A Pontida per ripartire, per ricaricarsi e dare nuova energia ai nuovi progetti del Carroccio
Città Nuova - La Lega torna sul prato erboso della bergamasca Pontida, dopo due anni di assenza e dopo soprattutto vicende giuridiche travagliate che hanno attraversato il partito padano. Torna con progetti rinnovati, o torna col desiderio di rendere pubblica una resa dei conti che cova internamente, sottotraccia? Maroniani e bossiani si ritrovano per affrontarsi, per così dire, “in prodigioso duello”, per rinfacciarsi i malumori che in questo ultimo anno si sono gonfiati. La nuova segreteria di Maroni ha da farsi perdonare la nuova leadership, che all’Umberto e ai tanti ancora fedelissimi del senatur non va giù. All’altro fronte, non vanno giù le vicende di casa Bossi, dal Trota, alla Rosi Mauro, dai diamanti, alle tante furbate che hanno scombussolato il partito e lasciato l’amaro in bocca ai fedelissimi.
Fino all’avvento della segreteria Maroni, che pur invocando e rilanciando slogan che piacevano tanto al primordiale Bossi – tipo, «Roma ladrona», «vaffà», «moneta lombarda e macroregione» –, però non acchiappa le simpatie di tanti militanti della base. Sull’erba fangosa e calpestata malamente del prato di Pontida, si scontrano le anime del Carroccio con la necessità di ricompattare questa massa di iscritti che sta perdendo colpi. Maroni aveva invitato i leghisti a festeggiare la vittoria elettorale, la sua elezione a governatore della Lombardia. Ma a dire il vero c’è ben poco da festeggiare per una Lega Nord che alle ultime politiche ha avuto poco più del 4 per cento. Se in Lombardia ha in effetti sbancato, a livello nazionale è sprofondata. Allora, cosa si celebra? Il Maroni neo-segretario e neo-governatore, o s’invoca il ritorno di Umberto? E dov’è l’unità del partito? I cartelli che raffigurano il segretario Maroni con un naso alla Pinocchio sono ben visibili… Si celebrano Bossi e Maroni, o si strizza l’occhio a Zaia e Tosi, fratelli separati, ma pur graditi a una certa corrente interna? Anche se di correnti qui è meglio non parlare.
Paola Goisis è una parlamentare padana che spiega: «La Lega è un partito veramente popolare in grado di imporre all'attenzione del Paese il tema del federalismo e la questione settentrionale, capace di diventare un vero punto di riferimento, come testimoniavano tra l'altro le percentuali e il numero di elettori che la votavano. Oggi le cose sono cambiate. La nostra gente – dice la Goisis –, è stretta dalla crisi, «schiacciata tra uno Stato che continua a non pagare i suoi debiti e banche che chiedono garanzie assurde e interessi altissimi, nonostante le vagonate di soldi pubblici che hanno ricevuto. La nostra gente si ammazza perché non riesce a pagare, perché una banca o Equitalia pignora la casa dove vivevano, per la vergogna di non riuscire a pagare fornitori o dipendenti. In tutto questo – si domanda ancora – dov'è la Lega di Maroni? Perché non è al fianco di queste persone, perché non parla ogni giorno di questo dramma, perché si perde in polemichette o giochi di Palazzo invece che parlare dei temi veri che stanno a cuore alle persone? Con Bossi tutto questo non succedeva. A Pontida ci ritroviamo per capire cosa pensano i militanti».
Spintoni e insulti, il prato celebra anche questo. Maroni dal palco tampona le contestazioni, poi Bossi prende la parola, rassicura e rattoppa gli strappi: «Io ho fatto la Lega non per romperla». Come a dire: calmi ragazzi, c’è tempo, le cose precipitate non portano da nessuna parte. Intanto però ammette che non tutto va bene: che se «La Lega non si sta dividendo come scrivono i giornalisti, ma qualche volta la base viene trattata un po' male, si finisce per escluderla e contare poco. Ma credo che tutto è ancora rimediabile». Anche se serpeggia l’idea di fare un nuovo partito e su questo Zaia assicura: «La nuova Lega sarà pronta nel 2015».
Maroni sotto un gazebo, davanti alle telecamere che lo rimandano su tutti gli schermi del prato, taglia una grande torta in cui è raffigurata la macroregione del Nord con su una scritta di zucchero colorato che dice così: «Forza Maroni, prima il Nord. Poi si vedrà». Già: tagliare la torta oggi, può essere preludio per domani di divisioni interne al partito? La risposta nei giorni a venire.
