi». In un mondo sempre più complesso, a fare la differenza per lo sviluppo sostenibile non può essere soltanto un attore ma - insieme - politica, imprese e consumatori: tutti cittadini dell'unico pianeta che dobbiamo in ogni modo riuscire a salvaguardare, non per ecologismo ma per il nostro stesso benessere.

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