Con iscrizioni on-line, lavagne multimediali e libri elettronici l'istruzione italiana affronta una nuova era fondata su paradigmi cognitivi inediti, tra accelerazioni e ripensamenti. Mentre gli alunni sono perennemente connessi al web.
Cnr (Almanacco della scienza) - La digitalizzazione della scuola procede tra accelerazioni e resistenze. In principio furono introdotti computer e Lim (Lavagna interattiva multimediale): accolti in modo non sempre convinto. Un indagine pubblicata nell'aprile 2012 dal Miur attesta però che ormai la quasi totalità delle scuole statali italiane (99,3%) è dotata di laboratori tecnologici/multimediali e quasi l'82% possiede una o più Lim. Quest'anno le iscrizioni dei ragazzi al primo anno delle scuole elementari, medie e superiori sono state effettuate per la prima volta esclusivamente on-line. I genitori del Centro-Nord hanno mostrato una buona autosufficienza informatica, mentre al Sud in molti hanno fatto ricorso all'aiuto delle segreterie scolastiche, confermando il digital divide italiano.
Anche per l'adozione dei libri elettronici, che avrebbero dovuto sostituire quelli cartacei già dal 2008, ci sono difficoltà. Nel marzo scorso il ministro Francesco Profumo è intervenuto per chiarire i tempi entro i quali si dovrà passare a libri digitali o misti: con l'anno scolastico 2014-2015 l'innovazione riguarderà le classi prima e quarta della scuola primaria, la prima della secondaria di I grado, la prima e la terza della secondaria di II grado.
Il nuovo decreto non è piaciuto alla filiera del libro e della carta. L'Associazione italiana editori ha emesso un duro comunicato stampa, in cui riafferma "il valore pedagogico e la centralità del libro a stampa, che dovrebbe rimanere irrinunciabile", argomentando che "la memorizzazione e la comprensione sono meno sollecitate dai supporti elettronici".
Rosa Bottino, direttore dell'Istituto per le tecnologie didattiche (Itd) del Cnr, spiega ragioni e condizioni nelle quali, invece, le nuove tecnologie possono migliorare le strategie didattiche: "I sistemi educativi devono rapportarsi a una realtà in rapida trasformazione. Gli studenti di oggi sono sempre connessi e protagonisti del web 2.0, hanno aspettative, stili di vita e risorse cognitive che si sono formate in una società pervasa dalle tecnologie digitali, e la ricerca dimostra che questo può costituire un'importante risorsa per i processi di apprendimento. Tuttavia la tecnologia disponibile , non ha valore pedagogico se contenuti, strategie educative, obiettivi, attività didattiche e ruoli di docenti e studenti non cambiano. I metodi didattici tradizionali devono, dunque, essere affiancati da nuove forme di insegnamento, che supportino lo studente nello sviluppo di competenze trasversali auto-create, educando pensiero critico, flessibilità e autonomia, sviluppando l'attitudine ad apprendere lungo tutto l'arco della vita".
L'arrivo dei tablet, agili strumenti di lettura e navigazione, più economici e adatti a sostenere l'affermazione del libro elettronico, potrebbe rappresentare un punto di svolta importante per la scuola digitale. Non a caso il ministro ha promesso nel settembre 2012 di fornirne uno a ciascun docente di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, le regioni più colpite dal gap digitale. Questo, tuttavia, potrebbe non bastare. "Un recente studio Ocse evidenzia che l'investimento in tecnologia, per produrre cambiamenti significativi, deve essere accompagnato da un programma di ricerca e sviluppo che coinvolga le scuole, possibilmente in rete", conclude il direttore dell'Itd-Cnr. "L'accelerazione e la globalizzazione rendono il sapere una risorsa sempre più strategica e ne accentuano la natura evolutiva, dinamica e interdisciplinare. La capacità degli individui e delle organizzazioni di rapportarsi a queste nuove caratteristiche della conoscenza è condizione necessaria per il progresso sociale ed economico".
Tuttavia i paesi occidentali sembrano procedere a ritmo ben più spedito. Secondo quanto riportato nel rapporto dell'Ocse 'Review of the Italian Strategy for Digital Schools', il nostro Paese, per numero di pc a disposizione degli studenti, precede solo la Grecia e la Romania su 34 paesi. Al tasso di fornitura annuale, le Lim in Italia arriveranno allo stesso numero di quelle in uso in Inghilterra tra quindici anni. L'Italia, secondo i dati del rapporto, investe solo 5 euro a studente per la digitalizzazione della scuola: lo 0,1% del budget stanziato per il capitolo istruzione dal Ministero.
