mercoledì, maggio 15, 2013
«Stiamo correndo contro il tempo e molte vite sono a rischio». In Myanmar la situazione complicata dalla guerra etnico/religiosa contro i Rohingya.  

GreenReport - L'United Nations Office for the coordination of humanitarian affairs (Ocha) ha lanciato un forte allarme, e i governi e le agenzie umanitarie hanno attivato meccanismi di risposta alle catastrofi in Bangladesh e Myanmar in vista dell'impatto del ciclone tropicale Mahasen, che dovrebbe iniziare a colpire le coste del Golfo del Bengala dal 17 maggio L'humanitarian Chief dell'Onu, Valerie Amos, ha detto che «Mahasen potrebbe mettere in pericolo la vita di milioni di persone in Bangladesh, Myanmar e India. Le organizzazioni umanitarie stanno lavorando con i governi in Bangladesh e Myanmar per aiutare le persone a prepararsi per il ciclone».

Le previsioni sono davvero molto preoccupanti: Mahasen dovrebbe abbattersi con la massima potenza appena a nord della città di Chittagong, in Bangladesh, vicino al confine con il Myanmar. Ma è ancora troppo presto per prevedere quale sarà l'impatto del ciclone, l'Ocha teme che possa minacciare milioni di persone nel nord-est dell'India, Bangladesh e nello Stato di Rakhine del Myanmar, dove ci sono già decine di migliaia di sfollati interni che vivono in rifugi di fortuna a causa dei recenti scontri etnico/religiosi.

Oliver Lacey-Hall, a capo della ufficio regionale dell'Ocha per l'Asia e il Pacifico, sottolinea che «Questa parte del mondo è regolarmente colpita da grandi cicloni e così ognuno sta prendendo questa minaccia molto sul serio e per fare in modo che siam no messe in atto e misure giuste per mitigare l'impatto e porre tutti in allerta». Il governo del Bangladesh ha portato a 4 il livello di allarme ciclone (il massimo è 6) e si stano tenendo continue riunioni di coordinamento a tutti i livelli di governo e di agenzie umanitarie nelle zone con più probabilità di essere colpite, dove sono già state avviate attività di preparazione, compreso il pre-posizionamento delle forniture di emergenza.

Neal Walker, coordinatore Ocha in Bangladesh evidenzia che «Il Bangladesh è spesso visto come un leader globale nella riduzione del rischio grazie al lavoro che è stato fatto per realizzare la prevenzione nelle zone interessate dalle calamità e dal rischio di catastrofe. Queste misure, che includono la formazione dei volontari delle comunità, la creazione di esercitazioni di preparazione alle catastrofi e la costruzione di ripari anti-ciclone, si sono messe insieme per ridurre l'impatto dei cicloni su un territorio pianeggiante densamente popolata ed a rischio di catastrofi. La cultura della prevenzione in Bangladesh è in gran parte nata dal devastante ciclone Bhola del 1971 che è costato circa 400.000 persone. Nel 2009, quando ha colpito il ciclone Aila, i volontari hanno aiutato evacuare migliaia di persone dalla zona del disastro, salvando innumerevoli vite. Il bilancio delle vittime di quella tragedia è stato di meno di 200».

Purtroppo diversi profughi in Myanmar sono annegati mentre venivano evacuate prima dell'arrivo di Mahasen: «Sono profondamente addolorata per la perdita di vite della costa Myanmar durante questa evacuazione - ha detto la Amos - E' importante che il governo garantisca che le persone possano mettersi in salvo prima dell'arrivo di Mahasen successi».

Il tragico naufragio, avvenuto il 13 maggio, ha provocato l'affondamento di una delle 7 imbarcazioni che trasportava le persone da un campo profughi dello Stato del Rakhine, I dispersi sono 58. Nel Rakhine l'Onu e le Ong umanitarie hanno avviato la preparazione di un piano sviluppato nel marzo di quest'anno, ma il piano di pre-evacuazione del governo che è sviluppato negli ultimi giorni prevede l'evacuazione di decine di migliaia di persone vittime delle violenze razziali e religiose che hanno devastato il Rakhine negli ultimi 12 mesi e che hanno come bersaglio i Rohingya, una popolazione seminomade musulmana di origine bengalese, che vengono attaccati dai buddisti birmani Rhakine. Il governo del Myanmar ha identificato 39.000 sfollati che sono i più vulnerabili e vengono spostati come parte della prima fase del loro piano di evacuazione. La fase successiva dovrebbe coinvolgere altri 100.000 sfollati interni. I timori che si approfitti del ciclone per eseguire una sorta di pulizia etnica/territoriale dei Rohingya non mancano.

Lacey-Hall conclude: «Siamo molto preoccupati per la situazione degli sfollati nel Rakhine, in particolare quelli nei campi pianeggianti, e stiamo lavorando con urgenza con il governo per trovare soluzioni che siano vitali. Ma stiamo correndo contro il tempo e molte vite sono a rischio».


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