Il Giappone preoccupato per le minacce nordcoreane: nel centro di Tokyo batterie di missili anti- Patriot
La Corea del Nord continua a tenere il mondo con il fiato sospeso. Pyongyang ammonisce gli stranieri nella Corea del Sud a prepararsi a evacuare il Paese. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Kcna. Dopo gli Stati Uniti, anche il Giappone corre ai ripari, piazzando missili anti-Scud in diverse aree del Paese. Il servizio è di Salvatore Sabatino: ascolta
Radio Vaticana - Che la tensione fosse alta in tutta l’area era risaputo; ma che nel centro di Tokyo comparissero batterie anti-missile Patriot, era davvero inimmaginabile. “Questione di sicurezza” fanno sapere dal governo nipponico, “per neutralizzare” eventuali lanci balistici da parte di Pyongyang, probabili intorno al 10 aprile, come riferito da Seul, che ieri ha fatto un passo indietro, sottolineando che non vi è certezza di un attacco. E mentre il presidente russo Putin parla di possibili “conseguenze ben peggiori di Chernobyl”, la Casa Bianca sostiene gli sforzi di Mosca e Pechino. Intanto il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon continua a dire “basta alle provocazioni”; quelle di un leader Kim Jong-un, diviso tra una formazione occidentale ed un entourage di generali del vecchio regime. Piergiorgio Pescali:
R. – Proprio per questa sua giovinezza e per questa poca autorità a livello di leadership che si ritrova ad avere, Kim Jong-un deve fare i conti, invece, con la potente lobby dei generali nord-coreani che sono coloro che detengono il potere all’interno del Paese. Questi rappresentano la fazione più conservatrice, quindi la fazione che si rifà ancora all’idea originale del fondatore del Paese; hanno poca dimestichezza col mercato con l’estero e col nuovo mercato che si sta imponendo a livello mondiale.
Mercato che era arrivato, attraverso i colossi sudcoreani, nel distretto a sviluppo congiunto di Kaesong, dove questa mattina, non si sono presentati al lavoro gli operai del Nord; decisione prevedibile, dopo che ieri il governo di Pyongyang aveva detto di voler temporaneamente sospendere le produzioni nel distretto.
Radio Vaticana - Che la tensione fosse alta in tutta l’area era risaputo; ma che nel centro di Tokyo comparissero batterie anti-missile Patriot, era davvero inimmaginabile. “Questione di sicurezza” fanno sapere dal governo nipponico, “per neutralizzare” eventuali lanci balistici da parte di Pyongyang, probabili intorno al 10 aprile, come riferito da Seul, che ieri ha fatto un passo indietro, sottolineando che non vi è certezza di un attacco. E mentre il presidente russo Putin parla di possibili “conseguenze ben peggiori di Chernobyl”, la Casa Bianca sostiene gli sforzi di Mosca e Pechino. Intanto il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon continua a dire “basta alle provocazioni”; quelle di un leader Kim Jong-un, diviso tra una formazione occidentale ed un entourage di generali del vecchio regime. Piergiorgio Pescali:
R. – Proprio per questa sua giovinezza e per questa poca autorità a livello di leadership che si ritrova ad avere, Kim Jong-un deve fare i conti, invece, con la potente lobby dei generali nord-coreani che sono coloro che detengono il potere all’interno del Paese. Questi rappresentano la fazione più conservatrice, quindi la fazione che si rifà ancora all’idea originale del fondatore del Paese; hanno poca dimestichezza col mercato con l’estero e col nuovo mercato che si sta imponendo a livello mondiale.
Mercato che era arrivato, attraverso i colossi sudcoreani, nel distretto a sviluppo congiunto di Kaesong, dove questa mattina, non si sono presentati al lavoro gli operai del Nord; decisione prevedibile, dopo che ieri il governo di Pyongyang aveva detto di voler temporaneamente sospendere le produzioni nel distretto.
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