Cnr (Almanacco della scienza) - La digitalizzazione della scuola procede tra accelerazioni e resistenze. In principio furono introdotti computer e Lim (Lavagna interattiva multimediale): accolti in modo non sempre convinto. Un indagine pubblicata nell'aprile 2012 dal Miur attesta però che ormai la quasi totalità delle scuole statali italiane (99,3%) è dotata di laboratori tecnologici/multimediali e quasi l'82% possiede una o più Lim. Quest'anno le iscrizioni dei ragazzi al primo anno delle scuole elementari, medie e superiori sono state effettuate per la prima volta esclusivamente on-line. I genitori del Centro-Nord hanno mostrato una buona autosufficienza informatica, mentre al Sud in molti hanno fatto ricorso all'aiuto delle segreterie scolastiche, confermando il digital divide italiano.
Anche per l'adozione dei libri elettronici, che avrebbero dovuto sostituire quelli cartacei già dal 2008, ci sono difficoltà. Nel marzo scorso il ministro Francesco Profumo è intervenuto per chiarire i tempi entro i quali si dovrà passare a libri digitali o misti: con l'anno scolastico 2014-2015 l'innovazione riguarderà le classi prima e quarta della scuola primaria, la prima della secondaria di I grado, la prima e la terza della secondaria di II grado.
Il nuovo decreto non è piaciuto alla filiera del libro e della carta. L'Associazione italiana editori ha emesso un duro comunicato stampa, in cui riafferma "il valore pedagogico e la centralità del libro a stampa, che dovrebbe rimanere irrinunciabile", argomentando che "la memorizzazione e la comprensione sono meno sollecitate dai supporti elettronici".
Rosa Bottino, direttore dell'Istituto per le tecnologie didattiche (Itd) del Cnr, spiega ragioni e condizioni nelle quali, invece, le nuove tecnologie possono migliorare le strategie didattiche: "I sistemi educativi devono rapportarsi a una realtà in rapida trasformazione. Gli studenti di oggi sono sempre connessi e protagonisti del web 2.0, hanno aspettative, stili di vita e risorse cognitive che si sono formate in una società pervasa dalle tecnologie digitali, e la ricerca dimostra che questo può costituire un'importante risorsa per i processi di apprendimento. Tuttavia la tecnologia disponibile , non ha valore pedagogico se contenuti, strategie educative, obiettivi, attività didattiche e ruoli di docenti e studenti non cambiano. I metodi didattici tradizionali devono, dunque, essere affiancati da nuove forme di insegnamento, che supportino lo studente nello sviluppo di competenze trasversali auto-create, educando pensiero critico, flessibilità e autonomia, sviluppando l'attitudine ad apprendere lungo tutto l'arco della vita".
L'arrivo dei tablet, agili strumenti di lettura e navigazione, più economici e adatti a sostenere l'affermazione del libro elettronico, potrebbe rappresentare un punto di svolta importante per la scuola digitale. Non a caso il ministro ha promesso nel settembre 2012 di fornirne uno a ciascun docente di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, le regioni più colpite dal gap digitale. Questo, tuttavia, potrebbe non bastare. "Un recente studio Ocse evidenzia che l'investimento in tecnologia, per produrre cambiamenti significativi, deve essere accompagnato da un programma di ricerca e sviluppo che coinvolga le scuole, possibilmente in rete", conclude il direttore dell'Itd-Cnr. "L'accelerazione e la globalizzazione rendono il sapere una risorsa sempre più strategica e ne accentuano la natura evolutiva, dinamica e interdisciplinare. La capacità degli individui e delle organizzazioni di rapportarsi a queste nuove caratteristiche della conoscenza è condizione necessaria per il progresso sociale ed economico".
Tuttavia i paesi occidentali sembrano procedere a ritmo ben più spedito. Secondo quanto riportato nel rapporto dell'Ocse 'Review of the Italian Strategy for Digital Schools', il nostro Paese, per numero di pc a disposizione degli studenti, precede solo la Grecia e la Romania su 34 paesi. Al tasso di fornitura annuale, le Lim in Italia arriveranno allo stesso numero di quelle in uso in Inghilterra tra quindici anni. L'Italia, secondo i dati del rapporto, investe solo 5 euro a studente per la digitalizzazione della scuola: lo 0,1% del budget stanziato per il capitolo istruzione dal Ministero.
Claudio Barchesi
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È presente 1 commento
Daccordissimo ma...Quanti insegnati sono capaci di utilizzare le nuove tecnologie didattiche ? Pochissimi, sfortunatamente.
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