giovedì, aprile 11, 2013
Piano urgente di lotta al bracconaggio nell’Africa Occidentale. In Kenya 1.000 ranger in più per difendere i Parchi. 

GreenReport - Secondo il Wwf Moçambique, «Negli ultimi cinque anni il Paese ha dovuto assistere ad un'autentica delapidazione di fauna selvatica del Mozambico, con particolare attenzione alle specie di elevato valore economico ed alle specie in pericolo come elefanti e rinoceronti. Questo sterminio, che si verifica in tutto il Paese e con una maggiore incidenza nelle Áreas de Conservação e di altre aree libere a maggiore concentrazione, ha come principali autori cittadini nazionali e stranieri».

I dati disponibili dal 2004 sulla caccia di frodo rivelano che il bracconaggio è stato in continua crescita, raggiungendo il picco nel 2011. Tra il 2009 e il 2011 in Mozambico sono stati abbattuti oltre 2.500 elefanti (il 17,5% della popolazione), soprattutto nelle province settentrionali di Cabo Delgado e Niassa.

Il Wwf Moçambique evidenzia che «Questa situazione minaccia non solo la sopravvivenza delle specie stesse, ma riduce anche il contributo del settore all'economia nazionale, oltre che incidere sulla sicurezza nazionale e dello Stato di diritto e, soprattutto, influenza le relazioni interstatali e regionali e denigra l'immagine del Paese nel mondo esterno.»

Niall O'Connor, direttore regionale Wwf per l'Africa Orientale ed Australe, spiega che «Il commercio illegale di specie selvatiche ha raggiunto livelli allarmanti nelle regioni dell'Africa Orientale ed Australe. E' tempo per tutti noi di farla finita con il commercio che sta distruggendo il nostro potenziale turistico e il nostro patrimonio naturale. Ci vuole una forte volontà di smantellare tutti i cartelli coinvolti nel traffico e nel commercio di avorio, comprese misure punitive quando vengono presi i delinquenti».

Il rapporto "Wildlife Crime Scorecard" presentato nel 2012 dal Wwf e da altre agenzie internazionali evidenzia che il Mozambico, oltre ad essere uno dei territori più frequentati dai bracconieri, è anche considerato uno dei più grandi corridori di transito verso l'Asia di avorio di elefante e corna di rinoceronte. Si stima che con i 2.500 elefanti uccisi illegalmente in due anni, il governo di Maputo abbia perso circa 12.321.428 dollari in tasse e sovrattasse, senza tener conto delle entrate del settore turistico: ospitalità, trasporti e salari.

La direttrice nazionale del Wwf Moçambique, Helena Motta, rivela un altro aspetto preoccupante, quello della pessima gestione delle aree protette: «Nella mia recente visita al Parque Nacional das Quirimbas, ho scoperto che in una piccola area di concentrazione di elefanti, negli ultimi 14 mesi sono stati uccisi circa 85 elefanti. Adulti e giovani elefanti vengono uccisi indiscriminatamente. In primo luogo i cuccioli ed i giovani elefanti, perché le madri si trovano nelle vicinanze e sono anche un bersaglio facile da battere. Questo ha avuto un impatto immenso sugli allevamenti e sui sopravvissuti che perdono gli adulti che hanno le informazioni sui luoghi dove si trova l'acqua. Un quadro troppo triste per essere descritto».

La situazione è ancora più grave nella zona frontaliera del Limpopo, nella provincia meridionale di Gaza, dove nel 2011 e 2012 sono stati massacrati numerosi elefanti e rinoceronti da bracconieri mozambicani e sudafricani. Invece nella provincia del Niassa I bracconieri si infiltrerebbero soprattutto dal Malawi, dalla Tanzania e dalla regione dei Grandi Laghi. Alcuni, reduci dalle guerre ed ancora attivi nelle guerriglie locali, utilizzano metodi brutali, come l'utilizzo di mine terrestri, per uccidere i pachidermi e prendere le zanne degli elefanti ed i corni dei rinoceronti.

