Il presidente russo Vladimir Putin è in Germania per inaugurare insieme alla cancelliera Angela Merkel la fiera di Hannover, ma anche in terra tedesca la diplomazia internazionale appare ipnotizzata da quello che sembra un pericolosissimo bluff nucleare, tra minacciati lanci di testate intercontinentali e nuovi test atomici, della dittatura dinastica nazional-stalinista nordcoreana che potrebbe precipitare in un'immane tragedia.
GreenReport - Putin ad Hannover ha detto: «Non è certo un segreto, siamo preoccupati dell'escalation nella penisola coreana, un nostro vicino. Se, Dio non voglia, accadesse qualcosa, la Chernobyl che tutti conosciamo potrebbe sembrare una favola per bambini al confronto». Putin, nonostante i suoi consiglieri dicano che la Repubblica democratica popolare di Corea non ha le forze e la capacità militare per rappresentare un reale pericolo, sembra convinto che ci sia il concreto rischio di una guerra nucleare e per questo ha invitato tutti alla calma, «A iniziare a risolvere i problemi che si sono accumulati in tanti anni sedendosi a un tavolo, negoziando». Inoltre il presidente russo, di solito parco di complimenti verso gli Usa, ha detto che «Dovremmo tutti ringraziare la leadership americana» per aver rinviato un test missilistico programmato da tempo «Spero che i nostri partner nordcoreani lo notino, che ne traggano certe conclusioni, che tutti si calmino e che si cerchi di lavorare insieme per sciogliere questa situazione».
La Merkel si è detta completamente d'accordo con i russi che in Corea «Occorre andare avanti sulla strada del dialogo», ma anche che bisogna mostrare «La determinazione» della comunità internazionale nel far rispettare gli impegni alla Corea del nord».
Da non molto distante, anche il segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon, in visita in Olanda, ha esortato la Corea del nord ad «Astenersi da ogni nuova provocazione. Chiedo loro urgentemente di non prendere delle misure che sarebbero delle nuove provocazioni. La Corea del nord non può continuare così, non può continuare ad opporsi ed a sfidare il Consiglio di sicurezza e la comunità internazionale».
L'Asia orientale sembra sull'orlo di una crisi di nervi e la Corea del sud oscilla tra la minimizzazione, le minacce di ritorsioni distruttive contro il Nord e la minuziosa preparazione ad un lancio di missili da parte della Rpdc che, secondo quanto dice oggi all'agenzia Yonhap Kim Jang-Soo, consigliere per la sicurezza nazionale della presidente della Corea del sud, «Potrebbe aver luogo mercoledì o prima. Per il momento, non c'è alcun segnale di una guerra su grande, ma la Correa del nord deve aspettarsi delle rappresaglie in caso di guerra localizzata».
Durante tutta la settimana scorsa i servizi segreti sudcoreani hanno seguito lo spostamento di due missili balistici "Musudan" sulla costa orientale della Rpdc ed il raggio di azione di questi missili copiati da un progetto sovietico sarebbe tra i 3.000 e i 4.000 Km e la dittatura miltar-comunista di Pyongyan potrebbe decidere di lanciarli in occasione del 101esimo anniversario della nascita del fondatore e divinità nazionale della Rpdc Kim Il Sung, nato il 15 aprile 1912, padre del defunto caro leader Kim Jong Il e nonno dell'attuale leader supremo, il trentenne Kim Jong Un.
Anche il ministro della difesa del Giappone, Itsunori Onodera, ha ordinate alle sue Forze di auto-difesa di prepararsi ad intercettare un missile nordcoreano ed i suoi rottami, «Se essi rappresentano un pericolo per la sicurezza del Giappone». Secondo quanto scrive l'agenzia Kyodo, riferendo fonti governative, «Per sorvegliare l'eventuale lancio di un missile nordcoreano, il Giappone pensa di dispiegare delle navi dotate del sistema di difesa Aegis». Sembra che il governo di centro-destra giapponese voglia approfittare della crisi coreana per portare a compimento la trasformazione delle sue forze di auto-difesa in un esercito vero e proprio, armato fino ai denti con le armi più sofisticate, un'eventualità che non piace per nulla alla Cina e questa volta ad entrambe le Coree, che hanno dovuto subire la durissima occupazione, gli abusi, i genocidi e le devastazioni dell'esercito fascista imperiale durante la seconda guerra mondiale. E' proprio da quella occupazione che è nata la Cina comunista e la divisione della Corea.
Intanto, sullo sfondo di una situazione che si fa ogni ora più cupa, ieri è arrivata la proposta della Svizzera di fare da mediatrice nei negoziati con Pyongyang, si tratterebbe di un colossale paradosso: il Paese simbolo del capitalismo finanziario internazionale che cerca di far ragionare il regime che si dichiara più anticapitalista del mondo, trincerato in realtà dietro una folle ideologia nazionalista autarchica, basata sulla purezza della razza coreana, che lo ha ridotto alla fame.
Comunque un comunicato del ministero degli esteri di Berna annuncia che «La Svizzera è pronta a contribuire a portare la calma nella penisola Coreana ed è sempre pronta a contribuire alla ricerca di una soluzione, se tale è l'augurio delle parti, per esempio accogliendo un incontro tra loro».
Il ministero degli esteri svizzero avrebbe preso contatto con le nordcoreane per informarle di questa proposta che potrebbe trovare orecchie sensibili, visto che i "principini" della dittatura nordcoreana, compresi anche i membri della dinastia dei Kim, spesso studiano sotto falso nome in collegi esclusivi in Svizzera, anche se poi, come Kim Jong Un, che avrebbe studiato a Berna dal 1993 al 1998 con il nome di "Chol-pak" o "Pak-chol", risultano poi tutti laureati all'università Kim Il Sung di Pyongyang.
