domenica, aprile 07, 2013
Il Panda: «All’oasi Dynamo rispettate tutte le procedure»

Greenreport - Nei giorni scorsi l'associazione cinghialai e Federcaccia della provincia di Pistoia avevano lanciato un accorato appello per fermare l'abbattimento dei cinghiali da parte delle guardie venatorie nell'area dell'ex Smi di Campo Tizzoro a San Marcello Pistoiese. «Non ha senso ciò che è accaduto e sta accadendo», dicono i cacciatori che chiedono venga fermata quella che definiscono «La mattanza» in zone dove i cinghiali non fanno danni, il tutto con il via libera della Provincia e il silenzio del Wwf che gestisce l'Oasi di Dynamo. In una riunione a San Marcello Pistoiese 200 cacciatori si sono detti d'accordo sullo sterminio dei cinghiale dove questi ungulati fanno danni, ma assolutamente contrari nell'oasi gestita dal Wwf, «In piena area vocata, cioè dove secondo il piano faunistico provinciale di Pistoia la presenza del cinghiale è compatibile con il territorio».

Ai cinghialai ed alla Federcaccia pistoiese risponde oggi il Wwf: «Gli interventi effettuati sulla popolazione di cinghiale interna al perimetro dell'Oasi Dynamo tramite cattura e successivo abbattimento da parte di agenti della Polizia Provinciale è parte di un piano di controllo promosso dalla Provincia di Pistoia a seguito di apposita autorizzazione della Regione Toscana, che segue espressamente le Linee Guida previste dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dal ministero dell'ambiente nei casi di gestione del cinghiale all'interno di aree protette, laddove questo si renda necessario per l'eccessivo numero di esemplari e per ristabilire gli equilibri naturali».

Gli ambientalisti spiegano i contorni di una vicenda paradossale nella quale i cacciatori sembrano i difensori della fauna e il Wwf lo sterminatore di animali indifesi: «Quanto avvenuto nell'area, è il prodotto di un'attenta serie di studi e controlli da parte dei gestori dell'Oasi e i cui risultati sono stati presentati alla Provincia di Pistoia che ha proceduto nell'iter autorizzativo per un numero di esemplari coerente con le esigenze di conservazione del territorio. E' ben noto a tutti che le popolazioni in eccesso di cinghiale possono creare seri danni agli ambienti naturali anche di pregio e alle colture in atto - come nel caso dell'Oasi Dynamo e anche dei territori circostanti l'oasi - e che attenti monitoraggi - come nel caso in questione - e l'eventuale attivazione di misure di controllo sono indispensabili, nel rispetto delle regole siano esse di natura normativa che di corretta gestione della fauna».

L'Oasi Dynamo nasce nel 2006, nei comuni di San Marcello Pistoiese e Piteglio, dal recupero di una vecchia riserva di caccia. È un'oasi di protezione provinciale affiliata al Wwf (quindi non estita direttamente dall'associazione) che si estende su circa 900 ettari in ambiente preappenninico e il Wwf ritiene che il soggetto gestore «Abbia svolto con competenza e correttezza tutte le operazioni e le procedure necessarie all'intervento oggetto della contestazione. L'Oasi Dynamo è gestita dalla proprietà (gruppo Kme) in maniera autonoma e il Wwf, attraverso l'affiliazione al Sistema delle Oasi, ne riconosce la validità della programmazione e la qualità degli interventi che vengono effettuati nell'area. Non va dimenticata l'importanza che l'Oasi Dynamo riveste in termini di tutela e conservazione di un territorio di alta valenza naturalistica e paesaggistica, in diretto collegamento con il Dynamo Camp, cioè ad una delle operazioni più straordinarie nel campo della solidarietà e del sociale a livello nazionale (campi vacanze per bambini con gravi patologie). Quando nel 2006 prendeva inizio il Progetto Dynamo, nessuno poteva immaginare i risultati che si sono raggiunti. Basti ricordare che l'area era in abbandono, che si poteva cacciare, che non c'era una gestione del territorio. Oggi l'area è protetta, sta riacquistando l'aspetto originario, è luogo di studio, d'incontro, di sviluppo compatibile, grazie anche al recupero delle attività agrosilvopastorali tradizionali e tipiche di questo tratto d'Appennino».

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