Insediatosi venerdì, il presidente Nicolás Maduro ha tenuto al loro posto 15 dei 23 ministri del governo del predecessore e padrino politico, Hugo Chávez, primo fra tutti Jorge Arreaza, genero del defunto capo dello Stato, alla vice presidenza del Venezuela.
Misna - Al ministero degli Esteri è stato confermato Elías Jaua, già vice presidente e ministro dell’Agricoltura, a quello del Petrolio e delle Miniere Rafael Ramírez, al dicastero della Difesa Diego Molero, che aveva prestato giuramento nelle mani di Chávez in occasione della sua ultima apparizione pubblica lo scorso dicembre, e alla Comunicazione e Informazione, Ernesto Villegas. Maduro ha inoltre scisso in due dicasteri separati il ministero della Pianificazione e delle Finanze, confermando Jorge Giordani al primo e nominando l’attuale presidente del Banco Central de Venezuela, Nelson Merentes, al secondo.
“Merentes è un cervello in economia. Porta nuove forze, nuove idee” ha detto Maduro, insistendo sull’importanza di “controllare i fattori perversi speculativi, inflazionari” in un paese che ha chiuso il 2012 con un’inflazione del 20,1%. Giordani ricopre invece l’incarico dal primo governo Chávez, nel 1999, ad eccezione di due anni sabbatici.
Gli Interni sono stati affidati al generale Miguel Rodríguez Torres, direttore del Servizio di intelligence, a cui Maduro ha chiesto di combattere con forza l’insicurezza nel paese con il più alto indice di omicidi del Sudamerica, 54 ogni 100.000 abitanti, secondo dati ufficiali. Jesse Chacón, che nel 2009 aveva lasciato il ministero dell’Informazione dopo l’arresto del fratello per un presunto c aso di corruzione, è tornato inoltre al dicastero dell’Energia elettrica su cui pesa la responsabilità di mettere fine ai prolungati black-out che si registrano quasi quotidianamente nelle aree interne del paese. Maduro ha chiamato il suo esecutivo un “governo di strada” che fin da oggi comincerà a percorrere in lungo e in largo il Venezuela per raccogliere le istanze dei cittadini.
Il leader dell’opposizione Henrique Capriles che ha condizionato il riconoscimento delle elezioni del 14 aprile a un nuovo conteggio dei voti, ha subito bocciato il nuovo governo criticando le poche novità.
Il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha intanto confermato nel fine-settimana che i risultati del voto sono “irreversibili” e che quella che le autorità si apprestano a compiere è una “verifica del funzionamento del sistema”.
Ieri anche Papa Francesco ha menzionato il Venezuela e il “momento di grave difficoltà che il paese sta attraversando” dopo le tensioni politiche tra sostenitori del governo e dell’opposizione sfociate nei giorni scorsi in violenze con un bilancio ufficiale di sette morti e decine di feriti. “Invito il caro popolo venezuelano, in modo particolare i responsabili istituzionali e politici, a rigettare con fermezza qualsiasi tipo di violenza e a stabilire un dialogo basato sulla verità, nel mutuo riconoscimento, nella ricerca del bene comune e nell’amore per la nazione” ha detto il Pontefice dopo il Regina Coeli. Un messaggio accolto con elogi sia Maduro che da Capriles.
Misna - Al ministero degli Esteri è stato confermato Elías Jaua, già vice presidente e ministro dell’Agricoltura, a quello del Petrolio e delle Miniere Rafael Ramírez, al dicastero della Difesa Diego Molero, che aveva prestato giuramento nelle mani di Chávez in occasione della sua ultima apparizione pubblica lo scorso dicembre, e alla Comunicazione e Informazione, Ernesto Villegas. Maduro ha inoltre scisso in due dicasteri separati il ministero della Pianificazione e delle Finanze, confermando Jorge Giordani al primo e nominando l’attuale presidente del Banco Central de Venezuela, Nelson Merentes, al secondo.
“Merentes è un cervello in economia. Porta nuove forze, nuove idee” ha detto Maduro, insistendo sull’importanza di “controllare i fattori perversi speculativi, inflazionari” in un paese che ha chiuso il 2012 con un’inflazione del 20,1%. Giordani ricopre invece l’incarico dal primo governo Chávez, nel 1999, ad eccezione di due anni sabbatici.
Gli Interni sono stati affidati al generale Miguel Rodríguez Torres, direttore del Servizio di intelligence, a cui Maduro ha chiesto di combattere con forza l’insicurezza nel paese con il più alto indice di omicidi del Sudamerica, 54 ogni 100.000 abitanti, secondo dati ufficiali. Jesse Chacón, che nel 2009 aveva lasciato il ministero dell’Informazione dopo l’arresto del fratello per un presunto c aso di corruzione, è tornato inoltre al dicastero dell’Energia elettrica su cui pesa la responsabilità di mettere fine ai prolungati black-out che si registrano quasi quotidianamente nelle aree interne del paese. Maduro ha chiamato il suo esecutivo un “governo di strada” che fin da oggi comincerà a percorrere in lungo e in largo il Venezuela per raccogliere le istanze dei cittadini.
Il leader dell’opposizione Henrique Capriles che ha condizionato il riconoscimento delle elezioni del 14 aprile a un nuovo conteggio dei voti, ha subito bocciato il nuovo governo criticando le poche novità.
Il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha intanto confermato nel fine-settimana che i risultati del voto sono “irreversibili” e che quella che le autorità si apprestano a compiere è una “verifica del funzionamento del sistema”.
Ieri anche Papa Francesco ha menzionato il Venezuela e il “momento di grave difficoltà che il paese sta attraversando” dopo le tensioni politiche tra sostenitori del governo e dell’opposizione sfociate nei giorni scorsi in violenze con un bilancio ufficiale di sette morti e decine di feriti. “Invito il caro popolo venezuelano, in modo particolare i responsabili istituzionali e politici, a rigettare con fermezza qualsiasi tipo di violenza e a stabilire un dialogo basato sulla verità, nel mutuo riconoscimento, nella ricerca del bene comune e nell’amore per la nazione” ha detto il Pontefice dopo il Regina Coeli. Un messaggio accolto con elogi sia Maduro che da Capriles.
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