mercoledì, aprile 10, 2013
Visite guidate alle comunità agricole e agli impianti di lavorazione: queste e altre iniziative chiudono oggi i tre giorni dedicati dal governo di Evo Morales alla “strada della quinua” (o quinoa), il cosiddetto “grano sacro” degli Incas di cui la povera Bolivia rivendica il primo posto fra i produttori mondiali.

Misna - La “strada della quinua” si snoda lungo tre dipartimenti andini, La Paz, Oruro e Potosí, dove si concentra il 100% della produzione totale di questa pianta erbacea altamente nutritiva, nonché priva di glutine, i cui semi sono stati impiegati per millenni a mo’ di cereale; un vegetale, a cui il Palazzo di Vetro ha dedicato il 2013, che per la Fao (Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) può costituire uno strumento fondamentale per la lotta contro la fameal livello globale. Il freddo e le burrasche tipici dell’Altopiano boliviano sono gli elementi che hanno spinto in tempi recenti anche contadini non avvezzi a passare alla quinua dopo aver seminato fagioli e patate per generazioni. E’ il caso della piccola comunità di Tarmaya, dove 300 famiglie indigene Aymaras hanno cominciato per la prima volta quest’anno a piantare quinua per tentare di migliorare i magri guadagni grazie al buon prezzo del vegetale che oscilla fra i 2500 e i 3000 dollari la tonnellata. Secondo dati della Fao, nel 2012 la produzione globale di quinua ha superato le 80.000 tonnellate: al Perù ne sono attribuite 41.168, sebbene La Paz sostenga di aver superato il vicino; secondo diverse fonti buona parte della produzione boliviana finisce di contrabbando nel paese confinante.

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