martedì, aprile 09, 2013
La Cina esasperata dal regime della Rpdc. Fidel Castro: «Dovere evitare una guerra in Corea».  

GreenReport - Tutti si aspettavano un lancio dimostrativo di missili il 10 aprile, ma forse le minacce e i movimenti di truppe e di armi in Corea del nord nascondono qualcos'altro: secondo quanto ha detto oggi il ministro sudcoreano della riunificazione, Ryoo Kihl-jae, la Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) starebbe preparando il suo quarto test nucleare. Ryoo, intervenendo ad una riunione dei deputati dedicata alla diplomazia ed all'unificazione delle due Coree ha spiegato che la questione riguarda i servizi segreti e ha aggiunto: «Posso solo dire che esistono tali segnali». In realtà il ministro conferma un dossier della Reuters e quanto scrive la stampa sudcoreana su un'intensificazione di movimenti di personale e veicoli intorno al sito nordcoreano per i test nucleari di Punggye-ri, nella provincia di Hamgyong, dove la Rpdc ha effettuato i suoi 3 precedenti test di bombe nucleari, l'ultimo appena il 12 febbraio scorso.

Sul giornale sudcoreano JoongAng Ilbo, che riferisce quanto detto da una fonte governativa, si legge che «La Corea del nord starebbe preparando il quarto esperimento nucleare sotterraneo. Abbiamo individuato dei movimenti di personale e di veicoli al livello del tunnel sud della base dei test nucleari di Punggye-ri, nel nord-est della Corea del nord. Seoul sorveglia da vicino la situazione che somiglia enormemente a quella che abbiamo avuto prima del terzo test. Analizziamo questi dati per stabilire se si tratti di una vera preparazione in vista di un test o di un mezzo per far pressione su Seoul e Washington».

Il ministero della difesa della Corea del sud, Kim Min-seok, getta acqua sul fuoco dicendo che comunque ai nordcoreani ci vorrà del tempo per preparare un nuovo test: «Fino a questo punto, non è cambiato nulla. Veicoli e persone possono andare e venire, perché ci sono diverse strutture in tutto il sito dei test nucleari». .

Comunque il regime nazional-stalinista della Rpdc starebbe procedendo a piazzare i suoi missili balistici Musudan con una portata di 3.000 km, così come dalla Cina arrivano moniti insolitamente duri verso Pyongyang ed anche uno dei pochi alleati della dittatura nordcoreana, Cuba, prende le distanze dall'savventurismo atomico della Rpdc. Fidel Castro ha scritto un accorato appello intitolato "Il dovere d'evitare una guerra in Corea" su Granma, il quotidiano del Partito comunista cubano, che sottolinea: «Si tratta di uno dei più gravi rischi di guerra nucleare, dopo la Crisi d'Ottobre nel 1962 attorno a Cuba, 50 anni fa» e conclude così: «Ho avuto l'onore di conoscere Kim Il Sung, una figura storica, notevolmente valoroso e rivoluzionario. Se là scoppiasse una guerra, i popoli delle due parti della Penisola saranno terribilmente sacrificati senza benefici per nessuno di loro. La Repubblica popolare democratica della Corea è sempre stata amica di Cuba, come Cuba lo è stata sempre e continuerà ad esserlo con lei. Ora che ha dimostrato le sue conquiste tecniche e scientifiche, le ricordiamo i suoi doveri con i paesi che sono stati suoi grandi amici e che non sarebbe giusto dimenticare che questa guerra danneggerebbe in modo speciale più del 70% della popolazione del pianeta. Se lì scoppiasse un conflitto di questo genere, il governo di Barack Obama, nel suo secondo mandato, sarebbe sepolto da un diluvio di immagini che lo presenterebbero come il più sinistro personaggio della storia degli Stati Uniti. Il dovere d'evitarlo è anche suo e del popolo degli Stati Uniti». Più che ad Obama il vecchio leader comunista cubano sembra però rivolgere il suo monito al giovane leader supremo nordcoreano Kim Jong Un, nipote evidentemente non all'altezza del nonno Kim Il Sung .

