Non c'è pace per Napoli dove dopo i durissimi scontro sulla Ztl di ieri, l'incendio di alcune settima fa del museo della Città della Scienza, oggi piomba la notizia del sequestro delle aree dell'ex Italsider e dell'ex Eternit di Bagnoli, alla periferia di Napoli.
GreenReport - L'indagine dei carabinieri, si legge sull'Ansa, nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli ipotizza una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti della società 'Bagnoli Futura' e divari enti locali. I pm hanno chiesto e ottenuto dal gip in composizione collegiale, l'organico istituito in occasione dell'emergenza rifiuti nel Napoletano, l'emissione di un'ordinanza che dispone il sequestro preventivo di un'ampia area, compresa la cosiddetta 'colmata' di Bagnoli. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno accertato un notevole inquinamento dell'area: gli interventi di bonifica - secondo la Procura - avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale. Ricordiamo che proprio quella "colmata" fu oggetto di una querelle infinita alcuni anni fa quando il ministero dell'ambiente, guidato dal campano-verde Alfonso Pecoraro Scanio (in accordo con l'attuale vicesindaco di Napoli, allora presidente della commissione ambiente del Senato, Paolo Sodano), si era convinto della bontà di portarla a Piombino. Mesi e mesi di discussioni portarono alla fine al nulla di fatto e, anche per l'ambiente, fu sicuramente un successo. Il trasporto di quel materiale via mare era infatti una follia, prima di tutto economica, che per fortuna fu scongiurata.
L'indagine e la giustizia, come si dice in questi casi, faranno il loro corso e al momento riportiamo solo quanto detto dagli inquirenti ovvero che «l'interscambio dei ruoli tra controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti pubblici», insieme al comportamento dei soggetti responsabili della vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato «il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali, causando - secondo l'ipotesi accusatoria - un disastro ambientale». In particolare - sempre secondo l'accusa - gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree.
Pare insomma che con i 107 milioni di euro spesi per la bonifica «non solo - scrive l'ansa - è stata solo "virtualmente effettuata" ma ha di fatto "comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica con aggravamento dell'inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica». Con il provvedimento di sequestro delle aree di Bagnoli per le quali la Procura di Napoli ha ipotizzato il disastro ambientale, il gip del capoluogo campano ha disposto "un dettagliato piano di interventi finalizzato a un'adeguata bonifica e messa in sicurezza" delle aree sequestrate.
Se tutto quanto ipotizzato verrà confermato nel proseguo dell'indagine e del processo, Napoli sarà purtroppo e per l'ennesima volta lo specchio di come vanno le cose in questo triste Paese chiamato Italia. Come noto le bonifiche ambientali sono un gigantesco problema in quanto non si trovano mai i soldi per farle. Quando li si trovano, lungaggini burocratiche creano mille problemi per far partire i lavori che magari poi nemmeno vengono terminati. Quando poi si riesce, come nel caso specifico, a terminarli almeno in parte, i risultati potrebbero essere addirittura peggiori del punto di partenza. Purtroppo questo accade anche perché in Italia non c'è alcuna cultura ecologica reale e l'unico modo di approcciarsi all'ambiente è quello della bomba ecologica. Che i processi industriali generino rifiuti in quantità e spesso di gran lunga più impattanti dei rifiuti urbani è cosa che interessa a pochissimi. Tutti si concentrano sulle raccolte differenziate, cosa ottima ci mancherebbe, ma altrettanta attenzione andrebbe posta se non di più sui rifiuti speciali, che oltre ad essere tre-quattro volte più degli urbani richiedono una maggiore cura nel trattamento, nel riciclo e nello smaltimento. La prassi diffusa è invece di ignorarli anche se- come nel caso di Bagnoli (ma potremmo trovarli anche in Toscana) - arrivano a determinare vere e proprie aree di territorio difficilmente ignorabili. In qualche modo quindi, viene più facile "rimuovere" il problema e nasconderlo con il paradosso, anche se in realtà il "problema" è sotto gli occhi e i piedi di tutti...
A Napoli poi la rivoluzione di De Magistris, che su questa vicenda ovviamente non ha responsabilità visto che viene da molto lontano e prima di lui, sui rifiuti comunque ha generato il "mostro" dell'invio dei rifiuti urbani sulle chiatte in Olanda, questo sì un altro "bel" modo per rimuovere e bypassare senza risolvere il "problema" rifiuti.
