lunedì, aprile 15, 2013
A Viterbo prosegue l’emergenza acqua con livelli di arsenico oltre la soglia.

Radio Vaticana - E nei giorni scorsi sono giunti alcuni dati sulla salute: in città e in 16 comuni limitrofi la concentrazione di arsenico nell’organismo è oltre il doppio rispetto a quello rilevato nella popolazione generale, cioè 200 nanogrammi per grammo contro gli 82. A fare il punto è uno studio condotto dall’Istituto superiore di Sanità. Un invito a non cedere all’allarmismo è arrivata dal ricercatore dell’Iss, Francesco Cubabba. «È una vera emergenza, per la cui soluzione non si può più aspettare», ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Per fare il punto sulla situazione Debora Donnini ha sentito la dottoressa Antonella Litta, referente per la provincia di Viterbo dell’Associazione Medici per l’ambiente: ascolta

R. - Qui noi parliamo di dieci anni ed oltre, in cui la popolazione è stata sottoposta a valori di arsenico - sostanza tossica e cancerogena - che per deroga ha potuto raggiungere anche i 50 microgrammi per litro; quando invece questa sostanza dovrebbe essere pari a zero o tendere allo zero. Bisognerebbe mettere in atto tutti gli interventi per ridurre al massimo questa sostanza, proprio perché non esistono soglie di sicurezza. Questa situazione potrebbe aver già determinato danni alle persone soprattutto dell’Alto Lazio come ha dimostrato un altro studio dell’aprile del 2012 del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, che mostra che nei comuni dove sale il livello di arsenico nelle acque - questo è uno studio che prende in esame soltanto la popolazione adulta - cresce parallelamente il rischio di ammalarsi di patologie correlate all’esposizione all’arsenico.

D. - Cosa chiedete, come Associazione Medici per l’Ambiente, e a chi?

R. - Chiediamo a tutte le istituzioni - prima di tutto i comuni, sindaci, Provincia, Regione - poi ovviamente al Ministero della Salute, che si intervenga immediatamente. Quindi chiediamo che si facciano interventi, che purtroppo sono stati rimandati di 10 ani, che determinino la riduzione al massimo dei quantitativi di arsenico per tutta la popolazione e per le industrie alimentari. Ma dato che questi risultati hanno accresciuto la nostra preoccupazione - proprio da un punto di vista medico - chiediamo che siano impiegate delle risorse per far partire immediatamente studi osservazionali sullo stato di salute di queste popolazioni che sono state sottoposte a questa lunga esposizione ad una sostanza tossica e cancerogena, come l’arsenico; che siano studi di osservazione sullo stato di salute in particolare dei bambini e che si facciano degli studi di prevenzione su quelle patologie per cui in queste aree ci si ammala di più.

D. - Da cosa dipende la presenza di arsenico nell’acqua?

R. - La presenza di arsenico in queste aree dipende da una struttura geologica, quindi è un contaminante naturale. Quello su cui però dobbiamo ragionare è che il quantitativo di arsenico è estremamente aumentato negli ultimi decenni, perché l’arsenico è ad esempio un prodotto delle combustioni dei fossili. Fa parte purtroppo di quei rifiuti di lavorazioni industriali: sappiamo quanto il Lazio sia stato colpito ed è colpito dal problema delle “ecomafie”, quindi discariche abusive dove ritroviamo sempre l’arsenico.


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