mercoledì, aprile 24, 2013
La dimetilamilamina è una sostanza contenuta negli integratori che causa problemi alla salute, ma viene comunque prodotta e acquistata
 di Giulia Bernini

Può causare problemi vascolari, infarto, ipertensione, respiro corto, eppure è presente in molti supplementi dietetici: si tratta della dimetilamilamina (dmaa), uno stimolante impiegato in molti integratori usati per il dimagrimento o assunto dagli sportivi per migliorare la loro performance. L'assunzione di dmaa può rivelarsi pericolosa se consumata assieme alla caffeina perchè può provocare problemi cardiovascolari.

L'Ente governativo statunitense per la regolamentazione dei farmaci (Fda), dopo l'arrivo di 86 segnalazioni di casi di malattie e morti legate a questa sostanza, ha lanciato l'allerta, richiamando sia le aziende produttrici che i consumatori. La Fda ha scritto a 11 aziende che la usano, precisando che i prodotti contenenti dmaa come Jack3D e Oxy Elite Pro sono illegali. Tra queste solo una ha deciso di interrompere la produzione e la vendita. Allo stesso tempo l'FDA ha esortato i consumatori a non acquistare questo tipo di prodotto e a controllare le etichette, dal momento che la dimetilamilamina si può trovare sotto altri dieci possibili nomi (metilexaliamila per esempio).

L'agenzia mondiale antidoping (Wada) l'ha messa al bando nel 2009. L'Italia ne vieta l'utilizzo. Tuttavia, la dmaa continua a circolare in Europa con l'ausilio di internet. Gli integratori che contengono la sostanza in questione provengono dal Canada e dagli Usa e passando dalla Polonia vengono distribuiti nell'Ue. Ciò è confermato dai continui stati di allerta arrivati al Rasff, il sistema europeo di allerta rapido sul cibo. Lo scorso giugno la Svezia segnalò la distribuzione in 34 paesi europei prodotti dmaa, provenienti da Canada e Stati Uniti. Un mese dopo l'Agenzia spagnola di sicurezza alimentare ha a sua volta lanciato l'allerta su diversi integratori presi da sportivi e contenenti tali sostanze.

“Il problema - spiega Silvana Gaetani, docente di Farmacologia presso l'Università della Sapienza a Rom a- è che gli integratori in commercio non devono passare gli stessi test di sicurezza dei farmaci, la normativa per loro è più blanda”.


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