Città Nuova - La Lega torna sul prato erboso della bergamasca Pontida, dopo due anni di assenza e dopo soprattutto vicende giuridiche travagliate che hanno attraversato il partito padano. Torna con progetti rinnovati, o torna col desiderio di rendere pubblica una resa dei conti che cova internamente, sottotraccia? Maroniani e bossiani si ritrovano per affrontarsi, per così dire, “in prodigioso duello”, per rinfacciarsi i malumori che in questo ultimo anno si sono gonfiati. La nuova segreteria di Maroni ha da farsi perdonare la nuova leadership, che all’Umberto e ai tanti ancora fedelissimi del senatur non va giù. All’altro fronte, non vanno giù le vicende di casa Bossi, dal Trota, alla Rosi Mauro, dai diamanti, alle tante furbate che hanno scombussolato il partito e lasciato l’amaro in bocca ai fedelissimi.
Fino all’avvento della segreteria Maroni, che pur invocando e rilanciando slogan che piacevano tanto al primordiale Bossi – tipo, «Roma ladrona», «vaffà», «moneta lombarda e macroregione» –, però non acchiappa le simpatie di tanti militanti della base. Sull’erba fangosa e calpestata malamente del prato di Pontida, si scontrano le anime del Carroccio con la necessità di ricompattare questa massa di iscritti che sta perdendo colpi. Maroni aveva invitato i leghisti a festeggiare la vittoria elettorale, la sua elezione a governatore della Lombardia. Ma a dire il vero c’è ben poco da festeggiare per una Lega Nord che alle ultime politiche ha avuto poco più del 4 per cento. Se in Lombardia ha in effetti sbancato, a livello nazionale è sprofondata. Allora, cosa si celebra? Il Maroni neo-segretario e neo-governatore, o s’invoca il ritorno di Umberto? E dov’è l’unità del partito? I cartelli che raffigurano il segretario Maroni con un naso alla Pinocchio sono ben visibili… Si celebrano Bossi e Maroni, o si strizza l’occhio a Zaia e Tosi, fratelli separati, ma pur graditi a una certa corrente interna? Anche se di correnti qui è meglio non parlare.
Paola Goisis è una parlamentare padana che spiega: «La Lega è un partito veramente popolare in grado di imporre all'attenzione del Paese il tema del federalismo e la questione settentrionale, capace di diventare un vero punto di riferimento, come testimoniavano tra l'altro le percentuali e il numero di elettori che la votavano. Oggi le cose sono cambiate. La nostra gente – dice la Goisis –, è stretta dalla crisi, «schiacciata tra uno Stato che continua a non pagare i suoi debiti e banche che chiedono garanzie assurde e interessi altissimi, nonostante le vagonate di soldi pubblici che hanno ricevuto. La nostra gente si ammazza perché non riesce a pagare, perché una banca o Equitalia pignora la casa dove vivevano, per la vergogna di non riuscire a pagare fornitori o dipendenti. In tutto questo – si domanda ancora – dov'è la Lega di Maroni? Perché non è al fianco di queste persone, perché non parla ogni giorno di questo dramma, perché si perde in polemichette o giochi di Palazzo invece che parlare dei temi veri che stanno a cuore alle persone? Con Bossi tutto questo non succedeva. A Pontida ci ritroviamo per capire cosa pensano i militanti».
Spintoni e insulti, il prato celebra anche questo. Maroni dal palco tampona le contestazioni, poi Bossi prende la parola, rassicura e rattoppa gli strappi: «Io ho fatto la Lega non per romperla». Come a dire: calmi ragazzi, c’è tempo, le cose precipitate non portano da nessuna parte. Intanto però ammette che non tutto va bene: che se «La Lega non si sta dividendo come scrivono i giornalisti, ma qualche volta la base viene trattata un po' male, si finisce per escluderla e contare poco. Ma credo che tutto è ancora rimediabile». Anche se serpeggia l’idea di fare un nuovo partito e su questo Zaia assicura: «La nuova Lega sarà pronta nel 2015».
Maroni sotto un gazebo, davanti alle telecamere che lo rimandano su tutti gli schermi del prato, taglia una grande torta in cui è raffigurata la macroregione del Nord con su una scritta di zucchero colorato che dice così: «Forza Maroni, prima il Nord. Poi si vedrà». Già: tagliare la torta oggi, può essere preludio per domani di divisioni interne al partito? La risposta nei giorni a venire.
di Silvano Gianti
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