Il presidente incaricato Enrico Letta al termine delle consultazioni del 25 aprile appare cautamente ottimista e si reca al Quirinale per un colloquio con il presidente Giorgio Napolitano.
Youreporternews - Al termine dell’incontro con le delegazioni delle formazioni politiche, spiega che la discussione che ha impegnato più tempo è stata quella con il Pdl. “E’ durata 2 ore, molte ne serviranno ancora e le differenze ancora permangono tra Pd e Pdl”, afferma Letta. E Angelino Alfano conferma la stessa sensazione al termine del colloquio con il presidente incaricato: “Passi avanti sono stati compiuti ma altri nodi rimangono da sciogliere”. “Quella delle larghe intese è la soluzione meno indicata” è la posizione esternata da Sel, fin dal mattino, appena terminata la consultazione che ha visto il partito di Nichi Vendola al primo posto della lista d’incontri con Letta.
La Lega invece, che sembrava persuasa a ricoprire il ruolo di forza all’opposizione, si è invece riservata di decidere, non appena preso atto del programma di governo. Sarà quindi una giornata di riflessione, quella di venerdì, per cercare una mediazione sul nodo dell’abolizione dell’Imu e sui ministri, ma si intravede una schiarita. Il nuovo governo potrebbe giurare domenica e lunedì chiedere la fiducia in Parlamento, per proseguire poi con il Senato.
Letta può contare sull’appoggio sicuro di Pd e Scelta civica. 5 Stelle, Sel e Fratelli d’Italia restano all’opposizione.
Con i delegati del Movimento 5 Stelle Letta accetta serenamente di dialogare in streaming e chiede distensione e collaborazione, anche se la risposta di Grillo sul blog rimane la stessa: “Non ci mescoleremo mai”. Addirittura Vito Crimi, capogruppo dei 5 Stelle al Senato e Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera, alla fine si complimentano con Letta: “E' andata meglio che con Bersani, si è parlato di cose concrete”.
Nessun voto di fiducia al governo è quindi la risposta finale di Crimi, che però assicura, “non staremo a guardare, daremo parere positivo alle singole proposte di legge”.
E in web si scatena intanto il toto-ministri, con scommesse sulle probabili assegnazioni dei dicasteri, 18, di cui 6 ministeri senza portafoglio.
Secondo le prime indiscrezioni a Giuliano Amato, che Napolitano avrebbe voluto come premier, andrà uno dei ministeri chiave: l’Economia o la Giustizia o il Lavoro e lo Sviluppo economico.
Agli Esteri potrebbe essere confermato Monti, ma spunta anche il nome di D’Alema.
Agli Interni Anna Maria Cancellieri, ma in lista c’è anche Angelino Alfano, del Pdl. Alla Difesa Frattini o Mario Mauro, di Scelta Civica. Il minstero della Giustizia, altro dicastero chiave del governo, potrebbe essere assegnato a Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura o a Paola Severino.
Sviluppo economico a Stefano Fassina del Pd o Paolo Romani del Pdl e il ministero dell’Ambiente forse a Bernardo Realacci di Scelta Civica. Per l’Istruzione si è parlato di Maria Stella Gelmini, ma spunta anche il nome di Maria Laura Carrozza del Pd.
Laura Carfagna alle Pari Opportunità e alle Riforme Gaetano Quagliarello del Pdl. Il ministero del Lavoro potrebbe andare a Sergio Chiamparino (Pd) o Maurizio Lupi del Pdl e il Welfare a Renato Brunetta. L’Agricoltura forse a Paolo De Castro del Pd o ad Anna Maria Bernini del Pdl.
Youreporternews - Al termine dell’incontro con le delegazioni delle formazioni politiche, spiega che la discussione che ha impegnato più tempo è stata quella con il Pdl. “E’ durata 2 ore, molte ne serviranno ancora e le differenze ancora permangono tra Pd e Pdl”, afferma Letta. E Angelino Alfano conferma la stessa sensazione al termine del colloquio con il presidente incaricato: “Passi avanti sono stati compiuti ma altri nodi rimangono da sciogliere”. “Quella delle larghe intese è la soluzione meno indicata” è la posizione esternata da Sel, fin dal mattino, appena terminata la consultazione che ha visto il partito di Nichi Vendola al primo posto della lista d’incontri con Letta.
La Lega invece, che sembrava persuasa a ricoprire il ruolo di forza all’opposizione, si è invece riservata di decidere, non appena preso atto del programma di governo. Sarà quindi una giornata di riflessione, quella di venerdì, per cercare una mediazione sul nodo dell’abolizione dell’Imu e sui ministri, ma si intravede una schiarita. Il nuovo governo potrebbe giurare domenica e lunedì chiedere la fiducia in Parlamento, per proseguire poi con il Senato.
Letta può contare sull’appoggio sicuro di Pd e Scelta civica. 5 Stelle, Sel e Fratelli d’Italia restano all’opposizione.
Con i delegati del Movimento 5 Stelle Letta accetta serenamente di dialogare in streaming e chiede distensione e collaborazione, anche se la risposta di Grillo sul blog rimane la stessa: “Non ci mescoleremo mai”. Addirittura Vito Crimi, capogruppo dei 5 Stelle al Senato e Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera, alla fine si complimentano con Letta: “E' andata meglio che con Bersani, si è parlato di cose concrete”.
Nessun voto di fiducia al governo è quindi la risposta finale di Crimi, che però assicura, “non staremo a guardare, daremo parere positivo alle singole proposte di legge”.
E in web si scatena intanto il toto-ministri, con scommesse sulle probabili assegnazioni dei dicasteri, 18, di cui 6 ministeri senza portafoglio.
Secondo le prime indiscrezioni a Giuliano Amato, che Napolitano avrebbe voluto come premier, andrà uno dei ministeri chiave: l’Economia o la Giustizia o il Lavoro e lo Sviluppo economico.
Agli Esteri potrebbe essere confermato Monti, ma spunta anche il nome di D’Alema.
Agli Interni Anna Maria Cancellieri, ma in lista c’è anche Angelino Alfano, del Pdl. Alla Difesa Frattini o Mario Mauro, di Scelta Civica. Il minstero della Giustizia, altro dicastero chiave del governo, potrebbe essere assegnato a Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura o a Paola Severino.
Sviluppo economico a Stefano Fassina del Pd o Paolo Romani del Pdl e il ministero dell’Ambiente forse a Bernardo Realacci di Scelta Civica. Per l’Istruzione si è parlato di Maria Stella Gelmini, ma spunta anche il nome di Maria Laura Carrozza del Pd.
Laura Carfagna alle Pari Opportunità e alle Riforme Gaetano Quagliarello del Pdl. Il ministero del Lavoro potrebbe andare a Sergio Chiamparino (Pd) o Maurizio Lupi del Pdl e il Welfare a Renato Brunetta. L’Agricoltura forse a Paolo De Castro del Pd o ad Anna Maria Bernini del Pdl.
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