domenica, aprile 21, 2013
“La misura è colma”, “la violenza sulle donne reclama un’attenzione maggiore da parte di tutti” e in particolare dal Parlamento. 

Radio Vaticana - Così scrive il presidente della Camera, Laura Boldrini, in una lettera pubblicata ieri dal “Corriere della Sera”. Solo negli ultimi giorni una donna a Pesaro è stata devastata dall’acido gettatole sul viso e un’altra, vicino a Roma, è stata uccisa a colpi di pistola. A colpire, l’ex compagno e l’ex marito. Per fermare la strage delle donne, la Boldrini chiede norme più incisive, ma anche un cambio di mentalità. Si tratta di cambiare le teste, sostiene. Adriana Masotti ha parlato con Annamaria Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista: ascolta

R. - Io penso che sia giusto e vero che bisogna cambiare la testa delle persone; quindi, il modo di pensare degli uomini e delle donne: delle donne perché non capiscono la violenza. Bisogna cambiare anche la testa di molte persone che compongono il personale ospedaliero, la testa delle forze dell’ordine, la testa dei pubblici ministeri; perché io lo vedo nella mia professione: ci sono donne che arrivano a situazioni di violenze estreme - dopo esser passate dagli amici, dai medici, dai carabinieri, o dalla polizia - fanno anche una denuncia circostanziata e però rimane lì. Rimane lì per tempi infiniti. Quindi, questo vuol dire che l’allarme violenza deve essere in ogni singolo cittadino, a maggior ragione se ha un ruolo di tutela, di protezione, o di giustizia.

D. – Prevedere delle procedure nuove nei casi di separazione o di divorzi che proteggano eventualmente la parte più debole da eventuali ricatti, persecuzioni e violenze, può essere una strada giusta?

R. – Non è solo questione di procedura, perché comunque di fronte alla violenza dell’altro, al ricatto, fino al momento in cui la persona ha qualcosa da condividere con il violento – questo per esempio accade se ci sono i figli – è quasi insuperabile. Io credo che in Italia di leggi ne abbiamo troppe, tantissime, ma che non vengono applicate: ad esempio, è stata fatta la legge sullo stalking, che secondo me è stata un grande successo, ma è applicata come si dovrebbe? No. Ogni volta bisogna scrivere, insistere, andare dal Pm… Lo stalking spessissimo è l’atto preliminare ad una violenza successiva. Quindi, se si devono fare altre leggi si facciano, ma intanto quelle che abbiamo potrebbero già servire se le persone, gli operatori del diritto - che hanno a che fare anche con le separazioni e i divorzi - avessero una testa diversa. Le sembra che un violento voglia andare da un mediatore?

D. – Tra le persone che dovrebbero cambiare la testa ha citato anche medici e magistrati. La realtà qual è in questo momento?

R. – La realtà è che ci sono medici scrupolosissimi, che fanno la denuncia immediatamente, chiamano, convincono la persona coinvolta... Poi c’è un’altrettanta parte di medici che se ne disinteressa nel modo più assoluto. La stessa cosa succede per i magistrati, cioè con i Pm dai quali si fa la denuncia, ma anche con i giudici che poi devono giudicare. Anni fa ho scritto un libro, “Calci nel cuore”, dove ho detto che le donne sono capaci - pur di convincersi di essere amate - di accettare le carezze del “nemico”, ma anche la maggior parte degli operatori del diritto – pur di togliersi davanti il loro lavoro – accettano l’apparenza.

D. – A proposito di mentalità: la presidente della Camera, Laura Boldrini, denuncia anche una scorretta comunicazione in Italia e dice che prepara il terreno alla violenza. Anche questo è un settore su cui si potrebbe fare di più…

R. – Sono d’accordo. I giovani, i minori potrebbero trarre giovamento da un cambiamento dei fotogrammi televisivi, sia che riguardino episodi di violenza, racconti, cronaca, telefilm, sia che riguardino in genere la sessualità ultra esibita, che io trovo porti alla violenza. Altro problema secondo me gravissimo è quello dei videogiochi, dove le persone muoiono come se niente fosse ed in questo modo la morte viene banalizzata.

D. – Non so se per finire c’è un messaggio di incoraggiamento che possiamo dare alle donne… Anche forse una richiesta di impegno, come ad esempio educare i figli maschi al rispetto…

R. – Esattamente questo. È un discorso che per tutte le mamme oggi è un impegno. È un discorso che tutte le mamme oggi dovrebbero fare, controllando i bambini anche nei giochi, perché non dobbiamo dimenticarci che l’aggressività fa parte della natura umana e deve essere indirizzata, in modo energico ed entusiasta, nella conquista e nella costruzione di cose positive. Quindi, secondo me, ci vuole anche nelle mamme, una certa "aggressività" nel senso di incisività nell’educare i bambini al rispetto della vita; non tanto al rispetto delle donne, ma al rispetto che deve avere la vita, bene prezioso da onorare tutti i giorni e da rispettare.


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