“Bisogna tutelare i contadini dagli abusi delle multinazionali minerarie”: lo dice alla MISNA Magdalena Sepulveda, relatrice speciale dell’Onu per la povertà estrema e i diritti umani, dopo aver ascoltato chi a causa del carbone e della corsa al profitto ha dovuto lasciare la sua casa e il suo villaggio.
Misna - I colloqui con le comunità che hanno subito le conseguenze dell’avvio delle attività estrattive sono stati uno dei momenti salienti di una visita in Mozambico effettuata dalla dirigente delle Nazioni Unite questo mese. A Maputo e nelle province di Gaza e di Zambezia, Sepulveda ha ascoltato racconti, acquisito informazioni, raccolto appelli e richieste d’aiuto. “È essenziale – dice ora la relatrice speciale – definire al più presto una cornice legale che obblighi le multinazionali a non ledere i diritti delle comunità locali e anzi a migliorarne le condizioni di vita”. Sepulveda ha incontrato anche rappresentanti dei contadini che hanno dovuto abbandonare i loro villaggia causa degli accordi sottoscritti dal governo con Vale, colosso brasiliano del carbone accusato non solo in Mozambico di violare i diritti umani. Uno dei temi ricorrenti durante i colloqui sono state le cosiddette politiche di “re-insediamento”, in sostanza la cancellazione di interi villaggi per far posto alle miniere a cielo aperto. Secondo la relatrice dell’Onu, “l’allontanamento delle comunità dai loro luoghi d’origine è immaginabile solo come misura estrema, che può essere valutata in assenza di soluzioni alternative e sempre previo un coinvolgimento pieno della popolazione ai processi decisionali”.
Che la questione sia rilevante lo hanno confermato le proteste che hanno raggiunto la settimana scorsa i cancelli di Vale a Moatize, il più importante giacimento di carbone del Mozambico. I manifestanti chiedevano alla multinazionale di versare gli indennizzi promessi a centinaia di fabbricanti di mattoni che a causa dell’apertura della miniera hanno perso la loro principale fonte di sostentamento. Le proteste sono state represse dalla polizia, che ha utilizzato gas lacrimogeni ed esploso colpi di arma da fuoco ferendo almeno tre persone. Secondo Sepulveda, un altro nodo è la quota di risorse naturali e di profitti che è necessario rendere disponibile per lo sviluppo sociale. Il problema è affrontato da un disegno di legge sullo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas naturale approvato questo mese dal governo del Mozambico. Il testo introduce nuovi standard per la difesa dell’ambiente e chiede un impegno dello Stato affinché una parte dei profitti realizzati dalle multinazionali sia trasferita alle cosiddette “comunità ospitanti”.
In linea di principio, Sepulveda sottolinea che “l’industria mineraria dovrebbe avere un ruolo attivo per lo sviluppo delle popolazioni locali”. Un ruolo essenziale soprattutto alla luce delle difficoltà di un paese che, 20 anni dopo la fine di una lunga guerra civile, continua a occupare il terz’ultimo posto nella classifica mondiale dell’Onu sullo “sviluppo umano”. Le opportunità offerte dalla scoperta di giacimenti di carbone, per lo più nella provincia settentrionale di Tete, e di gas naturale, nel Canale del Mozambico, sono tanto più significative se si considera il punto di partenza. “Nel 1992 – sottolinea Sepulveda – il Mozambico era un paese devastato, con tassi di analfabetismo e povertà impressionanti”. Nonostante a causa di una crescita demografica sostenuta il numero dei poveri abbia raggiunto gli 11 milioni, dice la relatrice dell’Onu, il paese ha compiuto “progressi enormi”. È su questi risultati che bisogna costruire, suggerisce allora Sepulveda, “senza perdere tempo e sfruttando le opportunità delle risorse naturali”.
Misna - I colloqui con le comunità che hanno subito le conseguenze dell’avvio delle attività estrattive sono stati uno dei momenti salienti di una visita in Mozambico effettuata dalla dirigente delle Nazioni Unite questo mese. A Maputo e nelle province di Gaza e di Zambezia, Sepulveda ha ascoltato racconti, acquisito informazioni, raccolto appelli e richieste d’aiuto. “È essenziale – dice ora la relatrice speciale – definire al più presto una cornice legale che obblighi le multinazionali a non ledere i diritti delle comunità locali e anzi a migliorarne le condizioni di vita”. Sepulveda ha incontrato anche rappresentanti dei contadini che hanno dovuto abbandonare i loro villaggia causa degli accordi sottoscritti dal governo con Vale, colosso brasiliano del carbone accusato non solo in Mozambico di violare i diritti umani. Uno dei temi ricorrenti durante i colloqui sono state le cosiddette politiche di “re-insediamento”, in sostanza la cancellazione di interi villaggi per far posto alle miniere a cielo aperto. Secondo la relatrice dell’Onu, “l’allontanamento delle comunità dai loro luoghi d’origine è immaginabile solo come misura estrema, che può essere valutata in assenza di soluzioni alternative e sempre previo un coinvolgimento pieno della popolazione ai processi decisionali”.
Che la questione sia rilevante lo hanno confermato le proteste che hanno raggiunto la settimana scorsa i cancelli di Vale a Moatize, il più importante giacimento di carbone del Mozambico. I manifestanti chiedevano alla multinazionale di versare gli indennizzi promessi a centinaia di fabbricanti di mattoni che a causa dell’apertura della miniera hanno perso la loro principale fonte di sostentamento. Le proteste sono state represse dalla polizia, che ha utilizzato gas lacrimogeni ed esploso colpi di arma da fuoco ferendo almeno tre persone. Secondo Sepulveda, un altro nodo è la quota di risorse naturali e di profitti che è necessario rendere disponibile per lo sviluppo sociale. Il problema è affrontato da un disegno di legge sullo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas naturale approvato questo mese dal governo del Mozambico. Il testo introduce nuovi standard per la difesa dell’ambiente e chiede un impegno dello Stato affinché una parte dei profitti realizzati dalle multinazionali sia trasferita alle cosiddette “comunità ospitanti”.
In linea di principio, Sepulveda sottolinea che “l’industria mineraria dovrebbe avere un ruolo attivo per lo sviluppo delle popolazioni locali”. Un ruolo essenziale soprattutto alla luce delle difficoltà di un paese che, 20 anni dopo la fine di una lunga guerra civile, continua a occupare il terz’ultimo posto nella classifica mondiale dell’Onu sullo “sviluppo umano”. Le opportunità offerte dalla scoperta di giacimenti di carbone, per lo più nella provincia settentrionale di Tete, e di gas naturale, nel Canale del Mozambico, sono tanto più significative se si considera il punto di partenza. “Nel 1992 – sottolinea Sepulveda – il Mozambico era un paese devastato, con tassi di analfabetismo e povertà impressionanti”. Nonostante a causa di una crescita demografica sostenuta il numero dei poveri abbia raggiunto gli 11 milioni, dice la relatrice dell’Onu, il paese ha compiuto “progressi enormi”. È su questi risultati che bisogna costruire, suggerisce allora Sepulveda, “senza perdere tempo e sfruttando le opportunità delle risorse naturali”.
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