mercoledì, aprile 24, 2013
Nuovi colpi di mortaio piovono sulla regione della Bekaa. Il Syrian National Council accusa Hezbollah di combattere per Assad, mentre gli sceicchi salafiti libanesi parlano di costituire milizie sunnite da affiancare ai ribelli siriani. Intanto, a Tripoli, cristiani e musulmani manifestano uniti per la pace.

Asianews - Riprende, dopo un giorno di tregua, il lancio di razzi nel nord del Libano da parte del Free Syrian Army. Nella mattinata di oggi, due colpi di mortaio hanno colpito la città di Hermel senza causare vittime. Gli attacchi, iniziati nei giorni scorsi, sono stati giustificati dai ribelli siriani come atto di rappresaglia verso Hezbollah, accusato di fiancheggiare il regime di Assad nella repressione. George Sabra, capo della coalizione siriana, ha dichiarato che "nel Qousseir ead Homs, Hezbollah ha dichiarato guerra al popolo siriano". Hassan Nasrallah, leader del partito sciita, ha smentito ogni implicazione nel conflitto, motivando la propria azione come difesa delle minoranze alawite del Libano settentrionale. Nella giornata di ieri, i due sceicchi salafiti libanesi, Ahmed Assir e Sheik Salem, hanno alimentato la tensione incitando alla jihad islamica in difesa dei sunniti siriani e proponendo la costituzione di piccole milizie contro l'azione di Hezbollah.

La regione di Tripoli, porto del Libano settentrionale situato a 50 chilometri dal confine siriano, è stata spesso teatro di scontri tra la comunità sunnita e la minoranza sciita-alawita. La guerra civile siriana si è inasprita nell'estate del 2012 ed ha contribuito a peggiorare tale rivalità. L'affiancamento di Hezbollah alle truppe di Assad e la scesa in campo di personalità sunnite dal Libano rischiano di spostare il conflitto su un piano confessionale, facendolo sconfinare in territorio libanese. "Il lancio di razzi all'interno dei nostri confini non porterà alla nascita della democrazia in Siria", ha dichiarato il Presidente della Repubblica libanese, Michel Suleiman. Un gruppo di 50 diplomatici è partito Domenica da Beirut per recarsi a Damasco. la delegazione, alla quale hanno preso parte anche personalità filo-Assad, è la più grande che il Libano abbia inviato in Siria dall'inizio delle rivolte. Lo stesso giorno, circa 3000 persone di ogni età e confessione hanno marciato contro la violenza per le vie di Tripoli, sventolando bandiere biancorosse sulle note dell'inno nazionale Libanese. Nella manifestazione, al termine della quale è stato piantato un ulivo come simbolo di pace, alcuni bambini sorreggevano uno striscione: "Siamo tutti libanesi. Sunniti, alawiti e cristiani. Vogliamo vivere in pace".

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