domenica, aprile 07, 2013
Capitale senza auto e imbiancata dalla neve, per una festa religiosa ancora oggi non riconosciuta dal governo. I fedeli hanno gremito le chiese e accolto i nuovi membri nella comunità. I riti, fra cui l’accensione del fuoco, hanno attirato la curiosità dei passanti. La Chiesa mongola è “calorosa, viva e dinamica”.

Mongolia (Asianews) - Con il battesimo di dozzine di catecumeni, che hanno fatto il loro ingresso nella Chiesa alla vigilia delle celebrazioni domenicali, la piccola comunità cattolica della Mongolia ha festeggiato la Pasqua. Quest'anno la ricorrenza è coincisa con la "domenica ecologica" e il relativo divieto di circolazione per auto e moto, voluto dalle autorità per combattere l'inquinamento. Nel contesto dell'iniziativa, si sono tenute diverse manifestazioni legate alle due ruote, che hanno portato nelle strade della capitale Ulaanbaatar - imbiancata da "eccezionali" nevicate, come confermano sacerdoti da anni nel Paese - moltissimi ciclisti. Per i fedeli si è trattato di una "conferma" della "crescita continua" del fede cattolica, in una nazione dove ha dominato per decenni l'ateismo di Stato e solo negli ultimi 20 anni si è registrata una "rinascita religiosa".

In Mongolia la Pasqua non è considerata una festa nazionale e non sono previsti giorni di ferie. Le celebrazioni si sono svolte in modo "discreto", raccontano i cattolici a Eglise d'Asie (EdA), ma partecipato e i luoghi di culto erano colmi di fedeli. Ogni parrocchia ha acceso il tradizionale fuoco nuovo sul sagrato, attirando lo sguardo dei passanti incuriositi dai riti e dalle tradizioni della piccola comunità cristiana.

Come nel 2012, quando una cinquantina di fedeli hanno fatto il loro ingresso fra i cattolici, anche quest'anno si sono celebrati dozzine di battesimi fra persone adulte a testimonianza della bontà del lavoro svolto da sacerdoti e dal Prefetto apostolico della capitale, mons. Wenceslao Padilla. "La nascita di nuove parrocchie - racconta un fedele - è frutto della politica prudente e accorda" del prelato, visto che le autorizzazioni governative per l'apertura di un luogo di culto "sono sempre più difficili da ottenere". Essa ha dato origine a una realtà cristiana autoctona "calorosa, viva e dinamica" capace anche, come avvenuto per la Domenica delle Palme, di inscenare una vera e propria rappresentazione animata della Passione di Cristo.

Secondo le ultime stime, i cristiani - di tutte le confessioni - presenti in Mongolia rappresentano poco più del 2% della popolazione, a stragrande maggioranza di fede buddista mischiata con credenze sciamaniche della tradizione locale. Resta alta anche la quota degli atei, che sfiora il 40% del totale. I cattolici sono poche centinaia (835 nel 2012, anche se il numero dei battezzati ha ormai superato i 900) ma hanno saputo far nascere e crescere col tempo centri di accoglienza per orfani, diseredati e anziani, cliniche mediche - in un Paese in cui le infrastrutture sanitarie scarseggiano - e diverse scuole e istituti tecnici. Nel 1992, al momento dell'ingresso dei primi missionari stranieri (soprattutto filippini), tra i quali il futuro mons. Wenceslao Padilla della Congregazione del cuore immacolato di Maria, non vi erano parrocchie. E solo qualche mese fa erano ancora quattro rispetto alle sei di oggi nella capitale, a conferma del cammino di sviluppo. Nella lettera pastorale diffusa per i 20 anni della Chiesa in Mongolia, il Prefetto apostolico ha ricordato che oggi vi sono nel Paese 81 missionari di 22 nazionalità diverse, mentre i primi due seminaristi autoctoni si stanno preparando al sacerdozio a Daejeon, in Corea del Sud.

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