GreenReport - L'indagine dei carabinieri, si legge sull'Ansa, nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli ipotizza una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti della società 'Bagnoli Futura' e divari enti locali. I pm hanno chiesto e ottenuto dal gip in composizione collegiale, l'organico istituito in occasione dell'emergenza rifiuti nel Napoletano, l'emissione di un'ordinanza che dispone il sequestro preventivo di un'ampia area, compresa la cosiddetta 'colmata' di Bagnoli. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno accertato un notevole inquinamento dell'area: gli interventi di bonifica - secondo la Procura - avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale. Ricordiamo che proprio quella "colmata" fu oggetto di una querelle infinita alcuni anni fa quando il ministero dell'ambiente, guidato dal campano-verde Alfonso Pecoraro Scanio (in accordo con l'attuale vicesindaco di Napoli, allora presidente della commissione ambiente del Senato, Paolo Sodano), si era convinto della bontà di portarla a Piombino. Mesi e mesi di discussioni portarono alla fine al nulla di fatto e, anche per l'ambiente, fu sicuramente un successo. Il trasporto di quel materiale via mare era infatti una follia, prima di tutto economica, che per fortuna fu scongiurata.
L'indagine e la giustizia, come si dice in questi casi, faranno il loro corso e al momento riportiamo solo quanto detto dagli inquirenti ovvero che «l'interscambio dei ruoli tra controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti pubblici», insieme al comportamento dei soggetti responsabili della vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato «il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali, causando - secondo l'ipotesi accusatoria - un disastro ambientale». In particolare - sempre secondo l'accusa - gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree.
Pare insomma che con i 107 milioni di euro spesi per la bonifica «non solo - scrive l'ansa - è stata solo "virtualmente effettuata" ma ha di fatto "comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica con aggravamento dell'inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica». Con il provvedimento di sequestro delle aree di Bagnoli per le quali la Procura di Napoli ha ipotizzato il disastro ambientale, il gip del capoluogo campano ha disposto "un dettagliato piano di interventi finalizzato a un'adeguata bonifica e messa in sicurezza" delle aree sequestrate.
Se tutto quanto ipotizzato verrà confermato nel proseguo dell'indagine e del processo, Napoli sarà purtroppo e per l'ennesima volta lo specchio di come vanno le cose in questo triste Paese chiamato Italia. Come noto le bonifiche ambientali sono un gigantesco problema in quanto non si trovano mai i soldi per farle. Quando li si trovano, lungaggini burocratiche creano mille problemi per far partire i lavori che magari poi nemmeno vengono terminati. Quando poi si riesce, come nel caso specifico, a terminarli almeno in parte, i risultati potrebbero essere addirittura peggiori del punto di partenza. Purtroppo questo accade anche perché in Italia non c'è alcuna cultura ecologica reale e l'unico modo di approcciarsi all'ambiente è quello della bomba ecologica. Che i processi industriali generino rifiuti in quantità e spesso di gran lunga più impattanti dei rifiuti urbani è cosa che interessa a pochissimi. Tutti si concentrano sulle raccolte differenziate, cosa ottima ci mancherebbe, ma altrettanta attenzione andrebbe posta se non di più sui rifiuti speciali, che oltre ad essere tre-quattro volte più degli urbani richiedono una maggiore cura nel trattamento, nel riciclo e nello smaltimento. La prassi diffusa è invece di ignorarli anche se- come nel caso di Bagnoli (ma potremmo trovarli anche in Toscana) - arrivano a determinare vere e proprie aree di territorio difficilmente ignorabili. In qualche modo quindi, viene più facile "rimuovere" il problema e nasconderlo con il paradosso, anche se in realtà il "problema" è sotto gli occhi e i piedi di tutti...
A Napoli poi la rivoluzione di De Magistris, che su questa vicenda ovviamente non ha responsabilità visto che viene da molto lontano e prima di lui, sui rifiuti comunque ha generato il "mostro" dell'invio dei rifiuti urbani sulle chiatte in Olanda, questo sì un altro "bel" modo per rimuovere e bypassare senza risolvere il "problema" rifiuti.
Alessandro Farulli
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