Una legge che criminalizza “la tortura, i rapimenti e la discriminazione” è stata adottata oggi dal Congresso generale nazionale, il parlamento libico, nel tentativo di riportare stabilità e ordine nel paese.
Misna - In particolare, alla crescente insicurezza nelle città contribuisce la presenza di milizie armate illegittime e la diffusione massiccia di armi. Il progetto di legge è stato approvato a qualche giorno di distanza dall’ennesimo sequestro ai danni delle istituzioni, quello di Moammed Ali al Ghattous, consigliere del primo ministro Ali Zeidan. Nei giorni precedenti, minacce di morte erano state rivolte a diversi esponenti dell’esecutivo e un gruppo armato era riuscito ad introdursi nell’ufficio del capo del governo per esigere le sue dimissioni. A generare il malcontento era stata la richiesta, da parte di Zeidan, dell’invio di truppe straniere per contrastare la diffusione delle milizie di combattenti, formatesi durante la rivoluzione.
A un anno e mezzo dalla caduta e dalla morte di Muammar Gheddafi, il paese del Nord Africa versa in un contesto di crisi politica e sociale che preoccupa le organizzazioni umanitarie. Secondo gli attivisti, rapimenti, assassinii e torture a scopo di vendetta o estorsione sono all’ordine del giorno. Inoltre, numerose persone sarebbero detenute in modo arbitrario dalle varie milizie che rifiutano di sottoporsi all’autorità del ministero della Giustizia.
Paradossalmente in certe zone del paese, i governatori locali ricorrono ancora all’aiuto di queste formazioni per cercare di mantenere l’ordine in caso di scontri tra tribù rivali.
Misna - In particolare, alla crescente insicurezza nelle città contribuisce la presenza di milizie armate illegittime e la diffusione massiccia di armi. Il progetto di legge è stato approvato a qualche giorno di distanza dall’ennesimo sequestro ai danni delle istituzioni, quello di Moammed Ali al Ghattous, consigliere del primo ministro Ali Zeidan. Nei giorni precedenti, minacce di morte erano state rivolte a diversi esponenti dell’esecutivo e un gruppo armato era riuscito ad introdursi nell’ufficio del capo del governo per esigere le sue dimissioni. A generare il malcontento era stata la richiesta, da parte di Zeidan, dell’invio di truppe straniere per contrastare la diffusione delle milizie di combattenti, formatesi durante la rivoluzione.
A un anno e mezzo dalla caduta e dalla morte di Muammar Gheddafi, il paese del Nord Africa versa in un contesto di crisi politica e sociale che preoccupa le organizzazioni umanitarie. Secondo gli attivisti, rapimenti, assassinii e torture a scopo di vendetta o estorsione sono all’ordine del giorno. Inoltre, numerose persone sarebbero detenute in modo arbitrario dalle varie milizie che rifiutano di sottoporsi all’autorità del ministero della Giustizia.
Paradossalmente in certe zone del paese, i governatori locali ricorrono ancora all’aiuto di queste formazioni per cercare di mantenere l’ordine in caso di scontri tra tribù rivali.
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