Taye Teferi, direttore regionale conservazione del Wwf per l'Africa Orientale ed Australe sottolinea anche la tragedia umana del bracconaggio nei Parchi: «Si traduce in perdita di vite umane delle unidades de fiscalização (guardiaparco e ranger, ndr) ed aumenta l'insicurezza nazionale, con la possibilità che le armi sofisticate utilizzate dai bracconieri finiscano nelle mani di altri criminali».

Ma la situazione per gli elefanti sta diventando insostenibile in tutta l'Africa. Secondo un rapporto della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) il calo delle popolazioni di elefanti causato dai bracconieri è molto forte e l'unica buona notizia arriva dalla Thailandia, che ha ospitato l'ultima Conferenza della parti Cites, che ha vietato tutti i prodotti a base di avorio sul suo territorio, una grande vittoria contro il bracconaggio, in particolare degli elefanti africani, che sono quelli che alimentano il mercato asiatico.

Il direttore del programma Wwf elefanti africani, Lamine Sebogo, dice però che «Il 2011 è stato l'anno in cui si è registrato il più alto volume di commercio di avorio su larga scala. Queste cifre rivelano il coinvolgimento di reti della criminalità organizzata, ma alcuni casi non sono stati studiati con il rigore dovuto».

Il governo del Kenya, dove nei primi tre mesi dell'anno sono stati uccisi 74 elefanti, ha appena annunciato il dispiegamento di altri 1.000 ranger nei Parchi nazionali. Il portavoce del governo di Nairobi, Muthui Kariuki, ha spiegato che «Questa decisione è stata presa per aiutare il Kenya wildlife service (Kws) a salvare gli elefanti che rimangono nel Paese. Il Kws sta modernizzando la sua forza con il sostegno del governo. Prevediamo di combattere il bracconaggio a tutti i livelli per salvare i nostri elefanti».

Il Kenya, che ha fatto del turismo la sua principale fonte di entrate, non può più permettere che il bracconaggio prosegua perché i grandi animali che attirano i turisti si stanno riducendo ad una velocità allarmante. Secondo le ultime statistiche pubblicate dal Kws, il numero degli elefanti in Kenya è passato dai 160.000 del 1970 a meno di 30.000. Tra gli anni '70 e gli anni '80 il Paese aveva perso l'80% dei suoi elefanti proprio a causa del bracconaggio che oggi conosce una nuova recrudescenza.

Non va meglio, anzi va ancora peggio, nell'Africa Occidentale, il 28 marzo scorso a Cotonou, in Benin, i ministri dell'ambiente e delle aree protette dell'Union économique et monétaire ouest-africaine (Uemoa) hanno analizzato i risultati del Programme d'Appui aux parcs de l'Entente (Pape) ed hanno deciso l'avvio di un piano urgente i lotta al bracconaggio degli elefanti, in particolare nel complesso di aree protette di W-Arl-Pendjari (Wap), il più grande ed importante continuum de ecosistemi terrestri, semi-acquatici, acquatici e della fascia di savana dell'Africa Occidentale, con una superficie protetta di circa 3 milioni di ettari. Si tratta praticamente dell'ultimo vero rifugio per i pochi elefanti rimasti e per molte specie a rischio di estinzione nell'Africa Occidentale meridionale.

Annunciando il piano anti-bracconaggio, il ministro dell'ambiente del Benin, Blaise Ahanhanzo-Glèlè, ha detto: «Questa biodiversità di importanza mondiale è minacciata da diversi fattori, soprattutto dagli insediamenti agricoli, dalla transumanza transfrontaliera, dal bracconaggio, dai fuochi della vegetazione incontrollatie da altri metodi di gestione inappropriati. Di fronte a queste minacce che potrebberio inibire gli sforzi di sviluppo sostenibile dei quattro Stati membri, che sono il Benin, il Burkina Faso, il Niger ed il Togo, devono essere prese delle iniziative tendenti ad invertire questa situazione».


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