venerdì, aprile 19, 2013
Interrogatorio stamani a Islamabad per l’ex presidente pachistano Pervez Musharraff, accusato di altro tradimento e terrorismo.

Radio Vaticana - Accuse che lo stesso Musharaff, agli arresti domiciliari, ha respinto come “immotivate”. Ieri intanto è giunta la condanna da parte della Corte Suprema, è stato però impossibile arrestarlo per la ressa dei sostenitori di Musharaff che hanno così permesso all’ex presidente di rientrare nella sua casa. Con questa condanna tramonta definitivamente l’era di Musharaff, al potere dal 1999 fino al 2008? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Francesca Marino, direttrice del portale Stringer Asia: ascolta

R. - E’ difficile rispondere, perché in realtà se è tornato, è perché aveva un accordo di qualche genere. Questo arresto può essere una cosa inaspettata, quindi veramente il tramonto di una stella, oppure il preludio a qualcosa di più grave, come voler in qualche modo alterare il cosiddetto processo democratico.

D. – Su di lui pesano le accuse di alto tradimento e terrorismo e ci sono anche ombre molto forti per quanto riguarda l’assassinio della Bhutto: ci sarà la possibilità di fare chiarezza?

R. – Per quanto riguarda l’assassinio della Bhutto, lui non aveva alcuna convenienza a ucciderla, anzi. Per le accuse di alto tradimento e terrorismo, deve vedersela lui con il suo popolo, ma soprattutto con l’esercito. A me sembra molto strano che l’esercito permetta che un ex generale, un ex capo dell’esercito, venga trattato così. Vediamo cosa succederà.

D. – Quando sta accadendo può condizionare anche l’esito delle elezioni dell’11 maggio?

R. – E’ difficile dirlo. Condizionarlo in modo “legale”, no, nel senso a che Musharraf era già stato vietato, con una sentenza molto clamorosa, di partecipare alle elezioni. Bisogna vedere, appunto, cosa fa l’esercito, quali accordi erano stati presi per il ritorno in patria.

D. – Come vive, secondo te, il popolo pakistano questa situazione, e soprattutto quanto consenso raccoglie ancora l’ex presidente?

R. – In realtà, nonostante ciò che ne dicono i pakistani, c’è stato consenso e ce n’era anche di più prima. A pesare il fatto che gli ultimi cinque anni di democrazia hanno portato il Pakistan nella condizione economica peggiore mai sperimentata e, a questo punto, Musharraf in fondo non era così male. Ha un sostegno da parte della middle class, ha un sostegno da parte della borghesia conservatrice e ha ancora un sostegno da parte dei partiti islamici, anche se nell’ultimo periodo si sono spostati a favore dell’ex campione pachistano di cricket, Imran Khan.


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