Ma il lancio di missili non sarebbe poi così imminente come vogliono far credere i disperati militari nordcoreani. Come spiega alla Reuters Yang Moo-Jin, University of North Korean studies di Seoul: «La Corea del Nord fa le cose pensando al massimo impatto. Non ha ancora fissato una no-fly zone, cosa che fa ogni volta che fa un test di un missile balistico». Inoltre Pyongyang non ha mostrato davvero di star preparando all'annunciata guerra antimperialista il suo esercito di 1,2 milioni di soldati e per Yang «Le minacce sono in parte destinati ad uso interno, per sostenere Kim».

I nordcoreani stanno probabilmente sottovalutando l'esasperazione della Cina che da anni sta cercando di convincerli ad uscire dall'isolamento e ad avviare riforme economiche in un Paese alla fame. Partecipando ad un forum sull'isola di Hainan, il nuovo presidente cinese Xi Jinping ha detto che «A nessun Paese dovrebbe essere consentito di gettare una regione e anche il mondo intero nel caos per i suoi interessi», non ha nominato la Corea del nord ma il riferimento al regime di Pyongyang e più che chiaro. Tanto per non lasciar dubbi, il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha detto che «La Cina si oppone alle parole e le azioni provocatorie in ogni parte della regione e non consentirà di combinare guai alle porte della Cina».

Invece i repubblicani statunitensi continuano ad accusare Pechino di non fare abbastanza. Il senatore John McCain ha detto alla Cbs che la Cina «Sta fallendo nell'arginare quella che potrebbe essere una situazione catastrofica. E' stata molto deludente. Più di una volta, le guerre sono iniziate per caso e questa è una situazione molto grave».

Però i sudcoreani avvertono che la Cina non ha più l'influenza del passato sul regime militare della Rpdc. Kim Yeon-chul, che insegna studi dell'unificazione all'università sudcoreana di Inje, spiega alla Reuters che «La Cina ha ancora qualche voce in capitolo nelle sue relazioni economiche con il Nord, ma non ha il potere di dire "non farlo" quando si tratta di armi nucleari e di questioni politiche e militari. La Corea del nord non sta ascoltando la Cina». Inoltre Kim Jong Un non ha fatto atto di fedeltà a Pechino come fecero suo nonno e suo padre Kim Jong Il e da quando ha preso il potere non è mai andato in visita ufficiale a Pechino.

Tutti temono che la Corea del Nord possa attuare qualche nuova provocazione entro questa settimana, proprio per commemorare la nascita del capostipite della dinastia comunista dei Kim ed alle autorità nordcoreane hanno dett
o di non poter garantire la sicurezza delle ambasciate a Pyongyang perché un conflitto con sudcoreani e statunitensi sarebbe ormai inevitabile, risponde la portavoce del ministero degli esteri cinese, Hong Lei assicurando che la Cina «Proteggerà i diritti legittimi e la sicurezza dei suoi cittadini e delle sue imprese nella Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc). A mia conoscenza, l'ambasciata della Cina nella Rpdc funziona normalmente». ma Hong ha ricordato che Pechino «E' seriamente preoccupata per la crescita delle tensioni nella penisola coreana ed ha chiesto alla Rpdc di assicurare la sicurezza dei suoi diplomatici e del suo personale di ambasciata, conformemente al diritto internazionale ed alle norme internazionali, tra cui la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche».

Non sembra proprio un linguaggio tra alleati, e la possibilità di un colpo di mano cinese per sbarazzarsi della cricca avventurista militare che manovra Kim Jong Un si fa ogni giorno più concreto. E' evidente che i cinesi vogliono a tutti costi che la situazione precipiti, con quelle conseguenze incalcolabili per l'intera Asia orientale e per il mondo richiamate anche da Fidel Castro.

Intanto la borsa di Seoul è ai minimi e il 5 aprile ha subito perdite pesantissime. Oggi un rapporto dell'agenzia di rating Moody's dice che la retorica bellicista e il riavvio di una centrale nucleare nel Nord per produrre materiale fissile rendono la situazione in Corea «Più pericolosa e negativa per gli assets sudcoreani», in particolare dopo la chiusura del parco industriale inter-corano di Kaesong, dove già 13 aziende su circa 120 hanno fermato le attività per mancanza di materie prime provenienti dal Sud.

Umberto Mazzantini 


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