lunedì, aprile 15, 2013
Dolore per il neonato morto e per la madre, seconda vittima di questo dramma. 

Radio Vaticana - Così Alberto Cerutti, presidente del Centro di aiuto alla vita di Borgomanero in provincia di Novara, commenta il ritrovamento del corpicino di un bimbo per strada, tra i rifiuti, sotto un ponte alla periferia del capoluogo piemontese. Intanto, si indaga per omicidio: secondo le poche notizie trapelate, dopo l'autopsia il bambino aveva uno o due giorni ed era vivo al momento dell'abbandono. “E’ una tragedia – spiega Cerutti – che purtroppo non sconvolge chi come noi da sempre lotta contro l’aborto e per la vita”. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta

R. – Un bambino morto è sempre un grande dolore per tutti, quindi qualunque siano le cause, le situazioni che hanno provocato la morte di un bambino così piccolo, sono sempre un problema. La seconda reazione è che l’ubicazione di dove è stato ritrovato può lasciar pensare che possa provenire da qualunque regione, o provincia, quindi non è detto che sia una situazione prettamente novarese. Il terzo pensiero è che è troppo poco conosciuta la legge che regola la segretezza del parto – quando viene richiesto dalla mamma – con la possibilità di dare immediatamente in affidamento, o in adozione il bambino. Le donne purtroppo sono le seconde vittime. C’è una falsità intrinseca nella cultura abortista e nelle leggi che permettono l’aborto: quando la donna si dichiara incinta, tutti si tirano indietro. “Devi decidere tu” – dicono – “se te la senti, o se non te la senti”. I bambini sono il nostro futuro e li accogliamo tutti. La funzione del Cav (Centro di aiuto alla vita) è dire alla mamma – con i gesti, con gli aiuti e con i fatti – di non avere paura. Se tieni il bambino ci siamo.

D. – Chi come voi lavora nei Centri di aiuto alla vita non rimane però sconvolto dal fatto che un neonato possa essere “cestinato”…

R. – No, non rimaniamo sconvolti. Abbiamo la percezione assoluta del valore della vita di qualunque bambino, a qualunque stadio – a due mesi di gestazione, due settimane, sei mesi, o quando è nato – per noi, per tutti dovrebbe essere così, è solo un’impostazione culturale che nega continuamente questo. Quando negli ospedali italiani vengono eseguiti 100/150 mila aborti, tra chirurgici e chimici, stiamo parlando di un eccidio di bambini. Questo bambino fa parte di quell’eccidio, forse in maniera un po’ anomala, in maniera illegale.

D. – Nel senso che questo caso, più eclatante, fa notizia perché lo si vede…

R. – E’ visibile. Invece, di tutti quelli invisibili – che hanno lo stesso dolore, provocano lo stesso danno umano, civile, spirituale – non se ne parla. Anzi, lo si fa con i soldi delle nostre tasse.

D. – Però, c’è da dire che, nel caso specifico, c’è anche una profanazione del corpo, ovvero, un corpo gettato tra i rifiuti…

R. – Questo è evidente. Non che negli ospedali invece venga trattato meglio, perché comunque nella maggior parte degli ospedali i corpi del bambini - abortiti naturalmente, o per aborto procurato - vengono trattati, sotto le 22 settimane, tutti alla stessa maniera: come “rifiuti ospedalieri”. Cosa cambia con il sacchetto che, invece di essere quello nero dell’immondizia, è un sacchetto giallo con la scritta “rifiuto speciale”?

D. – Nello specifico voi, come Cav di Borgomanero, avete ottenuto che i cadaveri dei bambini abortiti non vengano più gettati come rifiuti. Non è così?

R. – Sì. Questa veramente è la missione di un’Associazione che si chiama “Difendere la vita con Maria”, che fa convenzioni con gli ospedali di tutta Italia per occuparsi proprio del rispetto delle spoglie mortali dei bambini sotto le 22 settimane. Questo per noi è un atto dovuto di pietà e di onore ad un bambino morto.


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