La lettera che segue, indirizzata al quotidiano on-line affariitaliani.it, è un appello disperato di un padre di famiglia, come purtroppo se ne sentono tanti oggi...
Lettere di questo tenore sono sempre più frequenti sulla rete e leggerle è sempre una forte emozione. Al di là dell’autenticità o meno, le motivazioni e le paure che vengono descritte sono ormai comuni a molti: per questo abbiamo deciso di condividerla con voi.
"Buongiorno direttore,
Sono figlio di questa crisi, ho 37 anni coniugato con due figli una di 13 anni ed uno di 10, vivo a Sori (Ge) come tanti in difficoltà ho uno sfratto esecutivo per una morosità di 2.800 euro che non riesco a sanare e molto probabilmente sarò sfrattato tra 3 mesi. Mi sono rivolto al comune e ai servizi sociali ma non hanno case né fondi... e non ne hanno colpa neanche loro... sono circa 2 settimane che convivo con il suicidio ho scritto una lettera a mia moglie e figli (nascosta dietro un quadro in casa) e vorrei che da questo mio gesto ultimo né esca una sorta di monito a chi ci governa cioè: un padre nulla tenente che non ha la possibilità di vedere realizzati i sogni dei propri figli e che a momenti non potrà neanche più garantirgli un tetto, gli dà la cosa più cara che ci rimane: la propria vita! Io sono pronto a girare da solo le immagini del mio suicidio con una serie di cartelli che spiegheranno questo mio gesto... le firmerò una liberatoria se vuole..... le chiedo un favore faccia solo in modo che mia moglie resti con i suoi figli e che gli sia dato un tetto.. se un padre non riesce a garantire nemmeno un tetto ai propri figli non ha più motivo di vivere..."
Questo è chiaramente l’ultimo gesto disperato di un uomo che sta cercando qualcuno che possa tendere una mano verso la sua per non farlo precipitare a fondo. Sono le parole di un uomo che a quanto pare ha deciso di compiere un gesto estremo ed eclatante per manifestare pubblicamente il suo malessere interiore e per gridare al mondo il malessere sociale che questa crisi economica ha generato e continua a generare. I suicidi per “disperazione socio-economica”, purtroppo, non sono più una novità, e la lista delle persone che si tolgono la vita in Italia si allunga sempre di più: sono 32 le persone che dall’inizio dell’anno si sono tolte la vita a causa della crisi economica, per la perdita del lavoro, per i debiti a cui non si può più fare fronte e anche per la paura di un futuro senza prospettive. I media ci riferiscono di suicidi con cadenza quasi quotidiana: cittadini innocenti, vittime delle scelte scellerate di una classe politica che, nonostante l’evidenza, continua a non ascoltare e a non vedere. A non ascoltare le tante richieste di aiuto della gente e a non vede la grande povertà che continua a crescere nel nostro Paese.
I soldi mancano, le bollette aumentano, il costo della vita è alle stelle, ci sono i figli da crescere, da vestire, da sfamare, l’affitto o il mutuo è sempre più un problema... Questa è la fotografia di un’Italia che ormai non ce la fa più, di uomini e donne che pur di mettere a tacere il senso di disagio che provano dentro, e che giorno per giorno li sta consumando, sono disposti a gettare la spugna e togliersi la vita.
In poche righe si racchiude il dramma di Daniel e di tutte le persone che si sono uccise a causa di una crisi di cui non si vede la fine e che lascia dietro di sé sofferenza e morte. Questo dramma però deve essere una vera responsabilità per tutta la nostra classe politica, che necessariamente deve trovare una soluzione. Daniel dà solo voce a tante persone impaurite e disperate che al momento non trovano nessuno che li ascolti.
di Simona Santullo
Lettere di questo tenore sono sempre più frequenti sulla rete e leggerle è sempre una forte emozione. Al di là dell’autenticità o meno, le motivazioni e le paure che vengono descritte sono ormai comuni a molti: per questo abbiamo deciso di condividerla con voi.
"Buongiorno direttore,
Sono figlio di questa crisi, ho 37 anni coniugato con due figli una di 13 anni ed uno di 10, vivo a Sori (Ge) come tanti in difficoltà ho uno sfratto esecutivo per una morosità di 2.800 euro che non riesco a sanare e molto probabilmente sarò sfrattato tra 3 mesi. Mi sono rivolto al comune e ai servizi sociali ma non hanno case né fondi... e non ne hanno colpa neanche loro... sono circa 2 settimane che convivo con il suicidio ho scritto una lettera a mia moglie e figli (nascosta dietro un quadro in casa) e vorrei che da questo mio gesto ultimo né esca una sorta di monito a chi ci governa cioè: un padre nulla tenente che non ha la possibilità di vedere realizzati i sogni dei propri figli e che a momenti non potrà neanche più garantirgli un tetto, gli dà la cosa più cara che ci rimane: la propria vita! Io sono pronto a girare da solo le immagini del mio suicidio con una serie di cartelli che spiegheranno questo mio gesto... le firmerò una liberatoria se vuole..... le chiedo un favore faccia solo in modo che mia moglie resti con i suoi figli e che gli sia dato un tetto.. se un padre non riesce a garantire nemmeno un tetto ai propri figli non ha più motivo di vivere..."
Questo è chiaramente l’ultimo gesto disperato di un uomo che sta cercando qualcuno che possa tendere una mano verso la sua per non farlo precipitare a fondo. Sono le parole di un uomo che a quanto pare ha deciso di compiere un gesto estremo ed eclatante per manifestare pubblicamente il suo malessere interiore e per gridare al mondo il malessere sociale che questa crisi economica ha generato e continua a generare. I suicidi per “disperazione socio-economica”, purtroppo, non sono più una novità, e la lista delle persone che si tolgono la vita in Italia si allunga sempre di più: sono 32 le persone che dall’inizio dell’anno si sono tolte la vita a causa della crisi economica, per la perdita del lavoro, per i debiti a cui non si può più fare fronte e anche per la paura di un futuro senza prospettive. I media ci riferiscono di suicidi con cadenza quasi quotidiana: cittadini innocenti, vittime delle scelte scellerate di una classe politica che, nonostante l’evidenza, continua a non ascoltare e a non vedere. A non ascoltare le tante richieste di aiuto della gente e a non vede la grande povertà che continua a crescere nel nostro Paese.
I soldi mancano, le bollette aumentano, il costo della vita è alle stelle, ci sono i figli da crescere, da vestire, da sfamare, l’affitto o il mutuo è sempre più un problema... Questa è la fotografia di un’Italia che ormai non ce la fa più, di uomini e donne che pur di mettere a tacere il senso di disagio che provano dentro, e che giorno per giorno li sta consumando, sono disposti a gettare la spugna e togliersi la vita.
In poche righe si racchiude il dramma di Daniel e di tutte le persone che si sono uccise a causa di una crisi di cui non si vede la fine e che lascia dietro di sé sofferenza e morte. Questo dramma però deve essere una vera responsabilità per tutta la nostra classe politica, che necessariamente deve trovare una soluzione. Daniel dà solo voce a tante persone impaurite e disperate che al momento non trovano nessuno che li ascolti.
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