venerdì, aprile 12, 2013
Chi rileverà il mandato di Hugo Chávez, inaugurato mentre era ancora ricoverato a Cuba, il 10 gennaio scorso, per portarlo a termine nel 2019? Il quesito lo scioglieranno circa 19 milioni di venezuelani, su un totale di 29, nello storico appuntamento alle urne di domenica, il primo senza il “presidente-comandante” che negli ultimi 14 anni ha cambiato il volto del Venezuela e, in parte dell’intera America Latina.  

Misna - La scelta fra i due contendenti, oggi giunti alle battute finali di un’insolita campagna elettorale durata appena dieci giorni, non potrebbe essere più radicale, con il primo avvantaggiato dai sondaggi da una decina di punti percentuali. Il ‘chavista’ Nicolás Maduro, 50 anni, originario del quartiere popolare di El Valle, a Caracas, dirigente studentesco, poi conduttore di autobus del Metro di Caracas, di cui fu un leader sindacale di spicco negli anni ‘90, rappresenta la continuità dell’era Chávez. Tra i fondatori del Movimiento V Repúlica e i ‘padri’ della Costituzione del 1999, Maduro è diventato nel 2006 il ministro degli Esteri più giovane dell’amministrazione Chávez, prima di ottenere, a ottobre, la vice presidenza, ergendosi progressivamente come figura chiave del ‘chavismo’. “
Non ha lo stesso carisma, ma è in condizioni di portare avanti il governo del presidente scomparso poco più di un mese fa”, ha detto di lui Lula da Silva, dandogli il suo aperto sostegno.

È stato proprio Chávez agli inizi del dicembre scorso, ammettendo per la prima volta la possibilità di non riuscire a portare a termine il suo incarico a causa della malattia, a indicare Maduro come suo favorito; ed è toccato allo stesso Maduro, il 5 marzo, dare la notizia della morte del presidente. Chávez lo aveva conosciuto mentre l’allora tenente colonnello dei parà scontava in prigione una condanna per il fallito colpo di stato del 1992 contro Carlos Andrés Pérez. Fu in quel contesto che Maduro conobbe anche la sua futura consorte, Cilia Flores, avvocato penalista, 60 anni, una ‘fedelissima’ di Chávez di cui si guadagnò la fiducia a pieno titolo già nel 1994 ottenendo l’indulto per il parà condannato due anni prima per il tentato golpe.

Ex procuratrice della Repubblica, leader del Partido Socialista, parlamentare di lungo corso temuta per la sua ‘mano dura’ – nel 2006 divenne la prima donna a capo dell’Assemblea legislativa – Flores è poco avvezza all’esposizione mediatica ma sono in pochi a dubitare che, se come dicono i sondaggi, il marito vincerà, a governare saranno in due. (continua a leggere, seconda parte)


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