GreenReport - Putin ad Hannover ha detto: «Non è certo un segreto, siamo preoccupati dell'escalation nella penisola coreana, un nostro vicino. Se, Dio non voglia, accadesse qualcosa, la Chernobyl che tutti conosciamo potrebbe sembrare una favola per bambini al confronto». Putin, nonostante i suoi consiglieri dicano che la Repubblica democratica popolare di Corea non ha le forze e la capacità militare per rappresentare un reale pericolo, sembra convinto che ci sia il concreto rischio di una guerra nucleare e per questo ha invitato tutti alla calma, «A iniziare a risolvere i problemi che si sono accumulati in tanti anni sedendosi a un tavolo, negoziando». Inoltre il presidente russo, di solito parco di complimenti verso gli Usa, ha detto che «Dovremmo tutti ringraziare la leadership americana» per aver rinviato un test missilistico programmato da tempo «Spero che i nostri partner nordcoreani lo notino, che ne traggano certe conclusioni, che tutti si calmino e che si cerchi di lavorare insieme per sciogliere questa situazione».
La Merkel si è detta completamente d'accordo con i russi che in Corea «Occorre andare avanti sulla strada del dialogo», ma anche che bisogna mostrare «La determinazione» della comunità internazionale nel far rispettare gli impegni alla Corea del nord».
Da non molto distante, anche il segretario generale dell'Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon, in visita in Olanda, ha esortato la Corea del nord ad «Astenersi da ogni nuova provocazione. Chiedo loro urgentemente di non prendere delle misure che sarebbero delle nuove provocazioni. La Corea del nord non può continuare così, non può continuare ad opporsi ed a sfidare il Consiglio di sicurezza e la comunità internazionale».
L'Asia orientale sembra sull'orlo di una crisi di nervi e la Corea del sud oscilla tra la minimizzazione, le minacce di ritorsioni distruttive contro il Nord e la minuziosa preparazione ad un lancio di missili da parte della Rpdc che, secondo quanto dice oggi all'agenzia Yonhap Kim Jang-Soo, consigliere per la sicurezza nazionale della presidente della Corea del sud, «Potrebbe aver luogo mercoledì o prima. Per il momento, non c'è alcun segnale di una guerra su grande, ma la Correa del nord deve aspettarsi delle rappresaglie in caso di guerra localizzata».
Durante tutta la settimana scorsa i servizi segreti sudcoreani hanno seguito lo spostamento di due missili balistici "Musudan" sulla costa orientale della Rpdc ed il raggio di azione di questi missili copiati da un progetto sovietico sarebbe tra i 3.000 e i 4.000 Km e la dittatura miltar-comunista di Pyongyan potrebbe decidere di lanciarli in occasione del 101esimo anniversario della nascita del fondatore e divinità nazionale della Rpdc Kim Il Sung, nato il 15 aprile 1912, padre del defunto caro leader Kim Jong Il e nonno dell'attuale leader supremo, il trentenne Kim Jong Un.
Anche il ministro della difesa del Giappone, Itsunori Onodera, ha ordinate alle sue Forze di auto-difesa di prepararsi ad intercettare un missile nordcoreano ed i suoi rottami, «Se essi rappresentano un pericolo per la sicurezza del Giappone». Secondo quanto scrive l'agenzia Kyodo, riferendo fonti governative, «Per sorvegliare l'eventuale lancio di un missile nordcoreano, il Giappone pensa di dispiegare delle navi dotate del sistema di difesa Aegis». Sembra che il governo di centro-destra giapponese voglia approfittare della crisi coreana per portare a compimento la trasformazione delle sue forze di auto-difesa in un esercito vero e proprio, armato fino ai denti con le armi più sofisticate, un'eventualità che non piace per nulla alla Cina e questa volta ad entrambe le Coree, che hanno dovuto subire la durissima occupazione, gli abusi, i genocidi e le devastazioni dell'esercito fascista imperiale durante la seconda guerra mondiale. E' proprio da quella occupazione che è nata la Cina comunista e la divisione della Corea.
Intanto, sullo sfondo di una situazione che si fa ogni ora più cupa, ieri è arrivata la proposta della Svizzera di fare da mediatrice nei negoziati con Pyongyang, si tratterebbe di un colossale paradosso: il Paese simbolo del capitalismo finanziario internazionale che cerca di far ragionare il regime che si dichiara più anticapitalista del mondo, trincerato in realtà dietro una folle ideologia nazionalista autarchica, basata sulla purezza della razza coreana, che lo ha ridotto alla fame.
Comunque un comunicato del ministero degli esteri di Berna annuncia che «La Svizzera è pronta a contribuire a portare la calma nella penisola Coreana ed è sempre pronta a contribuire alla ricerca di una soluzione, se tale è l'augurio delle parti, per esempio accogliendo un incontro tra loro».
Il ministero degli esteri svizzero avrebbe preso contatto con le nordcoreane per informarle di questa proposta che potrebbe trovare orecchie sensibili, visto che i "principini" della dittatura nordcoreana, compresi anche i membri della dinastia dei Kim, spesso studiano sotto falso nome in collegi esclusivi in Svizzera, anche se poi, come Kim Jong Un, che avrebbe studiato a Berna dal 1993 al 1998 con il nome di "Chol-pak" o "Pak-chol", risultano poi tutti laureati all'università Kim Il Sung di Pyongyang.
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